LA VIOLENZA QUOTIDIANA FAVORITA ANCHE DAI MEZZI DI COMUNICAZIONE

Nessuno, o pochi sembrano essere preoccupati, ancora meno coloro che cercano di capire le eventuali  ed ulteriori cause dirette e indirette. Sul banco degli “imputati” l’incontenibile abuso del progresso  

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Violenza dopo violenza. Ancora violenza, una escalation quotidiana che nessuno riesce a fermare, e intanto i cimiteri sono prematuramente sempre più sovraffollati e, manco a dirlo, considerando il calo delle nascite, la forza lavoro è in costante diminuzione. Insomma, il cambio generazionale sta subendo un duro contraccolpo e gli italiani stanno a guardare dalla finestra… aspettando tempi migliori che, a mio modesto parere, non saranno più. Le cause di questo fenomeno? Da più parti si sentono e si leggono illazioni di ogni genere ma personalmente sinora non ho rilevato concrete e dimostrate ipotesi; eppure, studiosi d’ogni sorta: antropologi, sociologi, psicologi, statistici, demografi, psichiatri, etc., avrebbero elementi per individuare e/o studiare il perché stiamo andando incontro a questa “distruzione” umana, come se non bastassero le infinite malattie e le calamità naturali a metterci in ginocchio. Parimenti non ho mai letto che tra le “responsabilità” di tali eventi, oltre a determinate pubblicità si potrebbero chiamare in causa soprattutto coloro che producono filmati la cui trama richiama armi e violenza e, anche se i trucchi imposti sul set sono palese finzione rispetto alla realtà, la sostanza degli effetti negativi non cambia, andando ad alterare la mente di molte persone che, in taluni casi, non sono in grado di distinguere la realtà dalla finzione e di conseguenza il bene dal male. Quando ci propongono ragguardevoli e significativi programmi, come ad esempio la rievocazione degli ultimi due conflitti, credo che ciò sia più che sufficiente proprio perché le storiche e cruenti immagini sottolineano la brutalità dell’essere umano che non dobbiamo dimenticare affinché non si ripetano; e come se non bastasse, le cronache quotidiane ci confermano aggiornandoci su quanto male si continua a produrre, ponendo in primo piano le armi che sono il mezzo più eloquente! Quindi, chiamerei in causa cinema e televisione, oltre a determinate fonti in versione cartacea e soprattutto online, per quanto producono nel trasmetterci esempi di violenza… anche se la finzione vorrebbe essere un giustificativo… Ora io mi chiedo: è mai possibile che nessuno si erga a “paladino” contestando questi produttori sempre più imponenti con il sostegno della pubblicità? Anche se qualche manifestazione pubblica scende in piazza non si ravvede alcuna inversione di marcia, essendo queste produzioni filmiche in aumento e dalla impronta sempre più violenta, cui seguono emulazioni che sono l’anticamera di imitazioni, illusioni e delusioni, tant’é che non c’é angolo dell’Italia in cui di non si compia qualche efferata azione, il più delle volte senza una “ragione apparente” a detta degli stessi autori. Volendo fare un passo indietro, sino a pochi decenni fa questi misfatti non accadevano e, se ben ricordo (l’età non mi manca e non mi inganna), le produzioni filmiche erano scarsamente cruente, ad eccezione (come ripeto) dell’intento di rievocare il nostro passato storico; così come la pubblicità televisiva e in versione cartacea solitamente era più composta e favorevole alle normali relazioni umane. Purtroppo, con l’avvento di internet e dei vari social, c’è stata una esplosione di proposte di ogni genere sino a commettere reati anche via online e telefonia cellulare. Ecco, dunque, il progresso in “double face”, e quel che è peggio è che tra i protagonisti di tali azioni e relative vittime si stanno sommando anche i minori. In merito a queste mie osservazioni di tanto in tanto faccio cenno a diversi miei concittadini, ma più che qualche espressione di desolazione e/o rassegnazione non ricevo.

Nel contempo ho provato a considerare l’idea di fare una particolare segnalazione/preoccupazione alle Istituzioni, ma sono portato a desistere in quanto il mio predispormi sarebbe unico… e per questo senza alcun seguito di riscontro; al contrario, se molti cittadini esternassero tali preoccupazioni individualmente inviandole per raccomandata a chi di dovere come atto di “denuncia”, forse ci si potrebbe aspettare un debito riscontro; in caso negativo, mi si lasci dire, verrebbe meno il nostro diritto di esistere… affidandoci (al momento opportuno) all’accoglienza di chi ci ha generato. Queste mie considerazioni hanno oggettività quotidiana: giorno dopo giorno, ora dopo ora, ma se si vuole fare come gli struzzi per ciascuno varrebbe il popolare concetto: «Chi vuole il suo mal pianga se stesso» ad eccezione, ovviamente, di quei pochi (forse) che vorrebbero esprimere e manifestare le proprie preoccupazioni, ma che per i più diversi motivi non hanno il coraggio o non sono in grado di scrivere una riga per non inumidirla di lacrime sincere che ne ostacolerebbero la lettura. In buona sostanza, cosa concludere? Purtroppo non resta che aspettare, e chi vivrà vedrà!

La seconda immagine rappresenta la famosa opera del pittore norvegese Edward Munch (1863-1944) dal titolo “L’urlo di Munch” che, per analogia con il testo su esposto, vuole essere il richiamo alla trasmissione di angoscia, proprio perché nella sua realtà esistenziale il mondo intorno a lui si deforma e diventa partecipe dei propri distruttivi sentimenti. E questo, è quello che può riguardare anche la nostra comunità.

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