L’angolo di Full: “Il Premio Letterario Strega”
Viste le polemiche innescate dall’assegnazione del Nobel per la letteratura a Bob Dylan, abbiamo pensato di ridimensionare la gravità della questione con un ironico brano di Fulvio Musso.
Il racconto è stato pubblicato anche sul sito letterario russo fabulae.ru, con la traduzione di Галина Ланскиx, dove è stato nominato miglior racconto della settimana. Non varrà come un Nobel, ma la bravura del Maestro del racconto con taglio web non ha certamente bisogno di certificazioni altisonanti.
È assodato che, nell’ultima stagione della vita, perdiamo ogni giorno centomila neuroni o cellule nervose. Finiamo come il grana invecchiato che si consuma adagio sulla grattugia: quantomeno moriamo ben conditi.
Quale maturo e appassionato narratore, da qualche tempo ho perso tutti i neuroni che presiedono al punto e virgola. Non ho più idea di cosa serva, è sparito dalla mia testa. Ne ho chiesto notizia a un autore molto più giovane di me che m’ha guardato costernato: Boh! Con ‘sti tagli alla scuola sparisce di tutto!
Il mese scorso, invece, non ho più trovato i neuroni degli aggettivi. Li ho persi quasi tutti e mi sono ridotto a usarne pochissimi scegliendoli con cura perché un solo aggettivo mi deve bastare per tre.
Un’ulteriore sottrazione di cellule m’ha fatto perdere cognizione delle espressioni colorite, tipo “minchia, fanculo, porca vacca puttana” e ho dovuto rinunciarvi mio malgrado. Solo “cazzo” m’è rimasto… cazzo!
Spesso, con l’avanzare degli anni, l’autore passa dalla narrativa alla saggistica. Ebbene, per me questo non è più attuabile: un’orda di neuroni in fuga m’ha azzerato la materia. Espressioni come “nella misura in cui…”, “le concause parallele…”, “una sinergia endemica…”, hanno perso ogni significato per me e sono rimasto come un pirla dentro i miei sciami di stelle, di mari, di lune e di sguardi amorosi.
Ma la perdita più pesante, diciamo un milione di neuroni, è andata a discapito del termine “autore” e di alcune sue pertinenze. Dunque, non c’è più autocompiacimento o accademia nella mia scrittura, nessuna ostentazione o ricamo. Come risultato, la lunghezza dei miei brani s’è ridotta della metà che è un bel risparmio in ogni senso, compreso il fondo dei pantaloni.
A causa di queste deficienze pensavo di dare l’addio all’amata penna. Invece, proprio per loro merito, ho ottenuto il Premio Letterario Strega che rincorrevo da tempo. Fra l’altro, da quest’anno viene offerto nella maxi confezione da tre bottiglie.
Con questo prezioso riconoscimento chiudo con la letteratura anche perché ho letto in bacheca che iniziano i tornei di bridge e di canasta. In realtà si tratta di briscola e scopone, ma la direzione della Casa di Riposo Villa Candida deve tutelarne il decoro e la noblesse… cazzo!
Fulvio Musso