Ipocrisia giornalistica o culturale?
Quanto la meritocrazia è di parte
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Da sempre, si ritiene che per stimolare la cultura e le professioni, è “utile” riconoscere pubblicamente meriti e capacità professionali, come dire che un po’ di meritocrazia non guasta. Anzi! Nel nostro Paese, a differenza di quelli anglosassoni, ce n’è veramente bisogno. Ma quando si tratta di premi indetti da Istituzioni private e/o professionali e i concorrenti sono rappresentati da una Giuria composta unicamente dai loro colleghi, mi sembra che si debba richiamare il detto latino “Cicero pro domo sua”; e questo non fa onore né alle professioni né ai professionisti. È il caso, come si evince dall’Ansa che leggo in data lunedì 24 giugno 2013, del noto “Premio Ischia, il diritto di conoscere, il dovere di informare”, che riporta l’elenco dei Premiati (tutti giornalisti professionisti di chiara fama), e l’elenco della Giuria (i cui componenti sono giornalisti, di altrettanta fama). Alla luce di questa realtà, che mi sembra squisitamente italiana, credo che il valore di tale Premio (per quanto autorevole) perda un po’ del suo “significato” etico; mentre sarebbe più logico che i componenti della Giuria siano rappresentati da membri autorevoli e competenti ma appartenenti anche ad altre Discipline professionali. Una obiettività che non fa una grinza, anche perché vi sono Concorsi e Premi forse meno “autorevoli”, ma sicuramente dalle stesse finalità (stimoli e crescite culturali) e presieduti da una Giuria più eterogenea. Ultima osservazione: premi e concorsi con caratteristiche di “non eterogeneità” non sono purtroppo casi isolati, e quel che è peggio, a mio modesto avviso, è che il lettore comune non se ne avvede… e nemmeno sospetta.
Grande Ernesto! Sottoscrivo in pieno
forse non si fidano degli altri e ritengono che solo i giornalisti possano giudicarli? si sta perdendo la dimensione del “servizio”, ci si dimentica che questa professione non è solo uno sfoggio di stile ma è soprattutto un servizio alla collettività, quindi perchè non lasciare che giudichino anche gli altri..?