La Sardegna istituisce il Garante dei detenuti
Dopo altre 11 regioni italiane, anche la Sardegna ha istituito il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
La legge è stata approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale e non è ancora entrata in vigore, ma il suo testo può già essere consultato sul sito dell’organo legislativo sardo (www.consregsardegna.it/XIVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2011-07.asp).
Al Garante spetteranno importanti funzioni quali, in particolare:
– verificare che alle persone detenute o ammesse a misure alternative siano assicurati il diritto alla salute, il miglioramento della qualità della vita, l’istruzione, la formazione professionale e ogni altra prestazione finalizzata al loro recupero sociale;
– intervenire nei confronti delle strutture, degli enti regionali e delle amministrazioni locali in caso di accertate omissioni o inosservanze che possano compromettere l’erogazione delle prestazioni sopra elencate;
– segnalare agli organi regionali eventuali fattori di rischio o di danno;
– formulare indicazioni, proposte e pareri sugli interventi amministrativi e legislativi volti ad assicurare il pieno rispetto dei diritti di questi soggetti deboli;
– promuovere iniziative concrete di informazione, comunicazione e promozione culturale sui temi dei diritti e delle garanzie delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
La legge prevede, inoltre, che la stessa amministrazione regionale promuova interventi che assicurino il rispetto dei diritti (in primo luogo di quello alla salute) e della dignità di queste persone, di garantire loro condizioni di parità rispetto agli individui in stato di libertà e di contribuire a far sì che, nel pieno rispetto della Costituzione, le pene tendano alla rieducazione del condannato.
Non solo: la Regione si impegna a favorire le misure alternative alla detenzione (in particolare per le donne e per i minori), a realizzare interventi specifici per i detenuti stranieri, a sostenere l’accesso ai percorsi di istruzione, formazione professionale e avviamento al lavoro sia da parte dei detenuti che di coloro che scontano pene alternative alla reclusione. Sono anche previste iniziative culturali e sportive rivolte ai detenuti.
Particolare rilevanza merita la norma con cui ci si impegna a “rafforzare i legami dei detenuti con la propria famiglia, con particolare riguardo al ruolo genitoriale e ai colloqui in istituto con i figli minorenni”: una dimostrazione del fatto che è divenuta patrimonio comune la consapevolezza che la pena – così come viene scontata attualmente– è tale non solo per il condannato ma anche per le persone che ama.
Stando alla lettera di queste disposizioni, si tratta senz’altro di una grande conquista, tuttavia l’esperienza ci insegna ad essere cauti. A livello nazionale abbiamo avuto modo di constatare, ad esempio, che gli effettivi poteri dei garanti spesso risultano deboli. La speranza è dunque che la Regione dia seguito a questa bella dichiarazione di intenti, che gli enti locali e le altre amministrazioni coinvolte si facciano contagiare da questa sensibilità al problema e che, soprattutto, questa preannunciata svolta istituzionale generi un cambiamento anche nel tessuto sociale.
Marcella Onnis – redattrice
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