La poesia in rima: arte e cura
Con ironia nei versi di Massimo Foa
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Di fronte all’esperienza di una malattia, soprattutto se grave e di un certo “impegno”, le reazioni possono essere molteplici, tanto da rivedere il proprio Essere esistenziale e decidere come affrontarla: con rassegnazione o in modo decisamente propositivo. È quest’ultima scelta che Massimo Foa, affetto da tempo da una neoplasia prostatica, ha fatto dedicandosi ai componimenti poetici per poter “contrastare” la malattia e le relative terapie, troppo “invadenti” e che periodicamente lo accompagnano in quel tunnel talvolta buio, tal’altra con spiragli di luce tali da rinforzare il suo ottimismo. Con tale determinazione ha dato alle stampe la seconda edizione di “A tu per tu con la chemioterapia 2. Oltre la chemio” (edita Vis Vitalis), presentata nei giorni scorsi nella prestigiosa sede torinese del Circolo dei Lettori, di fronte ad uno scarno pubblico ma emotivamente coinvolto, alla quale hanno partecipato medici, psicologi e infermieri della S.C. di Oncologia clinica del Presidio sanitario Gradenigo diretta dal dott. Alessandro Comandone.
Un piccolo excursus letterario che l’autore valdostano, ormai noto come il poeta-guerriero (come ama definirsi) e a mio parere “artista del sentimento”, ha voluto realizzare componendo poesie, intervallate da raffinati disegni dell’illustratrice Titti Garelli, dalla accentuata rima ironica per far fronte ad un “nemico” senza scrupoli ma non per questo imbattibile…; una lotta forse impari ma che non trova impreparato il Foa anche grazie alle sue sensibilità e genuinità, tanto da dedicare alcuni versi a chi non ce l’ha fatta, sino a coinvolgere la critica e il lettore comune. Un modo di porsi, il suo, che sia pur inconsciamente, richiama la convinzione di molti saggi come Frederich Nietzsche (1844-1900), il quale sosteneva che «Le prove a cui sopravviviamo ci rendono più forti».
Le odi di questo autore, introdotte da brevi note di “diario clinico”, vanno oltre la saggezza e generosità tanto da trasmettere ad ogni potenziale paziente fiducia e speranza, affinché possa vedere oltre l’orizzonte quella luce che è continuità di vita, preludio ad un ritorno alla massima integrità fisica e spirituale. Poesia e scienza medica all’unisono, sono dunque le fonti in cui credere per non cadere nell’oblio, perché se è vero che la mente comanda il corpo con il “rinforzo” della creatività artistica e culturale, è altrettanto vero che la medicina non può discostarsi ma essere “complice” nel raggiungere il condivisibile traguardo…
Nella foto, i relatori della serata