Le Piagge(Fi), in ricordo di A. Caponnetto: giustizia, il dono più grande

 Nei giorni scorsi abbiamo informato dell’iniziativa organizzata domenica 5 dicembre dalla comunità di base Il Pozzo nel quartiere Le Piagge, a Firenze. Oggi vi proponiamo un commento di Nadia Pugi, presente all’incontro.

Non lasciare  mai senza spiegazione una parola difficile”….questa è una delle tanti frasi che campeggiano nel locale adibito al centro sociale Il Pozzo, creato nel 1997 all’interno del Quartiere Le Piagge in Firenze. Quando arrivo alle 15.00 mi guardo intorno, questo è l’avamposto della realtà virtuale a cui i mass media ci hanno abituato.

Le persone che incrocio sono cordiali, gentili, si conoscono e si salutano. Nell’ambiente adibito oggi all’incontro “Voglia di Giustizia” in ricordo di Antonino Caponnetto, si respira aria vissuta, intimità sociale, la sensazione che sprigiona è di essere aperto a tutti.

In alto campeggia la sigla GIAC , gruppo impegno e azione “una casa per tutti”, questa è la conferma ai miei pensieri. Oggi è la casa di chi desidera parlare di giustizia e reclamarla in ricordo di un importante magistrato morto otto anni fa, questi 200 mq sono invasi da sedie disposte in semi circolo e rivolte verso quello che sarà un apparente palco,

Il pavimento è fatto di parquet liso, basta guardarlo per ricevere le informazioni della storia che ogni giorno vive questo luogo. Non manca niente qua dentro, persino il plastico c’è, per fortuna che questo non è quello perfetto di Vespa ma è più che buono e rappresenta il quartiere Le Piagge.Ci sono libri vecchi,tanti disegni, fotografie, una macchina del caffè. I computer,sono stati portati via da chi la settimana scorsa ha per l’ennesima volta oltraggiato questi posti.. , dirà più tardi Don Santoro, un prete che vedo per la prima volta, un combattente in prima linea penso mentre lo guardo organizzare e muoversi all’interno di questo locale. Un prete che ha la fortuna di avere una grande dignità e rispetto verso il sociale e che ogni giorno lo dimostra non sottraendosi alle conseguenze dei suoi gesti.

Questo è l’avamposto della virtualità. Ancora non è iniziato l’incontro ma riesco a respirare l’aria di una domenica importante.

Arriva il Capo Procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, si guarda intorno e parla con Don Santoro, è rilassato, nonostante il lavoro faticoso a cui da anni si sottopone con grande umiltà. È un uomo in cui crede nella Giustizia come dirà durante il dibattito

All’incontro partecipa la moglie del Giudice Caponnetto, il figlio Daniele che fungerà da mediatore, la Dott.ssa Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino. Dalla morte del fratello, come Lei stessa ha detto ha iniziato a camminare da sola in un mondo inesplorato  e trovando la forza nella tragedia familiare ha alzato la testa e ha iniziato a combattere il fenomeno mafioso andando a parlare con le scuole, con quelli che domani saranno adulti per raccontargli cosa sia la mafia. Con l’ARCI ha dato vita alla Carovana antimafia e con Don Luigi Ciotti all’Associazione Libera contro le mafie. Dal 07/06/2009 è stata eletta europarlamentare nelle file del PD per volere di Dario Franceschini . Membro della commissione Libe, Libertà civili, Giustizia e Affari interni

Oggi si celebra l’ottavo anno dalla scomparso del Giudice Caponnetto, legato per amicizia e attenzione alla Comunità delle Piagge,  un lavoro di antimafia sociale e culturale, diranno qua al Centro sociale. Dalla comunità fu piantato all’indomani della morte un mandorlo, pianta tipica della Sicilia e  anticipatrice della primavera…, per non dimenticare.

