L’etica, un modus vivendi responsabile e non demandabile
Il campo dell’etica, per quanto sempre più attuale, è a tutt’oggi molto complesso, soprattutto per la molteplicità delle diverse posizioni in grado di esprimere il valore della vita secondo le diverse culture e religioni. Ciascuno di noi può portare il proprio contributo nella individuazione di ciò che è il bene da realizzare. Ognuno di noi è autore della propria storia e della propria esperienza, e detentore dell’obiettivo valoriale di famiglia, con la propria sensibilità personale. Ed è in funzione di queste prerogative che si scopre come questa ricchezza morale è anche motivo di interpretazioni diverse su ciò che deve essere fatto, con posizioni che possono portare al disaccordo e alla conflittualità notevole nel discernere i valori. In realtà, i dilemmi morali e la diversità di vedute più che aumentare diffidenza e scetticismo, dovrebbero incoraggiare il dialogo e la reciproca collaborazione, sempre che il discernimento del valore non diventi imposizione di dominio… se non anche di oppressione. Posizione che risulta di per sé inaccettabile in una società che voglia dirsi, od ancor peggio reputarsi, democratica.
L’etica non è “optional” per nessun essere umano, ma la consapevolezza della peculiarità del nostro ruolo terreno. Occorre però saperla individuare e mettere in pratica senza complessi e senza timori, sapersi relazionare con discrezione e diligenza, con riguardo per i valori coinvolti, senza superficialità od eccessivo scrupolo. La noncuranza o il disattendere l’etica porta inevitabilmente all’insuccesso e pone serie difficoltà per chiunque, non solo nella relazione con i propri simili o per gli eventuali risvolti legali (di ordine pratico), ma anche per una “distanza” essenziale tra ciò che si è in quanto esseri umani di pari diritti e doveri, e ciò che si fa. Ogni individuo deve quindi riacquistare il ruolo e il valore della “sensibilità etica” e, a questo proposito, un autore sostiene che la sensibilità etica negli ultimi anni è andata lentamente affievolendosi, tant’è che molti problemi etici non vengono nemmeno riconosciuti come tali. A questa caduta di sensibilità corrisponde anche una caduta nel senso di responsabilità, intesa come volontà della persona di prendere decisioni in modo autonomo. E questo può trovare “giustificazione” nel meccanismo della consultazione facile, o della altrettanto facile delega ai propri simili, rinviando ad essi compiti che dovrebbero essere propri.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)