L’autismo, un mondo interiore di notevole ricchezza
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Storicamente è noto l’articolo che lo psichiatra austriaco Leo Kanner (1896-1981, nella foto) pubblicò nel 1943, intitolato: “Disturbo autistico del contatto affettivo”, con il quale portava all’osservazione della comunità scientifica e psichiatrica in particolar modo, 11 casi di bambini «… le cui condizioni – precisava – differiscono così marcatamente e singolarmente da qualunque altro caso riscontrato finora, tanto da far meritare ad ognuno di questi e, io spero vivamente che ciò accadrà, una dettagliata considerazione delle sue affascinanti peculiarità». Da allora, a parte brevi “pause”, si è continuato a parlarne: sia la letteratura scientifica che i mass media di cronaca e divulgativi sfornano articoli più o meno concordi sulla “entità” Autismo. Come pure l’editoria con la pubblicazione di storie di vita vissuta, e la cinematografia con pellicole di notevole… penetrazione psico-analitica. È certamente un segnale positivo il fatto che tutti desiderino dare il proprio contributo alla collettività con l’informazione, affinché si sappia nel modo più corretto possibile in cosa consiste questo disturbo, quali l’incidenza e gli effetti.
A questo riguardo personalmente desidero contribuire con quanto segue. È stato appurato che l’Autismo (dal greco autòs, che significa se stesso e vuole indicare proprio una condizione di chiusura su stessi) è una patologia che l’Oms definisce come un “disturbo generalizzato dello sviluppo” a componente essenzialmente neurologica, ossia un disordine neuroevolutivo secondario ad alterato sviluppo del cervello. Compare generalmente nei primi anni di vita del bambino, ed ha una incidenza tra lo 0,6 e l’1%, ma con tendenza ad aumentare negli anni, proprio per il suo evidente riconoscimento. Si manifesta intorno ai primi due anni e mezzo di vita, anche se poco dopo la nascita, si possono già riscontrare i primi segnali. Ma nonostante la diffusione di massa permangono tuttora dubbi, paure e misteri che circondano l’autismo in conseguenza di passate teorie prive di qualsiasi base scientifica ed oggi totalmente sconfessate, ma anche perché, non sono ben note le cause che lo determinano. Infatti, tra le teorie vi sono le cause biologiche che si riferiscono a danni precedenti la nascita, su base genetica, tossica, infettiva. Inoltre, in questi ultimi anni si è giunti a considerare l’autismo non come una diagnosi definitiva, ma come una sindrome eterogenea, una descrizione di segni e sintomi di un disturbo comportamentale che si sviluppa nella prima infanzia, ma che dura tutta la vita.
L’autismo, come concordano gli esperti, si basa su tre gruppi di sintomi: difficoltà nella relazione, difficoltà nella comunicazione e modalità molto ripetitive, che possono essere corporee come nel caso delle stereotipie oppure frasi esasperatamente ricorrenti (ecolalia). I bambini affetti da autismo hanno dunque problemi di linguaggio, ma non solo: la comunicazione risulta alterata in ogni sua forma; oltre al linguaggio, spesso assente, è la comunicazione in generale ad essere compromessa. È pure assente la produzione gestuale e l’intenzionalità comunicativa, ossia la voglia che il bambino ha di comunicare con l’adulto o con il coetaneo. Secondo lo psichiatra Miche Zappella, in uno dei suoi interventi, riportati dal periodico Rotary Club di Siena del 2013, «i bambini autistici sono soggetti fortemente isolati che difficilmente entrano in contatto con gli altri: non guardano chi hanno intorno, quasi mai sostengono lo sguardo con l’altro, spesso non si lasciano toccare e accarezzare e sono visibilmente in difficoltà quando una persona si avvicina troppo a loro. I bambini con questa malattia tendono a stare molto per conto loro e spesso vengono descritti come bimbi buonissimi, perché trascorrono lungo tempo da soli senza farsi praticamente sentire».
Oltre alle benefiche iniziative di sensibilizzazione dei Rotary Club, anche i loro “simili” Lions Club dedicano i propri services al problema dell’autismo. Alcuni anni fa, i Lions torinesi in intermeeting tra diversi club, hanno dedicato un service per l’autismo, al quale ho partecipato con altri relatori, con l’espressivo tema “…Quando il mondo è muto, la comprensione e l’affetto si fanno linguaggio… per superare il muro del silenzio…”, per introdurre la considerazione che nel mondo ci sono esseri umani di tutte le età che stanno per ore a fissare piatti o altri oggetti che fanno girare come fossero trottole. Sono persone con un forte isolamento e incapaci di comunicare secondo i normali schemi umani; hanno bisogno di aiuto, comprensione e soprattutto amore. E più estensivamente, invitato a prendere parola, precisai: «Per ottenere possibili miglioramenti, bisogna considerare che non è fondata la distinzione avanzata in dottrina fra handicappati “recuperabili” e “non recuperabili” (non esistono handicappati radicalmente non recuperabili!), badando alla dignità che è presente indistintamente in ogni essere umano. Quindi, anche i soggetti affetti da autismo, come tutti i disabili, non solo hanno il diritto di vivere in seno alla propria famiglia (con i necessari supporti), ma hanno anche una dimensione sociale poiché rappresentano un continuo stimolo alla nostra capacità di amare al di là dei canoni consueti». Ma mi è altrettanto vivo il ricordo di un incontro sociale organizzato dal Distretto Scolastico di Cirié (To) nel 1996, nel corso del quale alcuni genitori esposero la realtà dei propri figli con il racconto (quasi favolistico) di un vissuto con l’intento di far conoscere i “drammatici” problemi dei disabili e delle loro famiglie, senza toni di tragedia ma con quel tanto di umorismo e allegria, che servono a ridimensionare anche i drammi più gravi. Testimonianze toccanti la cui eco riporta la palese certezza che i bambini autistici possono anche avere un limite nella comunicazione, ma è altrettanto certo che essi posseggono un mondo interiore di notevole ricchezza.