L’arte: libera espressione dell’animo e dell’intelletto
Capire l’Arte in realtà è l’atto più arduo cui si è chiamati a compiere di fronte ad un’opera, sia essa figurativa o letteraria, sia essa importante o modesta. Non sono pochi in ogni Paese coloro che, a vario titolo, si dedicano all’Arte e che della stessa non ne capiscono nulla, o poco; ma se sappiamo riconoscere un “artista” in colui che, con profonda coscienza affila i ferri del mestiere, non per vanto ma per essere più libero e preciso nell’attuare l’opera che gli freme nell’animo, e che attraverso l’aspetto esteriore sa intravedere l’intimo delle cose operando nel contempo l’eccezionalità della sintesi (emozione, concezione, tecnica, amore, etc.), allora possiamo affermare di saperci avvicinare ad un’opera d’arte e, con buone probabilità di capirla, giudicarla e… farla quasi nostra. Mentre per l’Arte è possibile ottenere una definizione, più o meno appropriata, relativamente al concetto di “critica d’arte” a tutt’oggi non si è ancora giunti ad una definizione univoca. «Indubbiamente – ha scritto tempo fa l’antropologo e scrittore torinese Massimo Centini – questa pratica, che ha le proprie radici in Aristotele, ha seguito l’iter di un’evoluzione costante, scandita da scuole e correnti che da Vasari a Baudelaire, da Venturi alle teorie sociologiche o psicoanalitiche, l’hanno condotta all’acquisizione di strumenti dove l’oggettività prevale senza ombre su ogni pretesa soggettività».
Ma si può descrivere l’Arte?
Arte (dal latino Ars), è un complesso di mezzi con cui l’uomo produce un’opera, sia per assicurare la conservazione ed il benessere proprio, sia per procacciare qualche godimento intellettuale e morale. Le prime arti si distinguono in utili o meccaniche: le prime richiedono il lavoro dell’uomo e sfruttano la natura, come l’agricoltura, o ne trasformano i prodotti, come le arti industriali o manifatturiere. Le arti liberali sono quelle che, per mezzo della vista e dell’udito, commuovono lo spirito; si distinguono in arti figurative o del disegno (architettura, scultura e pittura); sonore e parlanti (musica, poesia); arti rappresentative (drammatiche, eloquenza, danza, mimica). Sotto il nome di arti liberali nel Medioevo erano comprese le arti del Trivium (grammatica, retorica, logica) e del Quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia, musica). La storia dell’Arte è intimamente legata con la storia dell’uomo; perciò l’Arte ha espressioni e caratteri ben distinti nelle diverse epoche e presso i vari popoli, subendo l’influsso delle civiltà di questi ed esercitando a sua volta grande influenza.
Ma nel corso della storia non sono poche le definizioni date all’Arte. Va comunque ricordato (soprattutto per i profani) che, in senso estetico, per Arte si intende in generale ogni produzione della bellezza mediante l’opera di un essere cosciente: le definizioni date dai diversi filosofi mutano col mutare della nozione del bello. In senso più esteso le Arti si distinguono per ciò che esse imitano: la poesia, ad esempio, ha per oggetto gli uomini e le loro azioni, e per mezzo il discorso, il ritmo, l’armonia; sino a giungere all’esempio culmine: la tragedia, che rappresenta un’azione importante nella sua immediata esecuzione mediante persone che parlano e che operano. Più in generale, possiamo dire che l’Arte rappresenta per noi la più alta perfezione umana. La natura, e cioè quanto di essa vede un occhio mortale somiglia ai responsi frammentari che, come da un oracolo, sono usciti dalla bocca di Dio. A questo proposito vorrei citare il motto del grandissimo pittore Tiziano: «L’Arte è più potente della natura»; e Dumas figlio, invece, dell’Arte fra l’altro, diceva: «… fra tutte le menzogne l’Arte è quella che mente meno». E se non fosse temerario, si potrebbe aggiungere che Dio guarda alla natura o all’intero mondo in una maniera uguale a quella con cui noi guardiamo un’opera d’arte. In sintesi: a mio parere l’Arte è il fiore del sentimento umano.
Mi sia concesso spezzare una lancia in favore di questo, talvolta, “misterioso” personaggio, il cui incontro è però sempre gradevole ma anche delicato e un po’ difficile. Questi autori (è più corretto usare il plurale, non fosse altro perché sono spesso gli artisti meno “considerati”, tra la moltitudine di autori d’opera, che nell’insieme personalmente amo definire “artisti del sentimento”, sono sensibili e genuini e non è facile avere un rapporto scorrevole che, invece, in altri frangenti immediatamente si instaura. I critici d’arte e letterari tentano ogni volta di capire il più possibile il loro interlocutore (analizzandolo individualmente) e, mentre i minuti trascorrono, l’atmosfera diventa “familiare” e il dialogo si scioglie, la conversazione scorre… Resta però qualche dubbio, ma è naturale per dei comuni mortali, con pregi e difetti. Per contro, analizzando i versi di questi artisti, si riscontra che non sempre il loro travaglio è di facile ed immediata ricezione, proprio per una sorta di “chiusura” ermetica (talvolta in modo estremo…) del loro scrivere fatto di parole e di concetti, apparentemente subito appresi ma in realtà bisognosi di una più approfondita riflessione per sviscerarli e interpretarli secondo il loro sentimento. Nei versi di un poeta sovente si ha però la percezione di un suo irrefrenabile sforzo di superare certi ostacoli che si interpongono tra la realtà vissuta e il suo contesto ricostruito. Infatti, non dobbiamo dimenticare che la poesia si avvale di un meccanismo inconscio che porta chi scrive ad effettuare una sorta di “svuotamento”, di estrinsecazione totale, difficilmente individuabile in altre manifestazioni della comunicatività.
Ma in sostanza chi è il poeta? È una domanda che chiunque dovrebbe porsi (lettori, critici, e forse anche gli stessi poeti…) ogni qualvolta, ci si accinge a leggere, comporre, recitare, recensire versi dall’aria… poetica. È una domanda che si presta, inoltre, a mille e più risposte e questo, proprio perché non è possibile tracciare un preciso profilo di quello che si può ancora definire un “cultore dell’animo”, i cui sentimenti ideali o reali che siano, li manifesta in versi dalla libera interpretazione. Insomma, è comunque anch’egli un artista, dalla prosa rimata e non; oggi più incline alla propria indole creativa, con la tendenza ad isolarsi, per meglio guardarsi dentro, dove si riflettono tutte quelle situazioni che fanno parte della realtà contemporanea collettiva, ma a volte frutto della personale esperienza… Ecco allora che la “critica” può assumere, senza varcare i confini della più recondita intimità, un ruolo di conoscenza e di immedesimazione, proprio per favorire un dialogo che poggia sulle basi della lettura di quei versi, consentendo a chiunque un possibile momento di confronto al fine, se non altro, di concepire ed “accettare” i valori della vita: dai più puri ed elevati sentimenti (come l’amore e l’amicizia) alla più semplice e mera materialità esistenziale.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)