La Sardegna con i turisti non ci sa fare
È sì, noi sardi con i turisti non ci sappiamo proprio fare.
L’abbiamo visto in passato con le imposte volute da Soru, fortunatamente travolte da dichiarazioni di incostituzionalità e abrogazioni per legge: l’imposta regionale di soggiorno (che poteva essere applicata dai comuni ai non residenti in Sardegna che soggiornavano in strutture recettive nel periodo estivo) e le cosiddette “tasse sul lusso”, che colpivano non solo gli yacht ed i jet dei ricchi vacanzieri, ma anche le casette per le vacanze acquistate coi risparmi di una vita.
Ce ne rendiamo conto a tutt’oggi dai risultati delle indagini della Guardia di finanza dai quali emerge che i prezzi praticati in Sardegna nel settore della ristorazione sono astronomici (seppure perlomeno democratici, poiché colpiscono tanto i turisti d’oltremare quanto la popolazione autoctona).
Per non parlare dell’arretratezza della rete dei trasporti. Mettiamo il caso che vogliate spostarvi nell’Isola senza utilizzare un’automobile e che, per esempio, vogliate raggiungere Cagliari partendo in treno da Oristano di domenica sera: arriverete a destinazione in un’ora e mezzo, ossia percorrerete metà Sardegna in un lasso di tempo che in altre zone d’Italia è sufficiente per raggiungere – con lo stesso mezzo – un’altra regione!
Tralasciando la splendida Costa Smeralda, che esiste più per i vip che per i sardi “normali”, menzione speciale merita la penisola oristanese del Sinis: nonostante le sue spiagge siano in media meno belle che in altri tratti di costa, quali la Costa Verde o l’Ogliastra, vi si praticano prezzi pazzeschi. Ad esempio, prendere una casa in affitto per l’intero mese d’agosto costa di norma tra i 3 ed i 4 mila euro (sarebbe più conveniente partire per una crociera nel Mediterraneo). Qualcuno potrebbe pensare che, se non altro, la zona offrirà – oltre alle indubbie bellezze naturali – anche molti intrattenimenti e servizi. Assolutamente no. La vita mondana non è certo quella di San Teodoro ed i servizi sono pochi e di qualità medio-bassa. Giusto per dare un’idea, consideriamo i costi del parcheggio della spiaggia di Putzu Idu, nella marina di San Vero Milis: il prezzo di un’ora di sosta è 80 centesimi, mentre costa 2,60 euro parcheggiare per intervalli di durata tra 1 e 4 ore, 4 euro per 4-8 ore e 6 euro per 8-12 ore. Ovviamente, il parcheggio non è custodito e se qualche “furbetto” parcheggerà di traverso bloccandovi l’uscita (come è accaduto nella scena immortalata nella foto che vi proponiamo), state certi che gli ausiliari del traffico non vi daranno una mano: fino all’anno scorso erano lì solo per incassare le tariffe, ora che questo compito spetta alle macchinette che rilasciano i ticket non si sa bene cosa queste persone siano chiamate a fare. Forse, se glielo chiedereste, non vi saprebbero neppure indicare il numero dei vigili urbani di San Vero … e voi, al massimo, riuscirete a recuperare da qualche chiosco il recapito dei vigili di Cabras … che, però, non essendo competenti, vi daranno il cellulare – sì, proprio così: cellulare e non telefono fisso – dei colleghi sanveresi. Se poi chiamerete questi ultimi intorno all’una, con molta probabilità la voce dall’altro capo del telefono vi risponderà che non può spostarsi prima di 1-2 ore perché è sola in ufficio e deve attendere il rientro di almeno un collega. Dunque, se volete pranzare in un orario decente, non vi resterà che spostarvi a piedi o, al più, trovare una soluzione “fai-da-te” per levare di mezzo la macchina che vi occlude il passaggio.
Altro punto dolente: cartellonistica e viabilità. Le indicazioni sono scarse, la disposizione dei sensi unici muta “a sorpresa” e molte strade sono mal tenute (così come i marciapiedi). Quest’estate risulta particolarmente difficile orientarsi a Cabras, ad esempio.
Pertanto, a meno di non avere con queste località un legame affettivo, non inseritele in cima alle lista delle mete da visitare.
Tuttavia, il mare della Sardegna merita davvero la sua fama e la gente del posto, di norma, è veramente ospitale, per cui vale la pena anche correre il rischio di prendere qualche fregatura pur di venire a vederlo, senza peraltro dimenticare che anche le zone interne hanno tanto da offrire.
Marcella Onnis