La poesia di Gianluigi Giussani in “La teoria dell’istinto”
Gianluigi Giussani è un artista eclettico e prolifico, anche se la sua produzione poetica e musicale attualmente è ancora sconosciuta ai più. Ancora non ha inciso un album, mentre il suo esordio letterario è recente ed è costituito dalla raccolta di versi “La teoria dell’istinto” (edizioni Albatros).
Contrariamente al titolo, l’istinto trova tanto spazio in queste pagine quanto ne trova la ragione, perché quello dell’autore – fa notare Silvia Fabbi nella prefazione – è «uno sguardo a tutto campo sull’uomo», creatura dotata di una componente naturale e di una razionale, seppur delle volte così non paia.
UN ROMANTICO CON I PIEDI PER TERRA
Pur definendosi un romantico che continua «a vedere gli angeli volare» anche se – confessa – «mamma m’ha detto di cambiare», Giussani ha una visione molto concreta del mondo. Lo dimostra anche il linguaggio utilizzato, che risulta spesso prosaico, coerentemente alla volontà di raccontare la realtà per quella che è, nel suo naturale manifestarsi e nella sua verità, bella o brutta, positiva o negativa che sia, con buona pace di perbenisti e cultori dell’etichetta. Il suo è, quindi, un “romanticismo q.b.”, quanto basta per bilanciare la brutalità di certe constatazioni e per parlare di determinati argomenti con la dovuta delicatezza e/o con sguardo sognante, senza risultare stucchevole e scontato.
LAPIDARIO EPPUR CONFIDENZIALE
Silvia Fabbi dà un’efficace e sintetica descrizione della raccolta: «Parole e sillabe centellinate, distribuite su versi che deliziano l’anima, l’orecchio ma anche l’occhio».
«Centellinate» perché l’autore non si perde in divagazioni, giri di parole, ripetizioni, e, anzi, ricorre volentieri a versi lapidari. È il caso de “Il collezionista” dove ne definisce lo stato d’animo con un unico verso: «Tormento e godimento». Ugualmente eloquente, proprio grazie alla sua sinteticità, è questa poesia senza titolo: «Più di così non posso… Più di così io passo…».
Tra i versi, inoltre, fanno capolino anche alcuni aforismi tra i quali «Conserva almeno una risposta senza domande» e «Sciocco è far conto di non contare».
Sono anche «Versi che deliziano l’anima» e ad alto tasso di immedesimazione poiché parlano di situazioni e stati d’animo comuni. Come evidenzia giustamente Silvia Fabbi, nelle sue parole trovano, infatti, posto «l’universalità e l’intimo». In più, sono scritte da chi “parla come mangia” perché vuole farsi capire: per Giussani poetare non è sinonimo di parlare altisonante né di esprimersi in modo criptico, ma di raccontare emozioni.
STILE AVANGUARDISTA
I suoi sono, però, anche «versi che deliziano […] l’orecchio», dotati cioè di bella musicalità … e non potrebbe essere altrimenti, essendo l’autore anche un musicista. E a far risaltare ancora di più l’aspetto sonoro contribuiscono i giochi di parole, tra le principali spie del talento, della creatività e della personalità di Giussani.
Infine, sono «versi che deliziano […] l’occhio»: la firma di questo autore include, infatti, anche una grande cura per la grafica. E la forma, in casi come questo, diventa tutt’uno con il contenuto, affiancando all’opera letteraria un’opera raffigurativa:
Da ammirare, in particolare, sono anche le poesie a pagina 34 e 59, che, però, non pubblichiamo per non guastare ai lettori la sorpresa.
L’attenzione alla grafica e i giochi di parole sono ciò che più caratterizza lo «stile unico, di rimando avanguardistico» di Giussani, come appropriatamente lo definisce Silvia Fabbi. Se, infatti, l’ordinarietà trova ampio spazio nei contenuti, altrettanto non si può dire per la forma, come del resto già suggeriscono i titoli delle poesie, che a volte non sono proprio indicati, mentre altre sono riportati alla fine.
