LE NOTIZIE DALLA CARATTERISTICA MONDANA

Troppo risalto ad eventi molto comuni per il solo fatto che i protagonisti sono noti al pubblico, ma i valori da evidenziare sono ben altrI…

di Ernesto Bodini *

Non c’è che dire: di fronte al diritto-dovere di cronaca non si discute, ma considerare la notizia del giorno la fine del matrimonio tra un noto ex calciatore ed una altrettanto nota presentatrice di reality, tanto da dedicare agli stessi un servizio televisivo e una-due intere pagine sui principali quotidiani nazionali per due giorni, mi sembra un eccesso. Peraltro sono eventi che hanno riguardato altre decine di vip, quindi non certo una novità! Anche se da ciò si deduce il coinvolgimento di fan e tifosi che sembrano essere assai amareggiati, come se i protagonisti fossero i loro genitori. Ma tant’è, la notorietà, anche se per certi versi a parer mio rasenta l’irrazionale, è fonte di pubblicità e perciò di maggior vendita dei quotidiani. Ma questa notizia rientrerebbe comunque nell’ambito della cronaca rosa solitamente ospitata nei settimanali, appunto, rosa; ed è immaginabile che nei prossimi giorni la suddetta notizia troverà ampi spazi proprio in quelle pagine mondane. Già, perché si tratta proprio di mondanità come tante altre simili e la divulgazione di queste sono talvolta facile terreno per emulazioni ed illusioni. In questo specifico caso, che non è l’unico, non creerebbe un gran danno per i tifosi e fan perché è il destino che designa chi saranno i prossimi calciatori e le prossime presentatrici in televisione, sicuramente pochissimi eletti a dispetto di tante altre persone dotate di un certo talento, molto più utili alla società e per ben altri ruoli, ma purtroppo disattesi, rinnegati, rifiutati in quanto non fanno audience e quindi non producono né vendita di giornali e né pubblicità. Con queste considerazioni non ho certo scoperto l’acqua calda, ma ho voluto mettere il dito su una delle piaghe della nostra società: la creazione di miti che si arricchiscono non lavorando ma divertendosi facendo ginnastica e giocando… e non mi si venga a dire che allenarsi e tirare due calci a un pallone sia un lavoro perché, in caso contrario, sarebbe un insulto ai “veri” lavoratori che si spaccano la schiena con lavori pesanti e usuranti o che rischiano la vita tutti i giorni a tutela della collettività. Quindi, verrebbe da dire che così va il mondo, ma questa è una affermazione superficiale e irresponsabile e chi osa affermarla dovrebbe rivedere il suo “status etico-sociale”, e chiedersi se è giusto che chi tira calci al pallone ogni domenica per alcuni mesi e “solo” per alcuni anni, debba avere introiti da capogiro; mentre a tutt’oggi nel nostro Paese oltre 5,6 milioni di residenti sono ulteriormente al di sotto della soglia di povertà, e molti altri sono disoccupati o precari. Naturalmente l’enfatizzazione riguarda da sempre tutti i tutti i protagonisti afferenti allo spettacolo del cinema, della televisione e dello sport, e anche se alcuni di loro dedicano una parte dei propri proventi per opere benefiche, io credo (da buon credente) che il modesto obolo della povera vedova sia ben più gradito a Dio rispetto alla generosità del ricco. Nulla di personale con i protagonisti citati in apertura dell’articolo (che peraltro nemmeno conosco) e successivi, ma ciò non sposta la mia critica anche perché la notorietà fagocitata dai mass media produce ulteriore ricchezza… per tutti loro. Sicuramente non sarò condiviso da molti, ma l’essere personali e anticonformisti significa non conformarsi a quella massa vociante e spesso anche delirante, che vede l’uomo (si noti la “u” minuscola) come un idolo che nulla insegna e nulla produce per il progresso dal punto di vista dei valori umani. Per contro, quando il modesto della porta accanto cade in disgrazia (perdita del lavoro, malattia, o peggio ancora quando muore), nessuno se ne accorge in quanto Persona anonima e, non facendo notizia, non è pane per i mass media. Del resto nel gergo giornalistico fa più notizia un uomo che morde un cane e non un cane che morde un uomo! Si dia pure spazio a tutti nelle varie professioni, ma con l’accortezza (questo è il mio modesto suggerimento) di valorizzare al meglio non ciò che fa notizia ma ciò che può portare beneficio alla collettività. È evidente che qui non si vuole togliere il pane a nessuno, ma al tempo stesso un invito a soppesare meglio ciò che vale e ciò che non vale, in modo da avere meno (inutili) proseliti al seguito di tanti “bei nomi da passerella”, ai quali auguro comunque salute e a serenità.

*(giornalista e opinionista)

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