LA CARENZA IN PIEMONTE DELLA EDITORIA “MINORE”

Il fascino della divulgazione in versione cartacea, tra nostalgici ricordi di iniziative culturali di notevole utilità sociale.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Circa trent’anni fa sul periodico Giornalisti Oggi, pubblicavo un articolo dal titolo: “Perché l’editoria piemontese non conosce la pluralità dell’informazione?”, e il sommario al seguito recitava: “Monopolio editoriale, nepotismo, clientelismo e scarsa deontologia professionale dominano il panorama”. A quei tempi dominavano le maggiori testate nazionali, mentre a livello locale le iniziative editoriali erano piuttosto sporadiche, e comunque di breve durata, ad eccezione di quelle associative e prevalentemente non profit. Col passare degli anni, in particolare a partire dal 1997, si è “insinuato” il mondo dei social media on line sempre più esteso, permettendo agli utenti di generare contenuti in prima persona, e gli editori delle varie testate si sono dovuti adeguare… pagando lo scotto della minore produzione editoriale in versione cartacea e, di conseguenza, la chiusura di molte edicole su tutto il territorio nazionale. Questa premessa per ricordare che a Torino esisteva da anni il settimanale Corriere di Torino e della Provincia, periodico storico che contemplava arte, letteratura, fotografia, cinema, teatro, poesia musica e moda; una informazione a tutto campo e di grande respiro alla quale ho contribuito con molti articoli per diversi anni. Una delle “caratteristiche” di questo settimanale, che ha chiuso le pubblicazioni nel 1992-1993, era data dal fatto che oltre a recensire per la gran parte mostre d’arte (anche di prestigio), dava spazio a commenti di informazioni di programmi radiofonici come quelli che mi hanno coinvolto in prima persona, in particolare sulle frequenze di Radio Simpatia (105 Mhz) di Settimo Torinese, dedicati alla prevenzione in tema di salute (in collaborazione con l’ideatore e regista Giuseppe Di Domenico), ai quali ogni giovedì dalle 21.00 alle 24.00 in diretta telefonica con gli ascoltatori interveniva come ospite in studio uno o più medici specialisti per spiegare i problemi relativi ad una determinata malattia, ed eventuali suggerimenti per attuare una sana prevenzione. Il primo ospite, a partire dal maggio 1995, è stato il prof. Giorgio Bellone, allora primario della Divisione di Traumatologia presso l’ospedale Oftalmico di Torino, per ricordare le princioali patologie congenite e traumatiche dell’occhio. «Apprezzabili, per sdrammatizzare – ha ricordato – sono i progressi in ambito chirurgico, soprattutto per la cataratta; mentre per il distacco di retina, i cui sintomi solitamente sono dati dalla presenza di punti luminosi al buio, l’esito è rapporato alla tempestività di diagnosi». La seconda puntata è stata dedicata al volontariato oggi in Italia e gli aspetti legislativi, precisando che è il più grande fenomeno sociale in cui sia incanalato il valore civile della solidarietà, la cui definizione è circoscritta da tre caratteristiche: gratuità, continuità e libera scelta. Tra gli ascoltatori è intervenuto l’avv. Pierfranco Massia di Torino (oggi scomparso) per proporre di parlare della cultura del volontariato nelle scuole dell’obbligo, sostenendo che l’età scolare è certamente la più idonea per “recepire” i valori dell’umana solidarietà. Il terzo giovedì è stato dedicato alle malattie dell’anziano che ha visto ospiti la dott.ssa Marzia Bianchi del Servizio di Geriatria all’ospedale San Luigi di Orbassano (To), e il dott. Giorgio Golzio cardiologo all’ospedale Molinette. Ambedue hanno ricordato che siamo una popolazione di vecchi, e le patologie sono in aumento proprio per il fatto che la vecchiaia è spesso associata alle malattie e alla scarsa attività fisica, tra queste sono in aumento l’osteoporosi e le demenze senili, e la mancata autosufficienza può essere causata da molti altri fattori come anche quello psicofisico, relazionale e ambientale. Le malattie respiratorie è stato l’argomento della puntata successiva alla quale è intervenuto il pneumologo Walter Brossa della Divisione di Geriatria dell’ospedale San Luigi, richiamando