L’angolo di Full: “La prof”
Ieri abbiamo festeggiato la Festa della donna e per restare un po’ in tema abbiamo scelto un racconto del maestro Fulvio Musso dedicato a una figura femminile.
Ancora una volta ci fa sorridere con il suo sguardo birbante, ma senza scordarsi di farci anche riflettere.
Seri, semiseri o puramente divertenti, anche i vostri racconti sono i benvenuti. I limiti che poniamo sono pochi e li trovate tutti nel regolamento di Raccontonweb.
Questo era il titolo del tema in classe che dovevamo concludere in novanta minuti: “L’acqua, sorgente di vita”.
Era uno dei test trimestrali di scuola media nel collegio che mi ospitava in quel periodo e valeva sia come prova d’italiano che di scienze naturali.
Dopo una congrua sbirciatina al libro che nascondevo in grembo, feci decollare la penna e presto completai due ordinate paginette nelle quali spiegavo cause ed effetti dei vari stati fisici dell’acqua e indicavo le sue fondamentali funzioni negli organismi vegetali e animali.
Poi compilai, come facevo spesso, un terzo foglio che era in pratica un’appendice riservata alla prof, una giovane signora che ci era di grande sollievo per la rara benevolenza che addolciva il suo sguardo.
La prof si riservava di decidere se integrare l’appendice nel mio tema, con relativa lievitazione del voto, oppure accantonarla per non creare problemi con i rigidi superiori del pio istituto.
Di ogni tema, la sola cosa che contasse per me era quel mio breve volo in appendice. Come questo su “l’acqua sorgente di vita”:
“Siamo tutti delle trasudanti gocce costituite per due terzi di acqua che continuamente evapora col nostro respiro trasformandoci in cielo, nuvole, pioggia, tempesta e mare. Elementi che riflettono anche il nostro animo, sempre sospeso fra cielo e tempesta.
Da oggi, questo insegnamento sulla sorgente di vita potrebbe trasformarsi anche in sorgente di sonno per quei nostri compagni che la notte ci rompono le scatole col loro pianto soffocato nel cuscino producendo spesso, nella camerata, l’effetto pollaio dove lo starnazzare di un’oca contagia tutte le altre.
Ma, da questa notte, ogni nostro starnazzo, ogni nostra tristezza, potrà stemperarsi nella malinconia, dolce e cheta come ninna nanna, di chi sa che ogni sospiro, ogni lacrima che inzuppa il cuscino, presto diventerà cielo, diventerà mare”.
Quando consegnai il componimento, la prof sbirciò subito l’ultima pagina, la scorse rapidamente e mi fece un breve cenno di diniego alzando gli occhi al soffitto, non per alludere al mio cielo di sospiri, ma per fermarsi al secondo piano dove il molto reverendo monsignore, padre padrone del pio istituto, non avrebbe tollerato starnazzi di sorta.
Poi, con gesto meccanico, la prof staccò il foglio dal componimento e lo lasciò cadere nell’ultimo cassetto della scrivania.
Anche quella volta approfittai dell’intervallo per andare a recuperare il mio foglio, ma inutilmente. Come solito, la brava prof m’aveva preceduto. So che faceva sparire le mie pagine impertinenti per evitarmi guai con i superiori, ma mi piace pensare che le conservasse per sé.
Come sapesse che, ogni notte, soffocavo ogni mio sospiro sul suo largo seno.
Fulvio Musso