L’angolo della poesia: l’omaggio di Bonanni e Giussani ad Aylan
La foto del piccolo Aylan, disteso esanime sulla spiaggia, ha fatto il giro del mondo, ha fatto discutere il mondo. Ma era davvero necessario pubblicarla? È stata davvero capace di smuovere le montagne? Francamente, non pare proprio, come ci ha fatto notare qualche giorno fa il nostro direttore Francesca Lippi con il suo articolo “Aylan: una foto, un alibi improbabile”: concluso il teatrino di governanti e politici di tanti Stati, siamo ancora lontani dal fronteggiare adeguatamente il dramma dei tantissimi migranti in fuga da povertà e/o violenza.
A esser rimaste davvero scosse dall’orribile scatto sono state, infatti, solo le persone che a questi drammi già prestavano attenzione e che non avevano bisogno di drastici sistemi di sensibilizzazione. Tra queste persone ci sono Lucia Bonanni e Gigi Giussani, che hanno composto ciascuno una poesia ispirata al piccolo Aylan. Due modi bellissimi per non dimenticare, per riflettere e per trovare ognuno un modo di agire. Forse così, con il piccolo contributo di ciascuno di noi, la società civile raggiungerà quei risultati a cui i governi non sanno – o vogliono – arrivare.
Dal canto nostro, cominciamo con l’affiancare a questi versi non la foto in questione, ma una che rappresenta la Pietà Rondanini di Michelangelo. Ognuno tragga le sue conclusioni.
Presso i tetti di Kobanê
Al piccolo Aylan sulla spiaggia…
Non posso più cantare.
Non voglio più cantare.
Non ha più corde la mia cetra.
Deserta l’ho lasciata
ai piedi di un cedro desolato
dove tra i rami non più vivi
ragnatele
si disegnano di polvere nera
e cellulosa infume sgoccia
da coni esplosivi e aghi
che hanno perso colore.
Assolata spoglia sabbiosa
spesso interrotta
la tua Terra, esile sguardo,
in un attimo rapito
dalle ruote dentate delle acque.
Forse in quel momento
credevi
__________di sognare.
Forse pensavi
__________di tornare
nel cavo della nicchia
che ti accolse implume
e come le rondini di mare
forse speravi
__________di migrare
verso paesi innocenti e finalmente nuovi.
Invece quel lido
dalle spume di salnitro
è stato la tua bara di silenzio.
Tu che di indaco e fuoco vestivi
le forme del cuore
anche per te di breve
tempo, flebile voce, che tra ghirlande
di dura luce
sei tornata a tacere
presso i tetti sconnessi di Kobanê.
Lucia Bonanni
Aylan
Gridano in silenzio
le note della mia voce.
Inettitudine e Sgomento.
Mentre gli occhi del cuore
tracciano un orizzonte,
su quel letto bagnato,
dove riposa l’innocenza
e la coscienza non assolve…
Gigi Giussani
Carissima Marcella!
Quell’ orribile scatto, come giustamente lo definisci tu, ha fatto il giro del mondo, è vero! Ma come abbiamo potuto vedere non è riuscita a smuovere le montagne che, invece, avrebbe dovuto smuovere! A proposito di quella foto mi sento di dire che io non avrei mai scattato una foto del genere, se non per inserirla nell’archivio storico di questa tragedia che si consuma ogni giorno. E dico questo non per fare dell’oscurantismo, ma perché ritengo che quello scatto sia un oltraggio all’innocenza di piccolo bambino disteso “su quel letto bagnato” non di lacrime di pietà, ma dalle acque dell’orrore. Questa è una di quelle poesie che non avrei mai voluto scrivere… e che ho scritto con grande sofferenza. E’ molto bello che tu abbia pubblicato la mia poesia e quella di Gigi in sinossi evocativa come è altrettanto bello che tu abbia inserito l’immagine della Piètà Rondanini. Le coscienze non abbisognano di “drastici sistemi di sensibilizzazione”, ma necessitano di tornare ad essere sensibili per spagliare semi di Pace.
Un saluto a te e a Gigi insieme ai lettori del giornale.
ciao, Lucia
Cara Lucia, uno dei pregi dei tuoi versi – come di questo tuo commento – è ricordare che ai morti (e ai loro cari) bisogna concedere rispetto e pietà. Il diritto-dovere d’informazione, a mio parere, non dovrebbe mai negare questo minimo sindacale per fini ritenuti – a torto o ragione, per facciata o per convinzione – superiori. Ma quest’orientamento, purtroppo, è scarsamente diffuso tra chi fa informazione e, temo, anche tra chi ne usufruisce.
Si raccolga la cetra
E il succo del cedro serva
A dissetar anime
Stanche
E dai piedi incerti
Che verso incerta strada
Vanno.
L’abbraccio del mondo
le accolga
perché il loro sogno
si avveri
di
cacciare il bisogno
lontane da guerre e da fame
per vivere in pace.
Mi permetto di rispondere con alcuni versi ben lungi dall’essere poesia. Aggiungo che a volte anche certe foto, seppur discutibili possono servire anche se purtroppo non bastano a d affrontare in modo corretto i problemi.
Altro che se sono poesia, Francy!
Bellissimo componimento,quello della nostra cara Francy! Grazie per aver condiso con noi.
Forte empatia a legare i tre componimenti e la parte discorsiva di Marcella.
Grazie a voi per essere sempre presenti.
Ciao,Lucia
Anche da parte mia, un sincero ringraziamento a Lucia, Marcella e Francesca, portatrici sane di un educato stare nella società, insieme ai propri simili e alle comuni problematiche e riflessioni.
Temo d’averlo già affermato ma è un vero onore conoscere Persone con la P maiuscola, facenti parte della enorme moltitudine di anime che vive con sentimento la propria vita nel rispetto degli altri, ma soprattutto nel pieno rispetto delle tragedie che giornalmente accadono vicino a noi e a pochi passi da Dio.
Vi abbraccio.
Gg – poco più di niente -.
PS Complimenti a Lucia e Francesca per i meravigliosi versi che ci avete donato.
Carissimo Gigi, anche tu sei una Persona con la P maiuscola e i tuoi versi sono degni di un vero Poeta.
E’ bella questa sinergia di intenti che si è creata e che ha preso corpo nelle espressioni scritte.
Grazie per questo essere nella vita e della vita in maniera consona alla stessa vita.
Un abbraccio per voi.
Lucia