l’attenzione soprattutto sulla patologia asmatica. «Oggi, si sa – ha spiegato – che la malattia è dovuta a un’esagerata irritabilità dei bronchi, che reagiscono ad alcuni stimoli esterni, normalmente tollerabili, con il broncospasmo caratterizzato dal restringimento dei bronchi per contrazione della muscolatura, che rende difficile il passaggio dell’aria. Ma sono da considerare anche altre patologie come l’enfisema e i tumori del polmone». La quarta puntata ha visto ospite il prof. Antonio Mussa, chirurgo oncologo e direttore della Scuola di Specializzazione all’Università di Torino. Il clinico ha ricordato che una delle patologie più ricorrenti dell’apparato digerente è il reflusso gastroesofageo. La malattia da reflusso e relativa l’ernia iatale,  interessano oltre il 10% della popolazione. «Molto importante – ha spiegato – è la diagnosi e la terapia perché se lasciato a sé questo disturbo può causare un restringimento dell’esofago, un’emorragia o un tumore secondario alla cronica infiammazione». Il successivo ospite il dott. Marcello Nobili, primario di Neurologia all’ospedale Martini, che ha ricordato gli specifici ruoli del neurologo e dello psichiatra, sovente in stretta collaborazione. In particolare il clinico si è affermato sulla epilessia caratterizzata da una serie di sintomi provocati da un’abnorme scarica di energia elettrica nel cervello… «e i fattori di rischio – ha precisato – possono riguardare una familiarità  di crisi sia febbrili che epilettiche ed i traumi cranio-encefalici, mentre ancora incerto è il problema genetico. La terapia è disponibile a base di farmaci generalmente ben tollerati dall’organismo che, con il giusto dosaggio, possono eliminare i sintomi del male. Poi vi sono da considerare altre patologie come la depressione, le vertigini e i disturbi ossessivi compulsivi, come pure le vasculopatie cerebrali… Per tutte queste, o quasi, molto utile è la prevenzione individuando, ad esempio, i fattori di rischio». Il giovedì dopo si è puntata l’attenzione sulla cultura dell’handicap, con particolare riferimento alla terminologia, ed agli aspetti storici e legislativi. Argomento che ho trattato personalmente, spiegando che tale termine porta con sé il concetto di disparità, di disuguaglianza, di competitività, di ostacolo da superare. Oltre alla classificazione delle menomazioni, disabilità e agli svantaggi esistenziali, ho ricordato alcuni aspetti storico-culturali e legislativi delle persone disabili, la cui storia nella letteratura corrente in realtà non esiste come storia a sé. La penultima puntata ha visto come ospite  il prof. Antonio Solini, primario di Ortopedia all’ospedale Molinette,  e il dott. Ugo Scarlato, che hanno trattato problemi ortopedici e traumatologici. In questo ambito sono molte le patologie e riguardano soprattutto i traumi stradali, gli infortuni sul lavoro e le banali fratture per cause diverse soprattutto nelle persone anziane; oltre alla non meno importante e più ricorrente artrosi cervicale le cui cause in parte sono riconducibili all’invecchiamento. «I sintomi sono milteplici – ha spiegato il clinico – come debolezza agli arti inferiori, facile stanchezza, ronzii, dolore al collo, etc., e la diagnosi è possibile attraverso la RMN e la TAC, ma anche nell’accurata visita clinica del paziente il quale solitamente non avverte i segni clinici più importanti…». Il cattedratico si è inoltre soffermato sui progressi per il trattamento della scoliosi, patologia oggi in diminuzione e meglio “controllata” sia dal punto di vista ortopedico che chirurgico; citando anche il cosiddetto “colpo di frusta” e le metastasi ossee, spesso causa di seri problemi alla stabilità della colonna vertebrale. All’ultima puntata, conclusiva, unitamente al regista, ho ho trattato il ruolo dell’anziano nella società, suscitando ulteriore interesse tra gli ascoltatori, soprattutto perché in ogni famiglia il problema della tarda età viene affrontato in modo diverso: per alcune con serenità, per altre con angoscia. Questo argomento, oltre ad essere stato l’ultimo trattato, merita qualche considerazione in più, avendola commentata con il regista Di Domenico.

