LA DUPLICE “VERSIONE” DI UN DICASTERO: SANITÀ E SALUTE

Due realtà a tutela della salute umana ma con il tempo i meno abbienti la stanno perdendo perché il nostro SSN non è più il migliore al mondo. Numerosi gli eventi negativi della vita sociale… e non c’è requiem

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore di tematiche sociali)

Da anni stiamo spendendo fiumi (anzi oceani) d’inchiostro in tema di salute, in merito alla quale il SSN è il perno del sistema che fa capo al Ministero della Sanità. Tale Dicastero è stato istituito con la Legge del 13/3/1958 (attivo dal 14 agosto), in forma autonoma, e assorbito dal noto Ministero della Salute dal 2001. Un cambiamento “epocale” si direbbe, ma devo ancora capire le ragioni che hanno portato alla nuova denominazione. Ma si sa, l’Italia è il Paese delle mutazioni continue, come la pelle del serpente; ma anche gli addetti a tale sistema sono cambiati e cambiano in continuazione: l’unica concreta innovazione è stata l’istituzione del SSN con la Riforma 833 del 1978, la cui fautrice è stata la lungimirante Tina Anselmi (1927-2016). Una innovazione che ha sancito il concetto di salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Ma la nascita del SSN, oltre ai servizi essenziali e alla portata di tutti, ha prodotto anche complicanze negative, eppure quel 1978 doveva davvero elevare il concetto di salute verso obiettivi alti e raggiungibili da tutti i cittadini, italiani e non solo. Ma come è nata la Legge 833/1978 che ha portato all’istituzione del SSN? Facciamo un passo indietro. La legge 132 del 1968, definita Legge Mariotti, rappresentò il primo “disastroso” tentativo di creare una rete assistenziale ospedaliera pubblica; disastroso perché nonostante i buoni propositi di garantire assistenza a tutti i cittadini italiani attraverso la creazione delle prime forme di ente ospedaliero, generò nell’arco di un decennio, grazie alla istituzione delle casse mutua, una doppia disuguaglianza fra i cittadini, con la parentesi dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (ONMI), un ente assistenziale italiano fondato nel 1925 allo scopo di proteggere e tutelare madri e bambini in difficoltà, e sciolta nel 1975. Impegnando la memoria si potrebbe dire che per circa i primi trent’anni del SSN, e quindi sino verso il Duemila, abbiamo tutti potuto fruire delle cure mediche e assistenziali in modo soddisfacente, ma negli anni successivi e a tutt’oggi, la decadenza se non è stata totale poco ci manca; senza contare che tra le prestazioni non sono mai state previste quelle odontoiatriche (protesiche in particolare) ad eccezione dei pazienti gravemente disabili soprattutto non collaboranti, come pure quelle relative alla fornitura di occhiali per la vista; mentre con non poca fatica, grazie alla sollecitazione di alcune associazioni, veniva garantita la protesica per i pazienti affetti da sordità o ipoacusia. Inoltre con la Legge 118 del 30/3/1971 veniva garantita l’assistenza protesica per le diverse forme di disabilità (all’epoca il concetto era da intendersi “invalidità civile”) che, con il passare degli anni, la fornitura veniva garantita talvolta con il “conta gocce”… o comunque con qualche difficoltà per effetto della burocrazia, e oggi con altrettante difficoltà (non a caso carenza di fondi e burocrazia ne sono responsabili), anche se in particolare ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici sono ancora totalmente garantiti a carico del SSN. Durante queste evoluzioni legislative si sono avvicendati molti politici, e quindi molti addetti ai lavori per garantire il rispetto dei diritti previsti dal SSN e quindi anche dalla Costituzione; ma nel frattempo si andava incrementando l’imprenditoria sanitaria privata (per quanto di diritto) e, varie sono le ragioni che si possono immaginare: nascevano i cosiddetti accreditamenti e le convenzioni con quelle che erano prima le USSL e poi trasformate in ASL delle varie Regioni. Questo “gioco” di passaggi e di evoluzioni, prevalentemente di carattere politico-gestionale, ha messo in ginocchio un sistema che nemmeno la Anselmi avrebbe immaginato, e tanto meno la popolazione italiana; mentre i politici di allora (e di oggi) si vantavano e si vantano affermando che il nostro SSN era ed è tra i migliori al mondo, tanto da essere invidiato… ma non è più così! Quindi passano gli anni e con essi si sommano i problemi della società: la scoperta di molte patologie, la necessità di investire in apparecchiature medico-sanitarie, di incrementare il personale sanitario, il manifestarsi molti tipi di invalidità; oltre al continuo progresso relativo ai trapianti d’organo a scopo terapeutico, per il sostegno dei quali la ovvia necessità di continui investimenti… anche culturali. A parziale (e a mio avviso debole) tutela dei pazienti e delle persone disabili, con sempre maggiori necessità di cure e assistenza, negli anni sono sorte diverse associazioni e movimenti vari, ma nessuno di questi ha mai considerato che il primo ostacolo da affrontare era (ed è) la burocrazia anche in sanità, un malessere che da tempo definisco essere il vero “cancro dell’Italia”; senza contare il vergognoso fenomeno dei “falsi” invalidi, che ogni tanto si scoprono con una certa indifferenza, per il quale non c’è terapia che tenga… purtroppo per l’inerzia delle istituzioni e della popolazione stessa. A riscontro ulteriormente negativo sempre più pressanti le richieste di un obolo da parte di svariate associazioni, a sostegno della ricerca e a favore dei meno fortunati in fatto di salute; ma quel che è peggio, a mio dire, è che gli speaker invitano il pubblico precisando l’importo dell’offerta e anche la durata della stessa. Insomma, un associazionismo dedito a giusta causa ma non troppo etico nella forma, il cui sostegno fa “comodo” anche alle Istituzioni, e a tacitare la coscienza di molti.

