LA NEGATIVA EVOLUZIONE DEL COMPORTAMENTO UMANO
Sarebbe auspicabile far “risorgere” la saggezza di Albert Schweitzer. Un richiamo per alcuni politici e molte persone dal… vuoto interiore
di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)
Molte volte si discute sul comportamento umano, quindi sulle relazioni, ma non si approfondisce abbastanza su certi atteggiamenti che ne sminuiscono il valore, e le ragioni non sono poche. Si prenda, ad esempio, la tendenza di molti a far pesare al prossimo i propri valori e il proprio sapere, sia in campo professionale che da quello delle più banali conoscenze; e come se non bastasse il sottolineare di aver sempre poco tempo a disposizione, magari per condividere momenti di convivialità e soprattutto culturali. Queste componenti evidenziano una prosopopea quasi a voler rendere inferiori gli altri, e ciò che più indispone, è che questi soggetti non hanno particolari qualifiche (a parte eventuali titoli di studio) se non quella di voler imporsi… arbitrariamente con il loro modo d’essere fatto di indifferenza… e superficialità. Queste persone, a mio avviso, oltre ad umiliare il prossimo non si rendono conto che i valori della vita non si misurano con atteggiamenti di superiorità, ma con l’acquisizione delle nozioni dei saggi che con il loro esempio di umiltà sono diventati grandi senza umiliare il prossimo. E ciò, per il vero, avviene anche per incomprensioni senza dare la possibilità di chiarirsi reciprocamente. Tuttavia, credo sia utile citare un breve aneddoto del filosofo e filantropo alsaziano Albert Schweitzer (1875-1965 – nella foto), il quale non mancava di severità ma anche di fine umorismo, e quindi di saggezza. Un giorno ordinò a un negro di sollevare da terra un carico pesante. «No – ribatté l’altro – perché sono un intellettuale e poeta». «Anch’io, un tempo, ero un intellettuale – sorrise Schweitzer – ma sono mal riuscito». E si addossò il carico. Certo, erano altri tempi, altra realtà, ma soprattutto vi era la saggezza di un altro uomo che non avrebbe mai fatto pesare ai suoi malati e ai suoi collaboratori di avere poco tempo o di essere stanco, e tanto meno di essere un intellettuale… A quei tempi non c’erano i mezzi e le comodità di oggi per distrarsi, mentre nella nostra epoca si ha tutto (anzi, fin troppo) a disposizione e spesso in tempo reale, ma ciò nonostante molte persone sembra che abbiano il tempo contato e tanto da fare… ma, proprio per questo, si permettono di rendere inferiore il prossimo. Già all’epoca Schweitzer affermava: «Non ci preoccupiamo delle relazioni con il prossimo…, e così viene meno la coscienza che ogni uomo dev’essere oggetto della nostra sollecitudine solo perché uomo, la civiltà e i valori sono scossi»”. Considerazioni che risalgono ad oltre un secolo e mezzo fa, ma che per certi versi rispecchiano anche la nostra attuale realtà; come dire che passano gli anni e gli uomini cambiano ma non sempre in meglio. E se tiriamo in ballo i molteplici conflitti che sono in corso in varie parti del mondo, agli stessi autori responsabili (direttamente o indirettamente) non sarebbe bastato affiancare il dott. Schweitzer, e questo a mio avviso vale anche per molte persone comuni e per molti politici. E a questo riguardo potrebbe ritenersi molto attuale per i nostri tempi quanto ancora affermava le grand docteur: «La nostra società non attribuisce più a tutti gli uomini, proprio in quanto tali, valore e dignità umani; parte del genere umano è tuttavia come materiale grezzo sotto forma umana». Secondo Schweitzer, e credo che valga anche per oggi, per uscire dalla condizione in cui si è imprigionati, ciascuno di noi deve tendere a contemplare se stesso, e tutti insieme dovremmo cooperare nella ricerca di un fondamento saldo per la nostra volontà di attività e di progresso (inteso dal punto di vista etico-morale), fondamento da cercarsi nell’interpretazione della nostra vita, della vita che ci circonda e nel significato che ad essa attribuiamo. Ma questo invito oggi, più che ieri, forse appare come una sorta di “eresia” in un momento in cui le passioni, gli interessi e le follie collettive sono intense ed estese, in cui miseria, povertà e sofferenze sono fatti comuni. E allora, mi chiedo: cosa si vuol pretendere da chi non sa attenuare la propria indole fatta di presunzione e di scarsissimo apporto umano? Ho voluto citare il dott. Schweitzer come uno dei rari esempi che ha dimostrato l’estremo valore dell’etica e del rispetto per la vita, a cominciare dalla reciproca considerazione poiché anche se non tutti possono essere un “dottor Schweitzer”, quanto meno potremmo essere tutti più vicini a quella ratio che si chiama uguaglianza senza confini per la condivisione di beni comuni, previe reciproche comprensione e umiltà.