La Carta di Trieste e la Carta di Treviso. Strumenti per una corretta deontologia a tutela dei malati e dei minori
Ha circa un anno di vita la Carta di Trieste (dopo due anni di iter), un codice deontologico per i giornalisti che si occupano di notizie inerenti il disagio mentale. Tale documento è stato redatto e firmato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), accogliendo l’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a sostenere la lotta al pregiudizio. La Carta spiega l’importanza di un corretto uso dei termini, non lesivi della dignità umana e soprattutto appropriati dal punto di vista scientifico e giuridico. La scelta delle parole per descrivere la situazione di persone affette da questo tipo di disagio… I giornalisti, come tutti gli altri operatori della comunicazione, devono diventare più consapevoli della “potenza” del linguaggio, ossia del fatto che le parole hanno degli effetti talvolta anche indelebili.
Ad esempio, i cittadini con disturbo mentale hanno espresso il volere di essere chiamati anzitutto persone, che hanno un problema di salute, ma che non vengono identificati con esso. Quindi, non “il depresso”/”che soffre di depressione”, ma “un uomo con depressione”; non “lo schizofrenico”, ma “un uomo con schizofrenia”/”affetto da schizofrenia”, od ancora, “un uomo con problemi/disturbi psicologici/psichiatrici”; non “i malati di mente”, ma “persone con disturbo mentale”/”con l’esperienza del disturbo mentale”. E per estensione: non “il parkinsoniano”, ma “il malato di Parkinson”; non “il distrofico”, ma “il malato di distrofia muscolare”/”affetto da distrofia muscolare – o sclerosi multipla”; etc.
La Carta di Treviso è il documento che impegna i giornalisti italiani a norme e comportamenti deontologicamente corrette nei confronti dei bambini e dei minori in genere. È stata redatta nel 1990 da una iniziativa comune della Federazione della Stampa, dell’Ordine dei Giornalisti e di Telefono Azzurro. Nel 1995 si è provveduto ad alcuni aggiornamenti, tra i quali un vademecum, con una ulteriore integrazione del marzo 2006. Documenti che contengono il principio della difesa dei diritti, della personalità e dell’identità dei minori vittime o colpevoli di reati, o che sono coinvolti in situazioni che potrebbero compromettere il loro equilibrio psichico. La Carta di Treviso costituisce norma vincolante di autoregolamentazione per i giornalisti italiani, nonché guida ideale per tutta la categoria dei comunicatori. Tali documenti, oggi in linea con la massima evoluzione della informazione dal punto di vista tecnologico, hanno prodotto (quasi sempre) risultativi positivi, tant’è che è sempre più forte l’esigenza di proteggere i minori e i disabili dalle conseguenze possibili di una non corretta informazione. Ma al di là di ogni provvedimento deontologico, io credo che chi è preposto alla informazione della collettività debba anzitutto essere dotato di un’etica propria: o si è etici o non lo si è. Del resto il progresso civile di una Paese lo si misura non tanto dagli emendamenti, quanto invece dall’integrità interiore dei suoi membri, specie se deputati alla informazione della collettività.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)