L’irrazionale comportamento umano in continua ascesa
L’evoluzione dei tempi e degli eventi sta sempre più impoverendo l’umanità
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
I potenti del mondo non ne vogliono proprio sapere! I conflitti nel mondo orientale e soprattutto parte del continente africano, persistono e non c’è giorno che centinaia di esseri umani perdono la vita e molti altri rimangono feriti, anche irreversibilmente. Attualmente questa sorta di “mattanza”avviene in Egitto dove è in corso una rivolta popolare contro il Governo; nel Mali il conflitto riguarda i tuareg e i militanti islamici; in Nigeria la guerra è contro i militanti islamici; una guerra civile si sta svolgendo nella Repubblica del Centroafrica; nella Repubblica Democratica del Congo è sempre più aspro il conflitto contro i gruppi ribelli; in Somalia continuano gli scontri contro i militanti islamici; in Sudan è guerra contro gruppi ribelli, e in Sud Sudan è sempre guerra civile. Ma a che pro? E fino a quando questa carneficina, quotidianamente “rimproverata” dal Pontefice, la cui voce pare essere sempre più “inascoltata” sino a disperdersi nel deserto della cecità e della sordità umana? E cosa hanno insegnato secoli e secoli di storia con altrettanti eccidi ed atrocità dettati dall’odio, dalla cupidigia, dalle più diverse fedi religiose ed altro ancora, di quanti si sono resi responsabili? Innumerevoli le generazioni e gli strati sociali che hanno avuto un ruolo (diretto o indiretto) nella distruzione del genere umano, sempre più conoscitore di morte e portatore di atroci sofferenze per il cui risanamento fisico e psicologico sono necessari più generazioni e anni e anni di dedizione.
A queste realtà il genere umano più savio (e “superstite”) nel corso dei secoli ha dedicato enciclopedie e innumerevoli documenti a ricordo, testimonianza e monito ma, purtroppo, sono solo pagine magari solo lette e che poco o nulla hanno insegnato. Tra i miei documenti d’archivio uno riguarda l’Istituto di Rieducazione per minorenni mutilati di guerra a cura del Ministero dell’Interno – Direzione Generale Assistenza post bellica, ufficio provinciale di Parma, datato 29 febbraio 1948. L’introduzione riguarda la ricostruzione della personalità umana di milioni di italiani che la guerra fascista e le sue apocalittiche conseguenze avevano moralmente e materialmente travolto; un’opera affidata al Ministero dell’Assistenza post bellica (Dlgs n. 425 del 31/7/1945, dell’allora presidente del Consiglio Ferruccio Parri (nella foto). Ed è così che a Parma ha preso forma l’Istituto di Rieducazione per Minorenni Mutilati di Guerra e nel suo contesto il Centro di Chirurgia Ortopedica per volontà del ministro Lussu come “emanazione” della Divisione minorenni lesionati di guerra. Questa sede nel centro della provincia emiliana (convento dei Padri serviti nel Cinquecento), inizialmente infermeria presidiaria, in seguito fu acquisita dalla Fondazione Pro Juventute Don Carlo Gnocchi con lo scopo di rieducare il bambino mutilato di guerra attraverso metodi razionali per l’orientamento della sua personalità, e soprattutto per un fattivo avviamento al lavoro determinato dalla convergenza tra vocazione e attitudine in stretta dipendenza con la minorazione psico-fisica imposta dal trauma bellico.
Una realtà che ha visto la presenza di migliaia di piccoli mutilati di guerra e civili di guerra (i mutilatini di don Gnocchi), le cui amputazioni hanno messo a dura prova chirurghi e ortopedici per decenni, ma anche tecnici riabilitatori che ingegnosamente hanno contribuito a creare nuovi arti (inferiori e superiori) favorendo il piccolo mutilato nel recupero della sua autonomia. Sforzi sovrumani, particolarmente tali in un periodo di totale degrado economico-finanziario e materiale della Nazione, ma anche morale e spirituale in considerazione del fatto che hanno pagato i minori innocenti per la irresponsabilità degli adulti di una guerra fratricida, quale è stata il secondo conflitto mondiale.
Eventi del secolo scorso, per la verità non troppo lontano, ma che si vanno perpetuando con altri innumerevoli conflitti che da anni interessano diverse nazioni e milioni di essere umani. Ma c’è da chiedersi: perché sopprimere persone che non rinasceranno, e distruggere beni che probabilmente non verranno più ripristinati? Eterni quesiti che accompagnano l’umanità da sempre, e forse proprio perché non hanno risposte, la rassegnazione pare avere il sopravvento. Ma tant’è, l’uomo crea, l’uomo distrugge, e la sua esistenza continua ad essere un percorso sempre più impervio che forse solo il buon Dio (per chi ci crede) può mutare insegnandoci a considerare i nostri simili e i beni della Natura come ricchezza comune, senza distinzioni, con gli stessi meriti e gli stessi doveri.