L'”impop-art” del pittore e scultore Arrigo Musti
Piante di ogni tipo illuminate da una luce fioca, in un piccolo terrazzo di via Mattarella a Bagheria (Pa), che fa da contorno ad un atelier ricco di opere d’arte realizzate da un artista di indubbie capacità. Lì ci ha accolto Arrigo Musti, il pittore bagherese che in questi ultimi anni ha fatto parlare di sé in diverse parti del mondo. Un avvocato pentito, si definisce Arrigo, che ha scoperto la sua vera inclinazione soltanto in età adulta. Un racconto davvero affascinante quello di un artista che parla della sua arte coinvolgendo chi lo ascolta facendolo entrare nei suoi dipinti e nel suo animo. Questo è quello che è successo anche a noi ascoltando le parole di un pittore di “impop-art”, come la definisce lui. Le sue sono spesso delle riflessioni sull’arte contemporanea, delle considerazioni sulla violenza del secolo “breve”, che si trasformano in immagini. Ci facciamo travolgere dalla pioggia dei dipinti esposti nell’atelier e dai volti senza occhi dei personaggi ritratti nei quadri di Arrigo. Questi i due elementi che attraggono maggiormente l’attenzione e che fanno da protagonisti nelle opere di Musti. “La pioggia -ci spiega l’autore- è una metafora, rappresenta il disfacimento e tende a distorcere un’immagine completa. Rappresentare la pioggia è come denunciare che qualcosa di esterno muta il corso della vita e degli eventi”. Ed è proprio questa pioggia che trasforma i volti dei personaggi dei suoi ritratti, proprio come l’acido solforico deturpa i volti di quelle donne del Bangladesh che hanno avuto la sola colpa di non mantenere una promessa di matrimonio e che sono state condannate a vivere da “diverse” e con dentro di loro un dolore che pochi riescono a vedere. Nei ritratti di Arrigo, però, questo dolore si evince, eccome, sembra proprio che questi personaggi raccontino la loro sofferenza. Ed è anche per questo che i protagonisti delle opere di Musti sono senza pupille: “Per chi vive certi drammi –spiega l’artista- le pupille sono una perpetua condanna, per questo preferisco trattenermi dall’istinto naturale del dipingerle”. I suoi personaggi non hanno pupille, mentre lui li guarda ed osserva con gli occhi del cuore e del sentimento. Una delle autrici del suo catalogo, Augusta Monferini definisce così il suo sguardo attento: “ è un occhio, il suo, commosso che intende denunciare torti e violenze che queste povere icone di vecchi o di bambini hanno subito. Il fuoco di un sentimento appassionato e potente le ha trasformate in maschere dolenti.” La pioggia rappresentata da Arrigo non ha solo una valenza negativa, spesso infatti l’autore la immagina come purificatrice, intrisa però di petrolio e sangue. Il lavoro di Musti non si ferma ad un’analisi esterna, ma cerca di immaginare ciò che i personaggi dei suoi dipinti provano. In questo lavoro di interpretazione Arrigo vede cadere questa “rain” che in questo caso non è purificatrice, sui bambini dalle pupille smarrite e cerca di mettersi per un attimo nei loro panni. Questo è quello che l’autore ha cercato di rappresentare nel lavoro Amniotic Rain, un’opera formata da cinque dipinti rappresentanti il ciclo di vita di una bambina nata con 8 gambe, nella quale l’autore ha cercato di concepire come la piccola potesse immaginarsi e vedersi. Un pezzo di questo puzzle che rappresenta la bambina indiana deforme, Amniotic Rain 1, è giunto tra i finalisti del Concorso Mondiale D’Arte Contemporanea Promosso Dalla Cattedra UNESCO Di Bioetica e Diritti Umani stabilita nella sede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dell’Università Europea di Roma, al quale hanno partecipato artisti di 23 nazioni. L’autore è stato invitato in quell’occasione ad interpretare creativamente l’ideale etico del rispetto per la diversità culturale e ad ispirare sollecitudine verso ogni vita umana. L’obiettivo sicuramente è stato raggiunto visti i risultati. L’opera giunta tra i 30 finalisti potrà essere visionata in un catalogo corredato dalla biografia dell’artista e da una sua spiegazione dell’opera stessa, che sarà distribuito a New York e in Italia e poi su richiesta anche nel resto del mondo.
Per chi volesse vedere dal vivo le opere dell’artista Arrigo Musti potrà farlo a Venezia. L’autore partecipa, infatti, fino al 28 novembre alla 54° Biennale di Venezia al Padiglione Italia presso l’Arsenale di Venezia, scelto dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, su richiesta del curatore Vittorio Sgarbi.
Occorre uno sguardo attento e sensibile per comprendere le opere di Musti, vi invitiamo a guardarle con attenzione e ad apprezzarle e chiudiamo con una sua frase che esprime precisamente questo concetto.
“Mi stupisce lo stupore di chi osserva i miei dipinti senza guardarli”. (A. Musti)
Giusy Chiello
Redattore Capo
giusy.chiello@ilmiogiornale.org
Foto: Elisa Martorana
complimenti alle nostre girls per il bellissimo servizio e all’artista per il messaggio racchiuso nelle sue opere
mio dio non sapevo della bambina nata con 8 gambe!!! non ho parole, sapevo che quella tua opera doveva sicuramente significare qualcosa di forte…avrei dovuto chiedertelo subito anzichè restare nello sbalordimento dubbioso. Ora ho letto questo articolo e sto vedendo il video…. che notizia!!
in verità non avevo visto queste immagini, ma solo quelle con lo sfondo verdino… 🙂 meglio tardi che mai…..
e la motivazione, cioè di partecipare a quella specifica richiesta….
quindi : grazie per la condivisione 🙂
”credo che la bellezza non sia nelle cose o nelle persone ma in qualsiasi tentativo di salvaguardarle” mi piace questa frase, bravo 🙂
L’impop art meglio della pop art! Grazie Giusi di scoprire sempre cose belle!