L’ALTALENA DEI GOVERNI DISORIENTA E POCO CONCLUDE
Sono ancora troppe le inefficienze della P.A. al cui interno malaffari e malcostumi si alternano creando lesioni al cittadino onesto, sempre più succube della burocrazia. Va da sé che eccellenze e mediocrità sono estremi destinati a restare tali.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Governo che va, Governo che viene! Un andirivieni di “scaldapoltrone” prevalentemente con l’obiettivo del vitalizio, che mi risulta nessuno abbia mai rifiutato; e questo, nonostante gli interessati parlamentari abbiano già una occupazione prima di essere eletti, e magari mantenendola “in caldo” in caso di fine mandato e “precoce” termine di carriera politica. Perché questa introduzione? Anzitutto per rammentare che in queste ultime dieci-dodici Legislature, ossia da 1972 in poi in fatto di rispetto di diritti e funzionalità istituzionali non ci sono stati significativi passi avanti, pur considerando qualche eccezione; inoltre tali Governi (in particolare di quest’ultimo ventennio) non hanno saputo arginare le molteplici falle che si sono create: giustizia non-giusta, escalation di episodi di mobbing, stalking, femminicidi, reati stradali, infortuni mortali sul lavoro, mal gestione delle carceri e perenne sovraffollamento delle stesse, declino della sanità pubblica, istruzione e ricerca in continuo contesto, povertà in aumento, eccessivo ricorso al volontariato, etc. Ma con questo articolo vorrei mettere ulteriormente in evidenza due aspetti in particolare. Prendiamo ad esempio le croniche carenze del personale in alcuni ambiti della P.A. come nell’ambito della Magistratura: mancano 1.458 magistrati, mentre quelli in forza sono 10.558 (da notare che due concorsi per magistrati indetti in questi ultimi anni hanno praticamente avuto esisto negativo); una delle conseguenze è che nei tribunali ordinari servono 414 giorni per una sentenza di primo grado, mentre nelle Corti d’Appello addirittura due anni e mezzo (906 giorni), e tale deficit è dovuto anche alla carenza del personale amministrativo (in genere): più di un posto su quattro nella pianta organica non risulta coperto. A Torino è di questi ultimi tempi la polemica relativa al fatto che si fanno lunghe attese per avere il passaporto o il rinnovo dello stesso, un diritto non rispettato che può procurare spiacevoli conseguenze al cittadino per una serie di eventualità. È evidente che tutti in questi casi possono manifestarsi eventuali reazioni, ma come al solito a nessuno viene in mente di fare un esposto cautelativo (a chi di dovere) con l’avvertenza che, in caso di conseguenze eventualmente patite a causa della inefficienza della P.A., può riservarsi il diritto di indicare l’Ente quale responsabile, o addirittura lo Stato stesso che non sa provvedere al superamento tali carenze. Un’altra perla negativa delle P.A. è data dal fatto che sono in continuo aumento le infedeltà di taluni operatori dedicati alla conduzione di un asilo infantile o di una Rsa, il cui comportamento sconfina in reati per maltrattamenti dei loro assistiti. Eppure, questi operatori per essere assunti hanno dovuto partecipare ad un concorso pubblico, e anche se lo hanno superato avendone avuto i requisiti (teorici), nessuno ha provveduto a verificare che gli stessi avessero l’attitudine (psico-fisica e morale) per svolgere i compiti loro assegnati. Questa carenza a mio avviso è presente un po’ in tutti gli ambiti della P.A., le cui origini risalgono a poco dopo l’inizio dell’Italia repubblicana con il manifestarsi e perpetuarsi della burocrazia, aggravata da connivenze varie (documenti storici, docet!). Se poi vogliamo citare il riprovevole fenomeno relativo ai cosiddetti “falsi invalidi”, ci sarebbe da stendere non un velo pietoso ma una coltre ben pesante; tale malcostume è generato da connivenze tra medici, amministrativi e cittadini. Ricordo che un’inchiesta di anni fa evidenziò soprattutto al sud la scoperta di circa 4.000 casi di falsi invalidi, e non si è mai saputo il destino delle persone coinvolte; quindi di alcune migliaia. Anche questo è uno spaccato dell’Italia, che ai vertici tanto si decanta spesso con pomposi e retorici discorsi moralistici, inevitabilmente infarciti di ipocrisia degna di un “Stivale” sempre più immerso nel pantano delle assurdità.
Come è mi solito quando scrivo articoli di opinione in modo diretto e costruttivo, ritengo etico e razionale suggerire qualche proposta che, seppur modesta e di non strettamente addetto ai lavori istituzionali, quantomeno credo che valga la pena provare a considerarli. Ad esempio tutto il personale dipendente della P.A. preposto al contatto con il pubblico, ogni anno dovrebbe essere sottoposto a verifica (ipotetico test) psico-attitudinale e morale, e rimosso dal ruolo in caso di mancata o ridotta idoneità. Inoltre, a causa della infedeltà di taluni operatori pubblici (specie se con incarichi particolarmente delicati), dovrebbero essere controllati da un corpus dotato di eccellenti moralità: integerrimi, incorruttibili, determinati e quindi dotati di indole evergetica. Ma dove trovarli? Sicuramente ci saranno, seppur rari, anche tra persone autodidatta (che vivono lontani dalla ribalta), di eccellente cultura e capacità di valutazione, ma si tratta di ricercarli. Ho proposto una eresia? Non credo, ma finché non si considera fattibile questo percorso, a mio modesto avviso tutti quei fenomeni che rientrano nel malcostume di molte P.A., continueranno a perpetuarsi. Ed è anche per questo che la preziosa Carta costituzionale continuerà a perdere sempre più valore… proprio perché i relativi princìpi non sono seguiti da quel benedetto pragmatismo, inteso come fondamento razionale della legge morale nel senso vero e proprio di una razionalità diretta al conseguimento di un fine concreto. In buona sostanza al nostro Paese manca proprio la “vera” concretezza, e quando si manifesta, talvolta ha doppi risvolti come lo scarico delle responsabilità, ulteriore aggravante degna di far parte di uno dei gironi danteschi… senza riemergere!