La “rincorsa” dell’età pensionabile per anzianità
di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)
È certamente con l’evoluzione dei tempi, del progresso e dell’età media umana che bisogna fare i conti con una moltitudine di problemi economico-gestionali e politici di un Paese, come il nostro. È di questi giorni l’accesissimo dibattito sull’età pensionabile che vede più fazioni politiche opposte, ma a parer mio anche molte ottusità. Tuttavia, è attuativo il decreto del Ministero del Lavoro (20/9/2017) in merito a nuove regole per le pensioni dei lavori usuranti. Ma quali sono le categorie dei lavori usuranti secondo il Ministero, con diritto alla pensione anticipata? Essenzialmente lavori in galleria, cava o miniera (tutte le mansioni in sotterraneo degli addetti con carattere di prevalenza e continuità, lavori in casoni ad aria compressa, lavori svolti dai palombari, lavori ad alte temperature, lavorazione del vetro cavo, lavori espletati in spazi ristretti con carattere di prevalenza e continuità, in particolare le attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale e le mansioni svolte continuativamente all’interno di spazi ristretti, come intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture, lavori di asportazione dell’amianto, lavori notturni (indicati dall’art. 1 del decreto legislativo 8/4/2003, n. 66). Per i lavoratori cui viene riconosciuto lo svolgimento di mansioni usuranti, il nostro sistema pensionistico prevede un accesso alla pensione di anzianità con requisiti agevolati rispetto altri lavoratori dipendenti. L’attuale normativa distingue fra requisiti soggettivi e oggettivi per il diritto al trattamento pensionistico anticipato; fra quelli soggettivi è imprescindibile essere in possesso di un’anzianità contributiva pari a 35 anni, mentre quelli oggettivi dipende dall’esistenza dei primi e sono legati alla durata del lavoro usurante svolto almeno 7 degli ultimi 10 anni di vita lavorativa a decorrere dall’1 gennaio 2018. Ma io credo che questo provvedimento non basti sia perché i lavori usuranti sono molti di più, sia perché bisogna considerare che con l’aumento dell’età media la popolazione che supererà i 65 anni andrà incontro ad assai certe co-morbilità, talune anche invalidanti (sia pur non strettamente a causa del lavoro usurante), ancor prima di godersi (meritatamente) la pensione.
Si parla molto dell’età media che avanza e dei relativi stili di vita, ma quasi mai si fa cenno alla Persona in quanto tale la cui dignità non solo deve essere rispettata garantendo sia un lavoro per la ovvia sopravvivenza, sia tutti quegli accorgimenti che possono favorire e migliorare il suo percorso esistenziale anche dopo l’età lavorativa. Come pure si calca molto (ipocritamente) sul concetto della cosiddetta terza età, “penultimo od ultimo” periodo di vita che richiede altrettante attenzioni. Ma quali sono le reali politiche per considerare a pieno titolo queste persone che in realtà sono i “nuovi” giovani perché ricchi di esperienza e saggezza (non politica…!), talvolta dotati di spirito di libertà e avventura? Sono molti i politici che propongono suggerimenti o soluzioni alternative più o meno attuabili, ma in concreto la maggior parte di chi ha superato una certa età (a parte i benestanti) è destinato a vivere in solitudine con pochissima assistenza, compresi quelli che vengono ricoverati in strutture di lungodegenza il cui rapporto numerico di presenza non è mai proporzionato a quello del personale dedito alla loro cura e assistenza… Per molti di loro è veramente un triste destino, specie se si è estinto il loro nucleo famigliare. E quel che è peggio, nel tempo hanno tutti bisogno di cure mediche ed assistenziali, cure che per una buona parte non sono garantite dal SSN, e quindi per i non abbienti non accessibili: solo lo scorso anno circa 11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a curarsi per impossibilità economica, una sorta di lascia passare “anticipato” per l’exitus! Ecco che allora, per l’ennesima volta, non si può fare a meno di richiamare alcuni articoli della Costituzione, ma anche così facendo ciò non basta perché essendo la Costituzione un insieme di articoli indicativi e di riferimento legislativo, non è legge e comunque, non mi stanco di ripeterlo sino a sfiancarmi le meningi e il mio “buon cuore”, in particolare l’art. 3 non viene mai citato da alcuno, e tanto meno rispettato: “spetta alla Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”. Va da sè che, se si vuole essere obiettivi ed onesti, la povertà e la disoccupazione sono da considerare gli ostacoli di ordine economico e sociale da rimuovere… ma alla luce dei fatti e delle prospettive future sono convinto che il suddetto articolo resterà sempre e soltanto uno dei 139 della Costituzione, destinati ad essere letti o soltanto menzionati senza seguito…
Nel frattempo non mancano manifestazioni di piazza con risvolti di espressione e comportamentali che sono quasi sempre più di danno che di utilità; mentre, per contro, nessuno ha mai pensato ad attivarsi individualmente con formali diffide alle Istituzioni per il non rispetto della Costituzione, da inoltrare alle competenti Autorità europee (Corte di Strasburgo), e forse uno spiraglio potrà aprirsi. Questa intraprendenza, purtroppo, è sottovalutata a beneficio di molte realtà di volontariato che continuano a “sostituirsi” alle Istituzioni come se servisse a invertire la rotta o a sanare le inefficienze, ormai quotidiane in tutti i settori; ciò è illegale ma è paradossalmente tollerato! Di questo passo, per fare un altro esempio, non poche Regioni hanno “tagliato” molti posti letto negli ospedali (chissà con quale criterio), cui seguono costantemente necessità di ricovero in corsia, mentre in diversi Pronto Soccorso (P.S.) i pazienti vi permangono talvolta alcuni giorni e, guarda caso, tra questi in parte sono anziani affetti da pluripatologie che si possono aggravare per la lunga permanenza, appunto, in P.S. La mia riflessione conclusiva mi riporta indietro nella storia dell’antica Grecia o alla Roma Imperiale, rammentando che in fondo l’età avanzata era considerata un privilegio e non un difetto. E oggi non sono pochi, ad esempio, i premi nobel non più giovani; per queste ed altre ragioni gli anziani sono da ritenere una risorsa. Ma in definitiva a quale età si diventa anziani? È noto che sino ad oggi è stato fatto di più per aiutare la gente a raggiungere la vecchiaia che per aiutarla a godersela. Ed è forse per questo che in Irlanda si dice: «20 anni per crescere, 40 per lavorare, e gli ultimi 20 anni per essere felici…». A fronte di questa saggezza mi verrebbe da domandare: i politici invecchiano? Si, anche loro, ma con la differenza (sostanziale) che quasi tutti invecchiano meglio grazie al loro ricco vitalizio… e guai a toccarglielo! Un opportunismo del nostro attuale Governo che è come un neonato: un canale alimentare con un grande appetito a un’estremità, e nessuno senso di responsabilità dall’altra.