L’angolo della poesia: “Lastuccio” di Lucia Bonanni
No, non è un refuso quello che vi pare di osservare nel titolo! Si tratta, infatti, di un richiamo a un originale errore d’ortografia (“il lastuccio”) commesso tempo fa da un alunno di Lucia Bonanni. Da quell’errore la nostra lettrice ha tratto un simpatico componimento con cui oggi ci regalerà un po’ di allegria.
Nella foto fornita dall’autrice possiamo anche vedere “l’oggetto incriminato”: l’astuccio che Lucia si portava a scuola e che ancora usa.
Lastuccio
Sei scortecciato e non sei ramo d’albero.
Sei grinzoso e la tua pelle è plastica.
Da giovane facevi parte
della grande famiglia dei Saccuccioli
e ricordo ancora, quando ti adocchiai
nella vetrina di quel giocattolaio
e… fu amore a prima vista.
Poi, una volta finito nella mia borsetta,
ti sei chiuso nell’anonimato,
al passeggio chiassoso del mercato preferivi
il piano educato di una cattedra o la tasca
vissuta di una cartella invicta.
Allora non mi lasciavi un attimo…
mi seguivi al bar, al mare, dalle amiche,
in autostrada e persino in pizzeria.
Avevi dimenticato quel silenzio,
ti eri abituato presto a quel vociare
di bambini e non te la prendevi più di tanto,
se un alunno impertinente
il tuo nomecomuneconlarticolotuttoattaccato
scriveva nel quaderno a righe.
Certo, quel “il lastuccio” faceva un po’ sorridere,
sembrava quasi il blasone di una nobiltà in declino,
ma tu non eri permaloso… contenere minuzie
ti piaceva e poi non soffrivi neppure il mal di denti
e la tua bocca era davvero una cerniera
se decidevi di non sputare niente.
Oggi… spesso sonnecchi sul tavolo
del tinello o sul divano e col sorriso
un po’ sdentato sei ancora disinvolto ed attraente.
ahahahahaha… quanto risi quella volta!
No, non è un refuso, è che l’alunno si era proprio confuso… come si era imbrogliato l’altro scolaro che disse “il bistondo” per indicare l’ellisse. Un mio compagno di scuola che, forse, non aveva studiato abbastanza, definì il cuore come “una pompa che succhia e sputa” ed io stessa per rimediare alla stupidaggine che avevo appena detto, ebbi la faccia tosta di sostenere che lo spazio aveva 4 dimensioni e ci infilai anche il tempo. E in famiglia non sono certo mancate parole e frasi “struppiàte” quali la bibìta, l’autodròmo, l’asciuccamano, il bobombo e le ghighe (cocomero e olive) Roma Turbina e cachica (Roma Tiburtina e carica)ed altre ancora. Da piccola, avrò avuto 3 o 4 anni, venendo giù a rotoloni da una scala da cui si era staccato un pezzo di scalino, tra le lacrime dissi che “Tra poco mi spuagliava”.
Ecco la bellezza dello scrivere che a volte sa regalare anche quel pizzico di ilarità che porta una nota di allegria e leggerezza al nostro vivere quotidiano.
Un saluto e tanta serenità. Lucia