L’angolo di Full: “Parole sante”

Parole sante

    Mi trovavo in un grosso centro di telefonia per valutare un nuovo contratto per il mio cellulare.
«Senta», spiegai all’impiegata, «da un anno utilizzo un vostro prodotto e sono, tutto sommato, soddisfatto. Tuttavia, avendo ricevuto un vostro essemmesse con delle nuove proposte, volevo sapere …»
«Ho capito», s’inserì al volo un giovane venditore parzialmente ossigenato e accuratamente spettinato al gel, «lei si riferisce al Lexicon Basic, un contratto davvero rivoluzionario che non tiene in nessun conto la durata della conversazione.»
«Ormai», mi spiegò, «le tariffe a tempo non hanno più senso. Le nostre parole rimbalzano da un satellite all’altro per migliaia di chilometri anche quando messaggiamo col vicino di casa, per cui il rapporto spazio tempo perde ogni significato. Chiaro?»
«Certo. Lo dice anche la formula: spazio fratto tempo… eccetera.»

      Lo spettinato al gel sfoggiava un doppiopetto molto classico in precario equilibrio con elementi accessori vagamente spregiudicati.Un look tipico degli uomini vestiti e acconciati dalla propria moglie. Prese posto dietro la scrivania incalzandomi:
«Questo è il primo tariffario al mondo che non tiene conto del tempo bensì delle parole computandole in base al loro valore intrinseco. D’altra parte, i computer che gestiscono le telefonate sono ormai in grado di valutare, non solo la parola singola, ma l’intera locuzione.»
«E’ tutto molto interessante. Ma, che vantaggi avrei?»
«Il vantaggio dipende da vari fattori, in primo luogo la collocazione culturale dell’Utente.»
Mi sembrò proprio che intendesse dire utente con la U maiuscola e ne fui lusingato.
«Se ho ben capito, s’avvantaggia chi possiede un linguaggio efficace e conciso. Ma è così anche con le tariffe a tempo» obbiettai.
Mi guardò con ammirazione professionale: «Esatto. Tuttavia, questo contratto non penalizza solo le telefonate prolisse, ma anche quelle banali o volgari. E’ un contratto che potremmo definire di formazione, educativo. Non è fantastico? Eccole il tariffario.»
Mi porse un cartoncino patinato zeppo di articoli e relativi prezzi:

“Paroline…€ 0,04    Paroloni …€ 0,02    Parolacce …(vedi dettaglio)  Parola d’onore …(vedi paroloni)
Parole sante …€ 0,05  Parole suadenti …€ 0,06   Nobili parole…(in offerta 3×2)”   Eccetera.

«Bene», dissi, «me lo studierò con calma. Comunque, sarebbe interessante sapere quali sono gli articoli di maggior consumo.»
«Dai tabulati, risultano molto abusate le parole vuote. Per contro, i termini più telegenici, cioè i più efficaci, sono le parole concrete.»

     Man mano, mi rendevo conto che Spettinato, seppure acconciato dalla moglie, era davvero molto professionale, così mi misi più comodo sulla poltroncina che mi aveva offerto. Lui lo notò, fece altrettanto e quello mi sembrò davvero un bel gesto.
«Cosa mi dice dei paroloni ?» chiesi.
«Costano pochissimo e fanno la loro figura. Va anche considerato il piacere gutturale che procurano. Come le parolacce».
Manco a dirlo, dietro di me trillò un cellulare. Rispose una signora mediamente datata che usò un frasario quanto meno particolare:
«No, caro avvocatuccio, non le compete nessun anticipino… se lei ha sostenuto altre spesucce sono cavoletti suoi …»
Senza dare a vedere, Spettinato ascoltava scuotendo appena la testa, poi si sporse verso di me abbassando la voce: «Abbiamo fatto una promozione per San Valentino passando gratis le paroline e tutti ne approfittano. Per rafforzare il carattere educativo, mettiamo in promozione solo i termini meritevoli. Al momento abbiamo le nobili parole in offerta tre per due. Comunque, come le dicevo, questo contratto rappresenta il futuro della telefonia proprio perché il rapporto spazio/tempo, ormai, se n’è andato a puttane.»
L’ultima parola non mi sembrò in linea col carattere formativo del contratto: «Scusi, ha detto puttane
«Mi perdoni, credo sia un vizio professionale: le parolacce ci rendono tantissimo; in pratica, sono quelle che mi garantiscono lo stipendio.»

    Avevo ormai capito che quel tipo di contratto poteva anche rivelarsi un’utile palestra dialettica, tuttavia mi dilungavo per scoprire eventuali inghippi: «Un’ultima cosa, oltre al san Valentino, esistono altre offerte promozionali gratuite?»
«C’è l’intera telefonata in omaggio per chi sa esprimersi con parole nuove. Tuttavia, non lo fa nessuno.»
«Intende dire nuove in senso metaforico?»
«Certamente.»
Nella frazione minima intercorsa fra il “certa” e il “mente”, mi sembrò di cogliere, nel suo sguardo, un lampo enigmatico e inquietante che mi indusse a cercare, nel mio prontuario delle situazioni critiche, un’aria quanto più accattivante e un tono da vecchia lenza:
«Per caso», dissi allungando il collo a metà scrivania, «non è che lei mi sta prendendo per il culo?»
Anche a causa del gel, Spettinato non fece una piega:
«Ha detto culo? L’abbiamo in offerta a zero virgola zero due euro. Iva inclusa.»

Fulvio Musso

 

 

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