La posta del cuore: a quarantasette anni si soffre sempre della sindrome da nido vuoto?
Cari amici,
eccoci qui, finalmente, al primo appuntamento con la Posta del cuore, la nuova rubrica del nostro giornale, che vi dà la possibilità di confrontarvi, parlare e sfogarvi un po’ con un’amica virtuale, supportata da professionisti di vari ambiti.
Ecco lo sfogo della nostra prima lettrice.
Gentile Giusy,
ho da poco compiuto quarantasette anni e mi sento profondamente vuota. Non riesco a vedere niente che possa offrirmi uno spiraglio, qualcosa per cui valga la pena di lottare. Ho un marito che sembra un ospite, poco parole di saluto quando rientra la sera e poi via sul divano a vedere i suoi programmi preferiti! (Ovviamente i nostri rapporti intimi sono sulla stessa falsariga del resto). Abbiamo una figlia che vive per conto suo già da qualche anno. Lavoro in uno studio legale, ho uno stipendio buono che mi consentirebbe di vivere in modo autonomo. Forse sono depressa, soffro della sindrome del nido vuoto. O forse, semplicemente, sono stufa di questa routine arida. Fino ad oggi non avevo mai scritto ad un giornale e, tantomeno ad una rubrica del cuore. Figurarsi! A queste cose qui non ci ho mai creduto. Poi mi sono detta: cos’ hai da perdere? Non so cosa possa rispondermi che io non sappia già, ma almeno ho parlato con qualcuno, o semplicemente con me stessa. Che non mi sembra poco, davvero.
Grazie per avermi letto.
Cordialmente
Anna Rosa T.
credo proprio che lei sappia già cosa la porta a sentirti depressa, anche se ancora non lo ha scoperto. Le parole più giuste le ha dette lei stessa: parlare con se stessi è il primo passo per capire cosa non va. Purtroppo, a volte, capita di rimanere intrappolati nella propria vita dagli eventi che accadano, ci facciamo travolgere e non partecipiamo attivamente alla realizzazione degli stessi. Forse prima che andasse via di casa sua figlia, vedeva in lei l’unico motivo per il quale lottare e andare avanti. Spesso noi mamme facciamo l’errore di credere che i figli siano il punto fermo della nostra vita e il motivo unico per reagire. Ma prima di tutto, cara Anna Rosa, bisogna vivere per se stessi, altrimenti gli altri non crederanno mai in noi. Bisogna cominciare a interrogarsi su cosa conta realmente per lei nella sua vita. Se stessa, mi auguro. Perché è da lì che dovrebbe cominciare. E poi: Il lavoro? Sua figlia? Suo marito? Si concentri su quello che la fa stare meglio e cerchi di evitare tutto ciò che ormai non fa più parte di lei. Sembra difficile, ma in fondo non lo è: chi meglio di noi stessi può conoscere il proprio io? Lascio a lei il lavoro di analisi più grande, ma spero di esserle stata d’aiuto.
Giusy
Scrivete a La posta del cuore di Giusy: giusy.chiello@ilmiogiornale.org