L’IRREVERSIBILE PLATEALITÀ DEI POLITICI
Per i nostri rappresentanti umiltà, modestia e sobrietà sono un optional.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Cosa c’è di meglio per un politico per farsi una ostentata pubblicità in previsione delle elezioni? Ormai il narcisismo e la “sfrontatezza” più eccentrica non hanno più limiti, anche per il giovane e baldanzoso ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Navigando sul sito dell’Ansa (14 settembre) lo si vede tra le braccia della folla particolarmente entusiasta, indossare la maglia sportiva dell’ex calciatore Maradona, e dispensare promesse a destra e a manca. Vi immaginate se facesse altrettanto un premier di nome Mario Draghi, o addirittura un presidente della Repubblica di nome Sergio Mattarella? Personalmente ritengo a dir poco inconcepibile che rappresentanti di una Nazione che si ritiene essere tra le più democratiche al mondo, dare un certo sfoggio e per certi versi senza ritegno perché modestia e sobrietà non fanno parte del loro “bon ton” istituzionale, come si dovrebbe invece convenire… Queste performance di esultanza plateale stanno infettando un po’ tutto il mondo politico da qualche decennio a questa parte, sia pur con sfumature comportamentali diverse, magari camuffate dalla pseudo compostezza. Del resto, in fatto di esibizionismo-narcisismo Matteo Salvini ha fatto e fa scuola, con il vezzo di indossare una maglia o una tuta in rappresentanza di un Movimento associativo o addirittura di una Istituzione pubblica, per non parlare dell’esibire in modo “quasi convulso” un crocifisso o una corona del rosario; una sorta di gratuita blasfemia che, a mio parere, va ad offuscare i sia pur seri intenti promozionali a favore dei suoi concittadini…, ma soprattutto dei suoi fan insieme a lui assetati di selfie… ad imperitura memoria (ma di chi?). Il nostro Paese, già fin troppo distratto da intrattenimenti ludici vari e di notevole sfoggio, in realtà sembra non tener conto dei consistenti problemi esistenziali, includendo anche quelli di politica internazionale che direttamente o indirettamente ci riguarda, e non poco! Una volta si diceva che la politica è una “faccenda” seria, e di conseguenza anche i suoi esponenti al potere e chi si voleva candidare, ma con il tempo tale impegno che gli interessati osano definire professione (anche se molti di essi hanno già una professione primaria), tale serietà è venuta sempre meno. Per fare un altro esempio non sono pochi i casi in cui parecchi politici si sono azzuffati durante le sedute in Parlamento, un comportamento vergognoso e quindi di cattivo esempio per la Nazione… che solo per rispetto (di pochi) ho voluto scrivere con la N maiuscola.
Di conseguenza viene da domandarci da chi dobbiamo essere rappresentati, se tra gli eletti il grado di etica ha subito un declino? Del resto i fatti sono fatti, e negarli sarebbe mera ipocrisia. Quindi, ben si vada a votare, ad onorare quello che si ritiene un diritto-dovere del cittadino, ma mi si dovrebbe spiegare dove inizia e finisce il diritto e dove inizia e finisce il dovere, e soprattutto se l’uno prevale l’altro perché, a parer mio, la simbiosi concettuale e soprattutto pratica dei due termini, allo stato attuale lascia il tempo che trova… Detto ciò, non è mia intenzione “disorientare” i miei connazionali, ma più semplicemente porre in evidenza quanta irrazionalità persiste tra molte persone, che non hanno compreso che dal punto di vista della pubblicità la politica non è un prodotto commerciale di consumo, dal quale scaturisce la formula: “Compri tre, paghi due”; inoltre, individuare chi ci può rappresentare implica il conoscere le loro (palesi?) competenze e la loro (poca?) propensione al potere, anche perché la politica è forse l’unica professione per la quale, purtroppo, non si considera necessaria nessuna preparazione specifica. E i sisultati in gran parte si possono constatare dalle notevoli carenze e disomogeneità nel pianificare (vedasi ad esempio la gestione della pandemia, sic!). A questo riguardo, lo scienziato statunitense Benjamin Franklin (1706-1709) affermava: «If you fail to plan, you are planning to fail» (Se non riesci a pianificare, stai pianificando di fallire).
La foto in copertina è tratta da Il Mattino, quella in basso da Il Riformista