L’angolo di Full: “I rompiballe”
I rompiballe
Non erano di quei rompiballe tout court, di quelli che lo fanno per vocazione e ne prendono i voti. Loro lo erano diventati, l’uno per l’altra, secondo prassi.
Lui che, dei due, aveva le gambe buone, curava quei pochi metri di giardino e andava a fare la spesa.
Lei che, dei due, aveva la schiena sana, accudiva la casa e il proprio marito come faceva da una vita. E niente al mondo è paragonabile alla devozione di certe mogli rompiballe: i mariti non ne hanno idea.
Tuttavia, quando il giardino era bruciato dal gelo e a lei mancavano le rose, il rompicoglioni aveva preso l’abitudine di farle trovare, di quando in quando, un mazzo di fiori nel sacchetto della spesa. Sapeva di essere considerato soprattutto un impiastro, ma quella rompiballe rappresentava pur sempre la sua famiglia.
Lei toglieva il mazzo dal sacchetto, ne verificava il prezzo sullo scontrino, come faceva con ogni altro articolo, e metteva i fiori in un vaso sopra il frigorifero per evitare che il polline sporcasse il tavolo della sala. Poi se ne scordava.
Eppure, quasi fossero favoriti dall’incuria, quei fiori che invecchiavano sul frigorifero, restavano freschi e vegeti. Come se qualcuno, di nascosto, ne rinnovasse l’acqua, ne rimuovesse le parti appassite, li sorvegliasse premuroso. E quando, esausti, reclinavano definitivamente il capo, tornavano a sbocciare dal sacchetto della spesa del rompiballe.
Con gli anni, si diventa spesso degli impiastri. Ma non s’invecchia tutti allo stesso modo: c’è chi perde tristemente la propria bellezza e chi, semplicemente, la trasferisce al cuore.
Fulvio Musso