L’alone nero dei My Dying Bride su Firenze
Il doom metal, è un genere musicale che non ha vie di mezzo, o piace o non piace. Devo essere sincero, il sottoscritto fa parte della prima categoria: gli estimatori. Adoro quel ritmo cadenzato, e poi i My Dying Bride, hanno di tutto per ipnotizzare il pubblico. A cominciare dal leader il cantante Aaron Stainthorpe un personaggio che dà veramente emozioni, nelle sue liriche è molto teatrale sembra veramente che la sofferenza da lui cantata la indossi come un vestito in cui però si sente a suo agio. Una serata molto oscura, con la band inglese onirica, tetra, ma ripeto molto teatrale, nel loro genere vengono definiti la stella polare del doom/metal. Sono passati molti anni da quando, giovanissimi, li vidi aprire il concerto degli Iron Maiden a Firenze e già allora ipnotizzavano con quel violino ed un vocalist eccezionale. Adesso a distanza di tutto quel tempo quasi tutti i membri della band inglese sono stati sostituiti da altri ma il succo rimane quello. Pensavo che in questo tour venisse saccheggiato il loro ultimo cd “A map of our all failures” invece hanno tratto da questo disco solo tre pezzi, l’iniziale “Kneel till doomsday” , “Like a perpetual funeral” e ” The poorest Waltz”. Un concerto durato 12 canzoni dove il pubblico ha un po’ digerito male la cosa lamentandosi della breve durata del concerto, frapponendolo al costo del biglietto. Altri pezzi suonati durante lo show “From darkest skies” e ” The cry of mankind” tratti dal capolavoro, The angel and the dark river. Purtroppo come sempre col metal in Italia, a meno che non si tratti di mostri sacri, non possiamo mai aspettarci un pubblico numeroso, ma i MDB valeva la pena vederli live.
Roberto Bruno