La Rai e gli spot sui dialetti

Alcune settimane fa la Rai ha cominciato a trasmettere sulle proprie reti degli spot pubblicitari nei quali una serie di attori parlavano in “dialetto” e non riuscivano a capirsi a vicenda. Per fortuna però, la tv di Stato riesce a portare il lieto fine, permettendo la comprensione reciproca grazie al messaggio portato in tanti anni, in tutte le case, in italiano. La tv avrebbe dunque dato un grande contributo all’unificazione della nazione anche grazie all’utilizzo di una lingua unica standardizzata, che ha reso possibile la comunicazione univoca da un capo all’altro dello stivale, isole comprese.

Lo spot ha suscitato non poco disappunto, non solo tra coloro che studiano e lavorano per la tutela e la salvaguardia delle lingue minoritarie dello Stato – peraltro tutelate da una legge, la 482 del 1999- ma anche tra la gente comune, che in quello spot ha letto un messaggio negativo, di “cancellazione” delle piccole ma significative identità regionali.

Come per altre iniziative, anche in questo caso i social network hanno dato una mano d’aiuto all’iniziativa popolare. E’ nato infatti quasi subito su Facebook un gruppo denominato “Contro lo spot Rai 2010 sui “dialetti”: vergogna, sono lingue vive!”, che in pochi giorni ha raggiunto un alto numero di iscritti, e sulla bacheca del gruppo si è aperto il dibattito. Il messaggio è arrivato alla Rai, che qualche giorno prima di Natale ha messo in onda un altro spot, con gli auguri di buone feste formulati in tanti dialetti italiani diversi. Un passo indietro da parte della tv nazionale? E’ meglio parlare di un piccolo passo avanti invece, e un riconoscimento delle identità territoriali italiane, che fanno ormai per certo istituzionalmente parte di un unico stato, ma che nonostante ciò conservano nella propria storia cultura, lingua e tradizioni, peculiarità che non hanno nessuna intenzione di mettere da parte.

Veronica Atzei

5 thoughts on “La Rai e gli spot sui dialetti

  1. Fra i “dialetti”, che non tutti dialetti sono, non è presente il genovese, lingua franca nei mari del XIV-XV secolo e che vanta una letteratura antica almeno quanto il siciliano e il toscano.

    Ciò può solo significare una cosa: neppure l’unificatrice TV di stato riconosce i liguri quali figli della nazione che, stando alle norme di diritto internazionale, da circa 200 anni illegittimamente occupa questa terra.

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