LIBERE MA OGGETTIVE CONSIDERAZIONI SULLA EVOLUZIONE UMANA

Si cominci a recepire la diversità dei popoli in quanto appartenenti ad etnie e non a razze, proprio per considerarli esseri umani e non animali…

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Da quado esiste l’uomo sulla Terra  sofferenze ed eventi ai limiti del concepibile sono un dato di fatto, ma al tempo stesso la continua evoluzione degli stessi e per le notevolissime diversità e atrocità, ci sprofonda nell’abisso dei misteri della vita. Fin qui nulla di nuovo, ma ciò che preoccupa è che nonostante i svariatissimi progressi in tutti i campi, il destino degli umani è in continuo peggioramento, quasi a voler rasentare parte della propria estinzione. Nulla di profetico in tutto ciò, ma viene da chiederci come si può vivere serenamente quando non si fa abbastanza per prevenire il prevenibile, come se non bastassero tutte le aberrazioni e nefandezze compiute dai popoli nelle varie epoche. Per chi è credente sarebbe portato a dire: «Dio crea e l’uomo distrugge», e questa non è retorica perché in effetti l’homo sapiens con la sua evoluzione generalmente è dotato di notevoli potenzialità, grazie al dono di quella che siamo soliti definire la preziosa “materia grigia”, in grado di realizzare cose strabilianti (a volte anche inimmaginabili), ma purtroppo anche assurde dal punto di vista della irrazionalità. Eppure nei secoli la stirpe si è evoluta e continua ad evolversi, ma un concetto che non riesco a concepire è il seguente: come è possibile, ad esempio, che una sola persona riesca a sottomettere un popolo imponendo la sua autorevolezza, e un’intera popolazione invece non riesce a tenere a bada questa “singola” persona che tende a dominare parte del mondo spesso in modo irrazionale? Io credo, mi si perdoni se dovessi sconfinare, che l’indole umana è generalmente dominata dal male (non c’é persona al mondo, se lo si vuole ammettere, che non sia stata sfiorata almeno una volta da un pensiero “aggressivo” contro i suoi simili, anche se istantaneamente rimosso, come del resto alcuni filosofi hanno dato ad intendere. C’è chi sostiene che alcune persone “malvage” trovano nella violenza l’espressione del loro essere, in quanto per loro l’aggressività è energia vitale, e la cattiveria è fatta di rabbia, tristezza, e può nascere dalla paura di non essere abbastanza amati o comunque considerati; altre, meno “malvage” ma ugualmente aggressive, sono mosse da mero spirito di emulazione e dal vile opportunismo. Socrate ci ha trasmesso la sua convinzione, ossia che compiamo delle cattive azioni perché siamo certi di ricavarne un bene, ovvero il piacere assurdo di vedere qualcuno soffrire come stiamo soffrendo noi, ma pare anche fosse convinto che l’uomo compie il male per ignoranza in quanto non conosce il bene… Su quest’ultima affermazione, posto che corrisponda secondo quanto riportato dai suoi discepoli, ci sarebbe da disquisire perché l’uomo sano di mente comprende perfettamente la differenza tra una azione malvagia e quindi lesiva, da quella di concezione opposta. Il paradosso è che se in epoche passate si credeva alle streghe mandandole al rogo, oggi tra le popolazioni emancipate (quasi tutte) questa “mentalità” è in parte superata, ma non abbastanza perché sono in aumento menti perverse (non dal punto di vista patologico) che coscientemente e quasi quotidianamente compiono atti lesivi a persone e a cose. A questo punto per ulteriore valutazione di tale comportamento entrerebbero in gioco varie competenze: scienza medica, giuridica, psicopatologica, antropologica, culturale, etc., con finalità di approfondimento al fine di contenere tale fenomeno che in parte sta “decimando” la stirpe. In buona sostanza, molte popolazioni non sono più sicure in quanto private della tutela e quindi della propria libertà… e questo in quasi tutto il mondo. Queste personali considerazioni dovrebbero essere la preoccupazione e all’attenzione di tutti ma purtroppo, chi dovere, non fa abbastanza o non è in grado di fare… E anche se nei Paesi più evoluti culturalmente e giuridicamente tale fenomeno è in qualche modo osservato e controllato, non c’è progresso di Legge che tenga se non si riesce ad intervenire quanto e come si dovrebbe a tutela della collettività. E poi, ci si è mai chiesto, in particolare, quali le cause che stanno determinando l’escalation del fenomeno cosiddetto femminicidio? Personalmente ho letto qualche cenno di ipotesi, che sembrano essere motivazioni più sterili che concrete, se non retoriche e quindi senza particolari approfondimenti. Tra le possibili cause, ad esempio, nessuno o pochissimi hanno il coraggio di puntare il dito sugli effetti della sempre più “incontrollata” apertura delle frontiere, e sulla conseguente difficile convivenza tra le varie popolazioni, sia per la forte differenza culturale che per i diversissimi usi e costumi… anche religiosi. Inoltre, a mio dire, pochi ammetterebbero pubblicamente l’incapacità e l’incompetenza di chi è preposto a gestire la “convivenza” di più etnie (volutamente non ho usato il termine razza, quindi non si tratta di razzismo).

A questo riguardo nemmeno Albert Einstein (1879-1955) concepiva il concetto di razza (se non dal solo punto di vista umano, che è un altro modo di intendere); come pure il filantropo e premio Nobel per la Pace Albert Schweitzer (1875-1965 – nella foto in Gabon), dedicandosi per l’intera esistenza ai negri dell’Africa, ha mai inteso tale abominevole concetto. Inoltre nel nostro Paese, se ben ricordo, il 30 maggio 2023 le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, hanno votato all’unanimità per l’abolizione del termine “razza” da ogni documento amministrativo della Repubblica Italiana, sostituendolo con il termine “nazionalità”. A mio modesto parere, provvedimento che reputo più razionale e rispettoso verso la persona, anziché pontificare politicamente con affermazioni dettate dalla retorica e dalla ipocrisia, per maggior concretezza sarebbe bene porre in evidenza esempi di umana solidarietà nei confronti dei popoli appartenenti alle cosiddette “minoranze” (ma non inferiori), assumendo il dovere di insegnare loro come vivere in un Paese che li ospita. Infine, si prenda atto che in Italia, il susseguirsi di certe libertà (peraltro meritoriamente conquistate) è il frutto degli eccessi e, come ogni eccesso, sta a dimostrare che in fatto di civiltà si sono fatti due passi avanti e tre indietro. Un ultimo suggerimento: sarebbe molto utile che chi di dovere di tanto in tanto rievocasse figure nobili del passato che, con il loro esempio, hanno dimostrato l’essenza del valore umano e con esso lo stimolo a migliorarci e a rispettarci. Illusione? Forse, ma intanto se ne prenda atto!

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