L’angolo di Full: “Raccolta differenziata”

Sandro Veronesi ha scritto: «[…] ognuno vede una cosa diversa. La cose non esistono se non esiste lo sguardo che le vede.»

Benedetti siano, quindi, gli sguardi come quello di Fulvio Musso, capaci di vedere anche cose che altri non vedono.

Se anche voi avete sguardi come il suo o avete comunque qualcosa da raccontare in poche battute, approfittate della nostra rubrica Raccontonweb! Qui il regolamento


Raccolta differenziata

Nella più scontata delle scenografie, la piazza lucida di pioggia riflette una noiosa serata estiva. Dietro una quinta di mirto, luccicano i tavolini deserti del piano-bar allestito all’aperto mentre, sotto un gocciolante ombrellone progettato per i tropici, un bravo tastierista trae musica dalle dita.
Fra un piovasco e l’altro, sostano pochi turisti in sandali e gelato: ist gut, approvano. E vanno.

È ormai tardi. Nella piazza indugiano, annoiate, le ultime coppiette e, sotto un neon azzurro, c’è la commessa che serve gelati a forma di rosa: nessun’altro sa scolpire rose di gelato così perfette.
Il tastierista continua a sciogliere nell’aria i suoi motivi, ma lui non c’è nella piazza deserta: lui ride col Tico Tico, sogna con Imagine e Soleado , vibra imitando Santana. Una musica, quest’ultima, che viene dalla lontana terra della ragazza azzurra di neon e una goccia salata cade sulla rosa di gelato. Soltanto adesso lei considera quell’uomo solo alla tastiera, ma lui sta già inseguendo due occhi blu in Spanish Eyes. È, nella sconfinata noia della serata, il solo a compensare i conti della vita.

Nel bilancio c’è quell’unico avventore del piano bar. Un uomo che la vita l’ha attraversata. Come ogni sera, se ne sta seduto col suo drink al riparo dello spiovente, a shakerare quei tre, quattro ingredienti della serata. Sono gli stessi ingredienti di tutti i suoi racconti… e di tutti i racconti del mondo. Il segreto è nello shaker. Shakerando, il sentimento diventa pensiero, il pensiero sentimento: i gelati della giovane immigrata diventano rose, al tastierista solitario basta la sua musica e cambia ciglio la goccia salata che lucida lo sguardo di questo vecchio autore, abbandonato dall’ispirazione, che vorrebbe scrivere storie bellissime come faceva un tempo: sarebbero la sua donna, la sua casa, la sua anima. Sarebbero la sua vita che, anche quella, dipende dallo shaker.
Spenti il neon azzurro e l’insegna del piano bar, muta la tastiera, restano sul tavolo dei raccontini come questo, un po’ di maniera, scribacchiati su tovaglioli di carta e accartocciati dal vecchio autore che non ha perso la severità dell’autocritica.

Impara la vita come cameriera stagionale al piano bar e ha occhi molto grandi la ragazza che, ogni sera, separa quei cartocci dal resto dei rifiuti e inserisce i raccontini in un sito letterario col nick-name “Raccolta differenziata”.

Fulvio Musso

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