Latina, l’oscurità della mente è qui

   

 

 

 

La quotidiana lettura di quanto avviene nella mia città, (Latina Oggi del 14-4-2012) assomiglia sempre di più, ogni giorno, ad una scontata lista tecnica di emergenze in perenne stand-by, proposta e riproposta  pervicacemente al ritmo sordo e cupo di valori buttati nell’indifferenza, all’insegna di un rito funerario tragicomico per lo smarrito buon senso e senso comune.

Ecco. Latina è così. E qualcos’altro. Un’arena in cui molte persone gridano il loro disagio, il loro dolore, la loro rabbia, la loro preghiera, la loro stanchezza, la loro impotenza, la loro assenza di prospettive  future e di sicurezza civile, ma … verso interlocutori pingui e sordi paghi del loro cupo e sazio deserto cinico …

Leggo oggi sul giornale “… allarme per un insetto che divora gli alberi …”  Allarme lanciato per chi: per cittadini inermi? Per ipotetico volontarismo incompetente? Rivolto a chi? Suppongo ad istituzioni preposte che avrebbero già dovuto accorgersi, ed eventualmente sapere come fronteggiarla. Ma queste non ci sono. Lo sappiamo bene per esperienza. La politica seria, le istituzioni preposte a governare la vita civile degna di questo nome, sono sempre, pervicacemente assenti. O  indolenti. O mediocri. Al punto che mi viene quasi di immaginare, oltre il muro di assordante silenzio, la faccia inespressiva e torbida di qualcuno che spia gli scalmanati  della piazza e con risolino beffardo esordisce lento e pacioso “… tanto si stancherà … prima o poi …”  Intrappolati per stanchezza …. una trappola neanche faticosa.

E la vicenda dei bruchi mangiafoglie si trasforma subito in una patetica, ennesima vicenda congelata sullo sfondo di una generale ed impietosa decadenza di moralità, serietà, senso del dovere, decoro e vilipendio del comune interesse. Come quella del punteruolo rosso. O quella degli insetti parassiti dei kiwi (di cui i contadini vivono l’interminabile presa in giro). Esattamente. Finiti nella palude dell’ignavia (o della rapacità?). Nell’immobilismo più totale.

E ancora “… i cittadini indignati per i randagi in Via Piattella ”… Sono ormai due anni che la vicenda va avanti. Il fatto, evidenziato anche dalla sottoscritta e non una volta sola, ha fatto la stessa fine di tanti altri appelli: svanito nel silenzio o nella stupidità delle istituzioni o, molto più semplicemente, nel rozzo menefreghismo, al punto che, degenerato emotivamente e concretamente, mi fa temere per la sorte degli stessi cani randagi, ora (come la triste vicenda dei randagi di Aprilia-notizia del 16.4.2012). I maremmani supposti aggressivi di cui si parla e che io conosco (e scappano anche solo se starnutisci), alienati dalle loro greggi ed abbandonati a loro stessi, non sono più pericolosi della delinquenza nostrana e straniera che qui, in questa zona vive e prospera con protervia sicurezza né, ritengo, lo siano più dei drogati che a ridosso delle siepi consumano i loro sogni impossibili in una città strangolata ed assediata dalle quotidiane esibizioni di legittimata ed organizzata illegalità, la stessa che a questo li conduce, li accompagna e qui li spiaggia.

E che dire del normale susseguirsi di notizie che buttano al macero ciò che resta ancora  anche solo della parola giustizia la quale, dopo essere stata derisa e demolita nel cuore delle istituzioni essenziali di questo paese, oltre che nelle attese e nei diritti delle persone, è messa in ridicolo tra assoluzioni  discutibili e condanne risibili per reati gravi e conclamati a persone ed all’ambiente?  E del nostro consolidato sistema di  ingiustizia che, asservito ad ipocrisia e baratto, continua a pascersi nel ventre della solita oberata minoranza di onesti contribuenti suscitando la collera della decenza e della coscienza?

Il tutto a pro del trionfo dell’illegalità ingravescente, dell’intimidazione sottile e pervasiva, del ricatto capillare e radicato a spese di cittadini sempre più inermi e consegnati al malaffare.

Io non punterei il dito contro chi vede e non denuncia atti delinquenziali (latina oggi  del 15-4-2012). Questi atteggiamenti, come altri ( e le esperienze di molti di noi sono sature di consigli dissuasivi) sono anche figli dello scellerato e pretestuoso buonismo che nel mentre ha ipertroficamente illanguidita la personale e penale responsabilità dell’illecito per chi lo compie, dall’altra, espone al rischio personale, reale ed isolato la persona che osa farlo. È di questo che dobbiamo avere paura. Della infinita serie di conseguenze che germinano a profusione dal nostro sistema mortalmente  malato. Dell’ottundimento della mente e del dovere verso gli altri.

Abbiamo a che fare con istituzioni violente. Con amministrazioni fatte di sussiego e di apparenza. E per questo violenti. La violenza sottile e demolitrice dell’ascolto democratico negato. Della giustizia dileggiata. Della speranza infranta. Dell’equità contributiva vanificata. Degli interessi e dei valori comuni ridotti in cocci. Dell’abbandono capillare dei singoli e dei beni comuni alla prepotenza di chiunque. Della distruttiva apoteosi dell’oscurità di cuore e ragione.

Se questa è la nostra quotidiana abbuffata di notizie dalla città, non c’è che dire: è un bel piatto indigesto avvelenato da contorno di foto di politici e manutengoli dal sorriso fatuo, fagocitati dal loro stesso sterile quanto costoso tributo all’immagine, assisi tra  trafiletti di commedie- dibattiti  finti ed interminabili, fritti e rifritti…. e così sia.

Il tutto a dileggio di quei cittadini che credono ancora nel dovere civico di compromettersi e di lottare per il bene comune, di agire per una città umana e vivibile, di sognare  una rinascita democratica e civile, di arrestare e fronteggiare, se ancora possibile, la marea nera dell’insipienza, del protagonismo sfrontato ed ingannevole, la libertà suicida da assenza di regole e doveri, l’asfissia del sistema democratico.

Io credevo di essere, piccola, tra questi ultimi cittadini.  Sarà ancora possibile?

      Emanuela Verderosa

 Nelle foto: Circonvallazione latina (lato giardini) – Un giardino

 

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