GIUSSANI BIFRONTE
Chi ha già avuto modo di leggere qualche verso di Giussani, magari nel nostro Angolo della poesia, potrebbe aspettarsi da queste pagine una ventata di sano e concreto ottimismo e potrebbe, quindi, restare sorpreso dal trovarvi anche atmosfere più ombrose, se non addirittura oscure. Le sue poesie, come del resto i suoi brani musicali, mostrano, infatti, con esiti parimenti interessanti, le due facce di quest’artista. Quella lunare fa capolino, per esempio, in questa malinconica chiusa: «La gioventù, cara, è il ricordo d’incoscienza, / di una vita presa alla pesca, / messa a riposare sul divano / ad aspettare l’ultimo, / glorioso passamano». Mentre un messaggio di incoraggiamento è racchiuso in quest’altra conclusione: «Guarda con rispetto / dentro il tuo orgoglio distante / la nobiltà di essere / un lavorante».
QUESTIONE DI STILE
Tra le poesie più interessanti per il contenuto o, meglio, per le modalità di affrontare i temi prescelti rientra sicuramente “La morte”, esorcizzata con una buona dose di humour nero. E che la differenza non la faccia la scelta del tema o del soggetto, ma il modo utilizzato per parlarne lo dimostra questo verso, che riveste di poesia un’istantanea di scarti: «sacchi di plastica nera riposano sazi di pattume poggiati al muro».
Bellissima, invece, per le “immagini” e particolare per la struttura circolare “Notte di stelle”, che così esordisce: «E osservo questa notte di stelle dal balcone / astronomi e astronauti non le prenderete mai».
Da segnalare, inoltre, la poesia-acrostico dedicata alla moglie Ada:
«Anche i tuoi silenzi
Danno l’intensa luce che
Avvolge in un tenero abbraccio.»
NON PER GIUDICARE MA PER UNIRE
Dicevamo inizialmente che quest’autore racconta la realtà così com’è, nei suoi lati positivi e in quelli negativi. Spesso la racconta senza emettere sentenze, ma anche quando esprime un giudizio, non c’è quasi mai una vera condanna, almeno che questa non coinvolga anche chi parla («Quante disgrazie ci scappano dalle mani / Quante cattiverie ci sfuggono dalle bocche / Mai una volta che ci scappino dalla mente / Mai una volta che si sfuggano dal cuore»).
Giussani, infatti, pur avendo indubbiamente una sua morale, non è un moralista. Mai si erge su un piedistallo a giudicare; al massimo, si siede sul bordo del marciapiede ad additare ironico ipocrisie e paradossi, come in “Politici” o in questi versi: «Lui non vuole la pena di morte / […] / E per difenderne l’ideale / è disposto anche ad uccidere».
Il più delle volte, comunque, alla condanna segue un cortese invito a migliorare e a migliorarsi, come nel caso di (parliamo di) Rispetto, che così esordisce:
«Parlarono di cieli e li solcarono
dissero di terre e li calpestarono
raccontarono di oceani e li graffiarono.»
E qualche verso più in là, però, aggiunge:
«Parlateci di obiettivi
e insieme li raggiungeremo
[…]
Raccontateci i vostri sogni
e con voi ci involeremo.»
Perché il Giussani poeta – così come il paroliere e, si intuisce, l’uomo – è tendenzialmente vocato all’inclusione, alla ricerca di ciò che, sotto le apparenti distanze, può ancora unire. Sanamente e concretamente ottimista, per l’appunto.
Poeta col cuore e del cuore è per me Gigi Giussani!
Il suo libro adesso è in bella mostra tra i testi miei preferiti
Leggo i suoi componimenti e mi dico: vorrei scrivere come lui…perché non scrivo io versi così belli, originali, unici e di vivida e personale creatività.
Molto belli i calligrammi e molto molto ben articolato e rispettoso il linguaggio anche là dove il discorso sembra frasi più ardito.
Grazie Gigi!
Grazie per la Bellezza che sai donare.
Un abbraccio e un saluto.
Serenità.
ciao, Lucia
P.S. il ritardo nella consegna è dovuto non all’ ambasciatore, che, come si sul dire, non porta pena, bensì a mie situazioni oggettive e oggettivanti.
ciao, L.
Le tue considerazioni mi imbarazzano, cara Lucia. Ti ringrazio tanto e ti abbraccio di cuore e col cuore. A risentirci a presto.
Ciao, Gigi,
scusami… sono imperdonabile, ma col fatto che il giornale era in ferie, leggo solo adesso!
Niente imbarazzo, ho scritto ciò che sentivo di scrivere. I tuoi componimenti non sono acqua che scorre, son Poesia, quella vera perché sentita e non costruita come mero esercizio di stile.
Un abbraccio a te… presto ricambiato!
Ciao, Lucia
P.s. un abbraccio anche per Marcella e Francy. ciao
grande poeta