Un tempo, abbiamo spiegato, si riteneva la vecchiaia una condizione degna di considerazione in virtù della quale, dopo una vita di lavoro e sacrifici, l’anziano meritava la giusta “ricompensa” (pensione, riposo, particolare attenzione, etc.), forse perché elevati e riconosciuti erano certi valori come il rispetto per l’età, il ruolo professionale o sociale svolti, il ceto di appartenenza o il carisma. Oggi, invece, con il culto della giovinezza e del vigore fisico, la vecchiaia è diventata per molti una prospettiva che fa paura, o che comunque non è priva di preoccupazioni. È indubbio che uno dei problemi più importanti degli anziani è quello dell’autonomia, intesa come miglioramento delle condizioni di salute, partecipazione alla vita sociale, culturale e politica, prestando maggiore attenzione ad ogni loro scelta, specifico ruolo e ambiente scelti. In particolare il più delle volte l’interruzione dell’attività lavorativa è vissuta come una “violenza” o una grande frustrazione, quasi come un allontanamento da casa propria… È quindi importante, abbiamo sottolineato, creare all’anziano le condizioni migliori per intraprendere con decisione le strade  della società utilizzando ancora le sue capacità professionali, la sua esperienza da usare a vantaggio dei giovani, e i suoi ricordi per non perdere la memoria del passato… A questo proposito, la Fondazione Agnelli ha condotto una interessante ricerca su “Gli anziani come risorsa”, il cui valore è certamente vitale e significativo. Abbiamo inoltre ricordato che tra i molti interventi che si possono attuare, utile è quello di garantire agli anziani una maggiore responsabilità in tutti i ruoli della vita sociale, compresa la loro partecipazione attiva volta a risolvere i problemi che li riguardano; soprattutto perché il concetto di persona anziana passiva ed emarginata è superato ed è quindi da rigettare il ruolo di “ricettore” poiché la sua possibilità di “donatore” non è ancora esaurita. Anche il ruolo della sessualità dell’anziano lo abbiamo affrontato come momento di espressione della natura umana. Va da sé che, oggi, gli ospiti intervenuti alle trasmissioni non sono più attivi, o alcuni sono deceduti, e determinate affermazioni dal punto di vista clinico-terapeutico suggerite, sono probabilmente in parte “superate”; ma resta il fatto che il loro contributo reso all’epoca ha dato risalto alla disponibilità dell’emittente locale, e nello stesso tempo anche al giornale La Nuova, un settimanale diffuso nella provincia pubblicando settimanalmente il mio resoconto di ogni puntata.

A questo riguardo ricordo di aver fatto una analoga esperienza qualche anno prima in quanto dal gennaio al maggio 1982 ideai un programma radiofonico con la emittente locale Radio ABC (97 Mhz) dal titolo “Una voce in più”. Un’ora in diretta (dalle 20.00 alle 21.00) per sedici martedì consecutivi dedicati ai problemi degli handicappati, con ospiti in studio (volontari, politici e funzionari locali) con telefonate del pubblico in diretta. Ricordo, in particolare, che la prima puntata del 16 gennaio la dedicai al commento dell’Anno Internazionale dell’Handicappato, proclamato dall’Onu nel 1981, oltre ad un resoconto sul convegno organizzato dalla Regione Piemonte a Stresa su “Handicap e Società”. Queste due esperienze di intensa comunicazione e di sensibilizzazione, sono servite a far meglio conoscere le esigenze di chi, colpito da una disabilità, è a volte emarginato e trattato con sufficienza; ma rapportandole a oggi, ho potuto constatare una maggior partecipazione e desiderio di sapere, oltre ad una più spiccata disponibilità dei politici locali nell’affrontare questi problemi, mentre oggi l’informazione è più estesa ma la partecipazione dei suddetti è assai minore.

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