LA RECENTE NOMINA PER CONDURRE LA SANITÀ IN PIEMONTE

Sarebbe auspicabile un costante incontro-confronto con la popolazione per meglio comprendere le sue esigenze… da cosa nasce cosa. Per queste ed altre ragioni un assessore dovrebbe avere competenze più appropriate.

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore di tematiche sociali)

Chi governa la Sanità in Piemonte, oggi? È una doverosa domanda e la prima risposta riguarda il neo componente del Consiglio Regionale, 38 anni, ex sindaco di una Provincia, ma pare di tutt’altra competenza settoriale. Secondo il suo curricula, come asserisce anche il lettore Carlo A. (Specchio dei Tempi de’ La Stampa del 7/7 u.s.), pare non abbia esperienze in ambito sanità e assistenza e, se così stanno le cose, quali garanzie potrà dare? È pur vero che l’intraprendenza non ha limiti, ma è altrettanto vero che condurre un Assessorato così particolare, scottante e impegnativo da tutti i punti di vista, non è cosa da poco… Ci sono persone, in realtà davvero poche, a parte i dipendenti stessi della Sanità, che di questo argomento ne masticano abbastanza, oltre al fatto che chi non è operatore sanitario in senso stretto, per conoscere questo comparto a mio avviso è indispensabile (per quanto possibile) viverlo “da vicino”: non basta stare alla scrivania, studiare Leggi, normative e quant’altro; a mio avviso per conoscere i bisogni dei pazienti o potenzialmente tali è indispensabile immedesimarsi nei loro problemi, capire le loro esigenze, parimenti a quelle di chi è preposto ad erogare le cure. Mi rendo conto che questo settore è vastissimo e che per condurlo bisogna “mediare” tra politica, economia-finanza e legislazione, come pure è oltremodo impegnativo dare retta a tutti, ma è per questo che è necessario scendere tra la gente che soffre e che non riesce a farsi curare, e fare in  modo di attivare tutti gli strumenti garantiti dalla Costituzione e dalle leggi vigenti. E poiché dal 2001 vige il cosiddetto Federalismo, “aggravato” dalla cosiddetta imminente (?) autonomia differenziata, l’impegno di questo assessore diventa ulteriormente improbo e, volente o nolente, deve (o dovrebbe) essere in grado con il bene placido della maggioranza di garantire sanità e assistenza a tutti, cominciando ad azzerare le liste di attesa sia pur in considerazione del fatto che non è cosa facile in tempi accettabili. Ma tant’è! Non è certo mia intenzione insegnare ai gatti ad arrampicarsi sugli specchi, ma ritengo che sia altrettanto utile aggiornare e spiegando nel dettaglio (“de visu”) unitamente a collaboratori la cittadinanza in merito a diritti e doveri, in particolare quali sono le strutture sanitarie in corso, le loro potenzialità e i loro limiti, come pure gli aspetti organizzativi, solo così si potrà ottenere un minimo di partecipazione (e trasparenza) da parte della collettività. Personalmente in questi anni ho avuto modo di frequentare la Sanità piemontese sotto diversi aspetti, come pure una miriade di congressi, convegni e Giornate di studio sia in Piemonte che in altre Regioni, e devo dire che generalmente la Regione subalpina (Torino e provincia in particolare) è alquanto virtuosa, ma purtroppo per una serie di ragioni, come ad esempio la “rincorsa” agli obiettivi da raggiungere e fare i conti con la spending review, sono ancora molte le penalizzazioni, senza dimenticare la carenza del personale sanitario per le più svariate ragioni. In sintesi, il quesito è il seguente: chi ci curerà, soprattutto come e con quali garanzie durante il mandato del neo assessore? Fare pronostici a lunga scadenza non è mai prudente, ma è comunque saggio considerare che chi detiene un ruolo apicale e di decisioni si “confronti” di tanto in tanto, come ripeto, anche con la gente comune, ovvero il cittadino che pende dalle decisioni del politico-gestore. Chi scrive, ha un discreto trascorso (non ancora ultimato, se Dio vuole!) di attività divulgativa e sociale non profit volto alle persone con disabilità, a persone con esigenze socio-sanitarie-assistenziali, e soprattutto proteso ad “abbattere” la burocrazia, uno di principali ostacoli nell’ottenere il rispetto di determinati diritti… anche in ambito sanitario, in particolare sul versante territoriale. Si consideri, ad esempio, che una certa percentuale di cittadini vivono soli e non sono dotati, o non hanno dimestichezza, di una piattaforma online. Anche per questa ragione sarebbe utile che al bisogno i cittadini possano essere ricevuti a colloquio da assessori e/o funzionari, come avveniva anni fa. Un impegno che più volte ha comportato la soluzione di casi, sia pur di non gravissima importanza, frutto di aggiornamenti e frequentazioni in questo vasto panorama: confronti e approfondimenti di persona sono spesso necessari per capire meglio! Infine, preciso che non ho mai avuto valenza politica di sorta, né attiva e né passiva, ma l’applicazione della ratio e del rispetto delle Leggi, esattamente in “stile socratico”. Purtroppo devo constatare che molti miei concittadini non leggono e non si informano, inoltre in questo settore così delicato non conosco operatori sociali-volontari particolarmente preparati e soprattutto preposti per la tutela dei bisognosi. Un’ultima e doverosa constatazione. Anche la Sanità piemontese durante il periodo della pandemia Covid-19, nonostante le pregresse problematiche insite nell’apparato sanitario, ha dato il meglio di sé, sia dal punto di vista organizzativo e comportamentale che assistenziale e, a tutti gli operatori, va il mio plauso non tanto inteso come encomio in quanto loro dovere esercitare la Sanità al meglio, quanto invece ad una maggiore considerazione per le molte occasioni di ulteriori esempi di intraprendenza e sacrificio: medici, infermieri e Oss Una triade che andrebbe aiutata nel continuare ad essere tale, senza se e senza ma. Anche così si potrà garantire e migliorare il più possibile l’erogazione della Sanità.

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