Inizia l’incontro con la commemorazione intorno al Mandorlo per proseguire nei locali del Centro sociale a cui si assiste ad un filmato che genera un senso profondo di desolazione verso una giustizia mancata. Il video inizia parlando proprio della creazione del pool antimafia di cui il Giudice Caponnetto ne fu artefice, creando quella bellissima squadra di magistrati che condurrà al 1986 con il maxi processo le cui sentenze di condanna definitive giunsero nel febbraio del 1992.

L e foto di Borsellino Falcone e Caponnetto sfilano nel filmato per far posto al racconto del Giudice Caponnetto il quale racconta all’indomani del suo ritiro da Palermo la grande delusione originata da corvi e da quanti si misero contro questo pool indimenticabile.

E’ molto bella e rende completamente l’idea di chi era Antonino Caponnetto il libro da lui scritto “Io non tacerò”, la lunga battaglia per la Giustizia, editore Melampo, di cui riporto un discorso fatto durante un incotro con degli studenti nel maggio 1995:

“Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori. Convincete chi sbaglia. Rifiutate il metodo del saperci fare, questo vezzo italiano della furbizia. Non chiedete mai favori o raccomandazioni. La Costituzione e le leggi vi accordano dei diritti, sappiateli esigere

Chiedeteli! Esigeteli con fermezza, con dignità, senza piegare la schiena, senza abbassarvi al più forte, al più potente, al politico di turno. Dovete esigerli! Questo è un imperativo che deve sorreggere tutta la vostra vita. Abbiate sempre rispetto della vostra dignità e difendetela. E votate in modo consapevole, quando sarà il vostro momento. Votate in modo consapevole, non per ottenerne dei vantaggi, e tanto meno per fare dei favori o per ricambiare dei favori”

Straziato dalla morte prima di Giovanni Falcone e dopo da quella di Paolo Borsellino passa ai posteri l’affermazione fatta dal giudice “tutto è finito”. Sfilano sul video le stragi inquietanti delle morti dei due giudici e un attacco verso coloro , come sosterranno più tardi anche Rita Borsellino e Gian Carlo Caselli, che fino a quando i giudici erano in vita venivano definiti come professionisti della mafia per arrivare anche a chi avanzava l’ipotesi che fu lo stesso Falcone a mettere la dinamite sugli scogli all’Addaura; dopo le loro tragiche morti tutti sono diventati falconiani e borselliniani(consentitemi queste fan parole) solo per accaparrarsi consenso nella politica che di lì a poco diventerà politica virtuale. Ampie pagine di quanto accadde prima  e di quanto accadde dopo, tuttavia le verità sono ancora nascoste. Caponnetto ha sempre ritenuto meglio combattere chi parla piuttosto che combattere chi regna nell’indifferenza sociale e culturale. Come si può spiegare dove sbaglia chi dimostra indifferenze?

Gian Carlo Caselli ha interloquito con Rita Borsellino parlando infine dell’amicizia che lo legava a Caponnetto e dell’eredità a cui rispose quando arrivò a Palermo, ribadendo che Pool voleva e vuole dire fare squadra e che i traguardi raggiunti lo furono grazie a questa visione e organizzazione del lavoro all’interno della magistratura attraverso la circolarizzazione delle informazioni. Gian Carlo Caselli è un giudice di grande spessore, attaccato in passato per presunzioni di politicizzazione ma un uomo che tiene a distinguere legalità da giustizia, due concetti, due fenomeni che non sempre coincidono e che la giustizia va oltre la legalità. Sorrido a sentirlo parlare,finezze giuridiche, mi permetto di commentare, appoggiando peraltro in toto qualunque cosa egli abbia affermato ieri durante un incontro che ha dato sapore a  una domenica prenataliza e ha regalato alle persone presenti il dono più grande a cui tutti dovrebbero aspirare. Un mondo migliore in cui non esistano immunità e in cui si risponda alla legge e al popolo dei reati che si commettano e che infine venga dato spazio alle verità nascoste sulle numerose stragi che hanno dilaniato questo paese “mafioso”.

Nadia Pugi

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