L’angolo della poesia: “La ballata del marinaio” di Maria Pia Crisafulli
Torna oggi a intrattenerci Maria Pia Crisafulli. Lo fa con una bellissima ballata, inclusa come “Verso Itaca” nella raccolta ancora inedita “Come un’Odissea”.
Prima di lasciarvi in compagnia di questi versi, vi ricordiamo che potete anche voi inviarci le vostre poesie a info@ilmiogiornale.org
La ballata del marinaio
(Il viandante dello stretto di Messina)
Canto alla luna,
è questo sguardo perso tra le stelle;
rifugio di un vecchio marinaio,
uomo che passa in mare ogni sua notte.
Fata Morgana,
bagliore dello stretto di Messina,
gli tien’ la mano,
la stringe forte,
sa di non poter mettergli paura:
lui conosce già la propria sorte,
e nulla teme,
se non l’eterno andare dell’universo,
dove ogni inizio ha la sua fine,
la sola cosa che non riesce a controllare.
Alza i suoi occhi,
con un sorriso un po’ smorzato,
prega il buon Dio di allungare un altro po’ i suoi giorni:
ha tanti anni sulle spalle,
eppure non ha saputo goderli tutti.
Sulla barca ondeggiante,
smuove i remi con fatica,
aprendo il cuore e abbandonando la sua mente,
immagina d’esser Colapesce,
il giovane solerte che regge su di sé il triangolo della Sicilia.
Le ore passano,
il giorno si avvicina,
la magia del buio sta quasi per svanire,
ma lui continua ad andar per mare,
avanti e indietro,
tra Scilla e Cariddi,
nemmeno il silenzio,
quell’arcano mistero,
lo intimorisce;
e canta a gran voce,
il marinaio,
vuole imitare le sirene,
da ogni dove si deve far sentire.
Un nuovo e ultimo bagliore,
riflesso di cometa fulgida e divina,
lo riporta per un attimo al suo esistere:
si ferma
e tace,
a bocca aperta,
mostra intrepido le sue recondite ferite.
E diventa attesa, incanto, smarrimento,
lo sguardo di quell’uomo
che davanti al firmamento
scopre di essere un mortale
e lascia perdere ogni sua ambizione.
Ecco che Maria Pia ci offre ancora una sua poesia di riflessione, molto bella chiusa con l’immagine dell’uomo che dopo aver attraversato timori e intemperie rivolge lo sgaurdo all’immensità del firmamento e dinanzi a quella eternità si sente “una docile fibra dell’universo” e perciò mortale.
Grazie Maria Pia per volere condividere con tutti noi i componimenti.
Un caro pensiero.
ciao, Lucia