Raccontonweb: “L’invasore” di Marcella Onnis
Quest’oggi vi proponiamo – anzi, propiniamo – un altro brano della nostra Marcella Onnis. Non prima, però, di avervi ricordato che anche voi potete alimentare questa rubrica con vostri racconti. Per sapere come, consultate il regolamento di Raccontonweb!
L’invasore
La prima volta che se lo ritrovò in casa non si stupì più di tanto: ormai era cresciuto e sapeva che un giorno sarebbe successo. Un mattino l’aveva scorto sul muretto divisorio e aveva capito che di lì a poco quella barriera per lui non sarebbe più stata un vero ostacolo. Infatti, poche ore dopo, lo vide – e prima ancora lo udì – piombare sul suo balcone. Lasciarlo fare o avvertire i vicini? Ma sì, concluse, il loro gatto si sarebbe stufato presto di quest’esplorazione a raggio corto e spontaneamente avrebbe fatto ritorno alla dimora d’origine.
Però, era proprio bello e ben curato, pensò. Provò ad accarezzarlo e scoprì che era pure un gran coccolone. In ogni caso, dentro casa non lo voleva, così, rientrando, chiuse la porta e per un po’ continuò a rimirarlo di là dai vetri. Ma il suo sguardo passò presto da ammirato a divertito quando il gatto cominciò a sfrusciarsi sul vetro nella vana ricerca di altre carezze.
Passarono i giorni e la bestiola non mancava di fare visita al suo balcone. Lei non solo lo lasciava fare, ma gli concedeva pure qualche carezza. Gli aveva persino procurato una pallina con cui giocare, ma lui le preferiva foglie secche che, nella sua fantasia animalesca, rianimava per potersi divertire a cacciarle. Quel gatto dagli occhi verdi l’aveva proprio conquistata, al punto che neppure si preoccupò di avvisare i vicini di quelle frequenti invasioni di campo.
Andò tutto bene fino a quando il gatto non cominciò a trovare attraenti le piante che ornavano il suo balcone. La prima volta che lo beccò intento a scavare in uno dei vasi lo rimproverò bruscamente, quello smise subito ma da quel momento dovette sottoporlo a stretta sorveglianza: si sa, infatti, che i gatti sono furbi e dispettosi come i bambini, per cui più vieti loro di fare una cosa, più proveranno gusto a farla. Che poi, vale pure per gli adulti, si disse, senza che comunque questa consapevolezza ridimensionasse il suo problema.
La situazione precipitò quando le operazioni di scavo del gatto si fecero più frequenti e intense, costringendola a spazzare il balcone più volte al giorno, esponendosi al freddo e al vento. Il culmine fu raggiunto il giorno in cui lo scempio fu nuovamente perpetrato – per giunta ai danni della sua pianta prediletta – dopo meno di due ore dall’ultima operazione di pulizia. Il sangue le salì al cervello e, scopa in mano, si precipitò in balcone. All’arrivo di quella furia l’animale si irrigidì e scattò pronto dall’altra parte del muro appena lei ebbe scaricato un colpo secco di scopa a un passo da lui.
Ancora tremante, la donna si apprestò a ripulire per l’ennesima volta il balcone. E a ogni colpo di ramazza immaginava una nuova, drastica soluzione al problema. Continuò a rimuginarvi anche una volta riparatasi al caldo delle sue quattro mura, ma ebbe giusto il tempo di calmare i nervi che l’impavido gatto tornò ad avventurarsi dove non avrebbe dovuto. Al vederlo di nuovo là, arrogantemente incurante dei suoi divieti, la prese un raptus peggiore del primo e – afferrata la scopa che ancora sostava accanto alla porta del balcone – di nuovo si scagliò di fuori, risoluta a farla finita una volta per tutte.
Sparito il gatto, afferrò i vasi di fiori e, stizzita, li trasferì nel balcone sul lato opposto della casa. Poi tornò sul luogo del delitto per ripulire ogni traccia del misfatto. Che tornasse pure lo stupido gatto: non avrebbe più trovato nulla con cui sporcare.
Brioso e divertente questo racconto, ma anche risoluto e deciso. Grazie per averlo condiviso con noi lettori. I gatti, si sa, una volta presa confidenza, la fanno da padroni. Anch’io avevo una gattina che durante le giornate più calde aveva preso a dormire sul tavolo del tinello; all’inizio come sentiva i miei passi, subito saltava giù… ma poi se ne rimaneva impassibile, limitandosi a tirare su mezza palpebra con tutta l’aria di volermi canzonare e niente valevano le mie rimostranze. Tanto sapeva che avrebbe avuto la meglio!
Un sorridente saluto, buona settimana e a presto.
ciao, Lucia
“C’era una volta un gatto che correva continuamente dietro lo specchio per scoprire quell’essere misterioso con le sembianze del quale si aggirava per la casa.
Non lo trovò, fu preso dalla disperazione e nel suo ultimo tentativo lo specchio si ruppe: e così il gatto perse il suo dio”
da Dietro lo specchio di Arthur Schnitzler