A riguardo delle inefficienze e carenze del sistema sanitario tutti si lamentano, e spesso parte della popolazione si rassegna preferendo dare sfogo a passioni ludiche di vario tipo. Ed ecco che i politici delle ultime generazioni sembrano dire: «Avete tempo e denaro per divertivi? Di certo ne avrete per far fronte alle carenze sanitarie e assistenziali». Peccato, però, che tra questi cittadini vi sono 6 milioni di poveri, e molti di essi (anziani in particolare) rinunciano a curarsi in quanto non abbienti e, ovviamente, non dediti a svaghi di carattere ludico. Ne consegue, dunque, un’Italia per la gran parte egocentrica e anche indifferente di fronte al male altrui; se poi mettiamo in conto la gestione della pandemia da Covid-19, appena superata, ci sarebbe molto altro da commentare (come più volte ho scritto) e, se ne siamo usciti, a parte le varie speculazioni, a mio avviso lo dobbiamo soprattutto alla professionalità di molti operatori sanitari, e al sacrificio di parte di essi: oltre 350 decessi sul campo tra medici, infermieri, tecnici sanitari e Oss. Per non parlare poi dei soggetti che hanno subìto danni da vaccinazione anti Covid-19, per i quali la legge prevede indennizzi ma come al solito le procedure sono complesse e molto a rilento… E che dire del fenomeno sempre più emergente relativo alle aggressioni dei sanitari durante lo svolgimento del loro lavoro? Una piaga che, per quanto in discussione ai vertici della politica, non ha trovato una soluzione (che a mio modesto avviso non troverà); e questo avviene anche nell’ambito scolastico. Restando sul pianeta sanità bisogna fare i conti anche con una popolazione che invecchia sempre di più e, per mantenerla in salute e in vita, in certi frangenti il SSN non è in grado di garantire se non lo strettissimo necessario. Si consideri, ad esempio, migliaia di anziani (spesso soli) che hanno necessità di essere ricoverati in Strutture come le RSA o analoghe (non tutte convenzionate con il SSN), i cui costi di degenza e assistenza non sono sostenibili da tutti. Possibili conseguenze? In qualche caso uno dei due coniugi (o figli) sopprime l’altro, nel “migliore” dei casi taluni non rispondono più agli stimoli della vita… lasciandosi andare. Inoltre, i drammi esistenziali non sono soltanto inerenti alla precarietà del SSN, ma anche ad eventi di altra causa come le calamità naturali, e come se non bastasse i molteplici episodi (quasi quotidiani) di  criminalità che si sta estendendo in molte città e, di questo passo, non basterebbe nemmeno un esercito attivo per la nostra tutela. Quest’ultimo è un capitolo non meno grave che necessiterebbe soluzioni urgenti, competenti e improrogabili…, ma soprattutto non condizionate da ideologie, peraltro con proposte concrete ma che non trovano unanimità. Attualmente mancano 30 mila medici ed entro il 2030 ne andranno in pensione oltre 27 mila, ed altrettanti andranno all’estero. E molto altro ancora. A fronte di tutti questi drammi da troppo tempo si sente ripetere: «Bisogna intervenire», «È ora che le Istituzioni si prendano le loro responsabilità», «Il sistema sta fallendo», «Non si può più andare avanti così»,  e tante altre retoriche affermazioni. E che dire dei circa 3 miliardi di euro di debito pubblico? È inutile illudersi: di questo passo si va incontro al lento ma inevitabile naufragio “titanico” di una Nazione che, a mio avviso, nessun intervento è in grado di evitare… e fra non molto i naufraghi saranno milioni lasciati senza scialuppe di salvataggio. Personalmente non vorrei indossare i panni del politico-amministratore, la cui coscienza peserebbe più dei panni stessi! 

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