LIBANO: OLTRE 1000 MORTI E 100MILA SFOLLATI IN DUE SETTIMANE

COOPI: «I bisogni umanitari crescono di giorno in giorno. Migliaia di persone costrette a rifugiarsi in scuole e centri improvvisati. Fondamentale fornire subito beni di prima necessità»

Una nuova crisi si aggiunge a un 2024 segnato da un numero enorme di scontri bellici: quest’anno 1 persona su 7 nel mondo è stata esposta a un conflitto

«Oltre 1500 attacchi, più di 1000 vittime e migliaia di persone costrette ad abbandonare la propria casa e la propria vita nel giro di poche ore. La situazione in Libano in appena due settimane è diventata drammatica e i bisogni umanitari crescono di giorno in giorno». A lanciare l’allarme è COOPI Cooperazione Internazionale, presente nel Paese dal 2013, che è subito intervenuta sul campo per soccorrere la popolazione.

COOPI: «I bisogni umanitari crescono di giorno in giorno. Migliaia di persone costrette a rifugiarsi in scuole e centri improvvisati. Fondamentale fornire subito beni di prima necessità»

La situazione in Libano è rapidamente arrivata al collasso. «Intere famiglie hanno perso tutto e sono costrette a rifugiarsi in scuole e centri di accoglienza improvvisati. Chi può sta scappando, cercando rifugio nel Nord del Paese o in Siria», spiega da Beirut il Coordinatore regionale per il Medio Oriente di COOPI, Matteo Crosetti. «La popolazione in fuga ha bisogno di ogni bene di prima necessità – aggiunge – Per questo in queste ore stiamo offrendo assistenza alle persone che, spaventate dai bombardamenti e in cerca di un luogo sicuro, si sono riversate nei rifugi pubblici».

Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, negli ultimi giorni le bombe israeliane hanno già provocato più di 1000 vittime, di cui almeno 50 bambini, oltre 6000 feriti e più di 100mila persone in fuga dalle proprie case, che hanno fatto rapidamente triplicare il numero degli sfollati interni, arrivati, da ottobre 2023, a 350mila. Oltre 70mila persone si sono rifugiate nella vicina Siria. 

Gli operatori umanitari di COOPI, in particolare, stanno lavorando nel centro di formazione professionale nel Governatorato di Saida e in due scuole a 16Km da Tripoli, adibiti a rifugi collettivi. «In pochi giorni abbiamo accolto più di 1000 persone a cui stiamo garantendo due pasti al giorno, grazie all’allestimento di due cucine mobili, ma il bisogno umanitario è enorme e per ampliare il nostro intervento abbiamo bisogno di aiuto», conclude Crosetti.

Per sostenere gli sforzi umanitari è stata attivata una raccolta fondi urgente. È possibile offrire un aiuto sul sito dona.coopi.org/emergenza-libano/. 

NEL 2023, 59 CONFLITTI E 162MILA VITTIME. La guerra che sta devastando in queste ore il Libano è solo uno dei tanti conflitti che stanno scuotendo il mondo: nel 2023 sono state registrate 162mila vittime, in 59 conflitti con 34 Paesi coinvolti. In media, ogni giorno, hanno perso la vita oltre 400 persone, spesso nell’indifferenza generale.  «Oltre alle guerre di cui si parla in televisione, nel mondo ci sono numerosi conflitti totalmente invisibili, emergenze di cui nessuno parla e che vedono migliaia di persone soffrire o addirittura morire senza che nessuno nel resto del mondo se ne accorga. Nei primi sei mesi del 2024, ben 1 persona su 7, nel mondo, è stata coinvolta in un conflitto», ha spiegato il direttore di COOPI Ennio Miccoli, in occasione della presentazione, a Milano, del Bilancio sociale dell’organizzazione. «Spesso – ha aggiunto – si tratta di donne e bambini: il 2023, secondo dati Onu, ha visto aumentare del 72% il numero totale di vittime tra i civili, raddoppiare quello delle donne e triplicare quello dei minori. Un bambino su 5 oggi vive o sta scappando da una zona di conflitto. È fondamentale che l’opinione pubblica e la comunità internazionale prestino maggiore attenzione alle crisi umanitarie, sostenendo la popolazione coinvolta con ogni mezzo necessario».  

Il 2023, oltre alla guerra in Ucraina e al conflitto israelo-palestinese, ha visto numerosi altri Paesi affrontare scontri armati prolungati, con conseguenze disastrose per la popolazione civile. Conflitti e violazioni dei diritti umani hanno causato un numero enorme di vittime, feriti e sfollati anche in contesti come la Siria o il Sudan.

In Siria, ancora in ripresa dal terremoto del febbraio 2023, la guerra civile prosegue da anni, seppure a minor intensità: secondo Human Rights Watch, più di dodici milioni hanno abbandonato il paese dall’inizio del conflitto nel 2011 e quasi sette milioni sono ancora gli sfollati interni. A questi, negli ultimi giorni, si sono aggiunte anche decine di migliaia di persone in fuga dal Libano. Gli operatori di COOPI, presente nel Paese dal 2016 con interventi di protezione e progetti per la sicurezza alimentare, si sono mobilitati immediatamente per assistere le migliaia di rifugiati che arrivano al confine con il Libano, nella Rural Damascus, dove offriranno beni di prima necessità nei centri adibiti all’accoglienza.

Anche in Sudan la crisi umanitaria, innescata dagli scontri armati, prosegue. Le ostilità hanno già costretto quasi dodici milioni di persone ad abbandonare la propria casa, cercando rifugio in altre zone del Paese o nei Paesi vicini. La crisi è attualmente acuita nell’area sud-orientale da un’epidemia di colera, favorita da piogge e inondazioni, che hanno reso le condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche. COOPI, presente nel Paese ininterrottamente dal 2004, presta soccorso nei campi di accoglienza degli sfollati offrendo acqua potabile e beni di prima necessità.

NEL 2023, OLTRE 43 MILIONI DI RIFUGIATI. L’impatto di tutti questi conflitti si ripercuote non solo sulle popolazioni locali, negando a milioni di persone il diritto di vivere in pace e sicurezza, ma innesca anche massicce ondate migratorie che destabilizzano intere regioni: nel 2023 le persone rifugiate sono aumentate del 7%, arrivando a 43,4 milioni. E mentre la paura di essere uccisi, rapiti o torturati e la devastazione di infrastrutture, case e campi spingono sempre più persone a fuggire, le rotte migratorie diventano sempre più pericolose, mettendo ulteriormente a repentaglio la vita di tutti gli invisibili delle crisi dimenticate.

«Sostenere le nostre attività attraverso una donazione è un modo concreto per reagire a queste cristi sempre più violente e intervenire rapidamente a sostegno della popolazione civile, più o meno invisibili agli occhi del mondo occidentale», conclude Miccoli.

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