Lo “Space electronic” a Firenze: venerdì convegno, martedì concerto
Estate Fiorentina 2012
Associazione Emmepi Eventi
Elettricittà
a cura di Bruno Casini
Lo Space Electronic a Firenze
culture underground ’70
Convegno e concerto: venerdì 20 e martedì 24 luglio, Firenze
Sul suo palco sono passati Living Theatre e Dario Fo, Rory Gallager e Van Der Graaf Generator… Curata da Bruno Casini, la rassegna “Lo Space Electronic a Firenze” rende omaggio ad uno degli spazi cardine delle culture underground ’70.
Oggi verrebbe liquidato sotto l’effimero capitolo delle “discoteche”… Ma lo Space Electronic di via Palazzuolo sta a Firenze come il Marquee a Londra o come l’Electric Circus a New York. Un locale che ha fatto la storia. E non solo musicale, viste le architetture radicali, dettate dai concetti di “Media Environment”, che ispirarono gli architetti-fondatori.
Lo Space Electronic a Firenze – nell’ambito del progetto Elettricittà presentato dall’Associazione Emmepi Eventi per Estate Fiorentina 2012 – si articola in due appuntamenti.
Venerdì 20 luglio alle 16,30 (ingresso gratuito) presso il locale di via Palazzuolo è in programma il convegno “Space Electronic, Londra a Firenze”, insieme a molti protagonisti e aficionados delle prime, indimenticabili, stagioni: tra gli ospiti musicisti di lungo corso come Vincenzo Ponticiello, Giuliano Colivicchi, Riccardo Cioni, Filippo Milani, Graziano Miai, Tony Sidney, Stephen Head oltre a due co-fondatori, Carlo Caldini e Mario Bolognesi, allora come adesso al timone dello Space.
Martedì 24 luglio al Parco di Villa Strozzi (via Pisana, ingresso 10 euro) spazio alla musica con Gli Spettri, capiscuola del prog-rock e dell’hard-rock fiorentino, tornati alla ribalta proprio in questi mesi dopo il rocambolesco ritrovamento, e l’immediata pubblicazione, di un demo targato 1973. Con loro i Now, altro nome di spicco delle prime stagioni Space Electronic.
Lo Space Electronic a Firenze
culture underground ‘70
Space Electronic inaugura nel febbraio del 1969, grazie all’iniziativa di Mario Bolognesi, Fabrizio Fiumi e Carlo Caldini. “L’idea di aprire un posto così – spiega Caldini – viene fuori da una discoteca di New York, l’Electric Circus, che avevo visitato nel 1968. Questo si trovava nel Greenwich Village, era uno spazio grandissimo, fatto di pareti che venivano bombardate di immagine, diapositive, spezzoni di film e liquidi colorati, dove si alternavano gruppi dal vivo e musica registrata”.
In quel periodo era esplosa la filosofia di Marshall McLuhan con “Gli Strumenti del Comunicare”, attraverso le nuove tecnologie si potevano amplificare le possibilità umane e quindi la comunicazione visiva era fondamentale. Queste idee stimolarono la nascita dello Space Electronic a Firenze, all’epoca crocevia internazionale di genti. Sia Caldini che Fiumi appartenevano ad un gruppo di architettura radicale, concettuale: ingredienti culturali fondamentali per la filosofia dello Space Electronic: “A Firenze la facoltà di Architettura era un riferimento per molti gruppi come Archizoom, Super‐Studio e il 9999”.
Uno dei primi spettacoli ospitati fu Paradise Now del Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina, dove il loro slogan era “vivere senza passaporto”. Passarono dallo Space anche spettacoli della Comune con Dario Fo e Franca Rame.
Lo spazio era un’officina per rettifica motori; appena aperto diventò un riferimento per le band; si formarono tantissimi gruppi divisi per tribù, quelli che seguirono John Mayall, quelli che seguirono Eric Clapton ed altri Jimi Hendrix. Vi erano i patiti della chitarra Fender e quelli della Gibson; fondamentali per i cultori della musica rock.
“Lo Space Electronic – continua Caldini – era un contenitore dove sulle pareti mandavamo di tutto, immagini, spezzoni super8, film, era il concetto dei media environment”.
I gruppi che suonavano proponevano spesso cover di gruppi inglesi e americani, ma vi erano anche band come Le Madri Superiori che erano fornite di un repertorio proprio. Parecchi sono gli artisti che si sono esibiti in questo locale, da citare: Paolo Uccello (solo sul palco con tastiere, moog, chitarre filtrate), Tony Sidney, Flavio Cucchi, Paolo Tofani…
Per il reclutamento delle band straniere si andava direttamente a Londra, in locali come il Marquee in Wardour Street oppure il Greyhound. Ancora non esistevano i management, quindi dopo l’esibizione si potevano contattare direttamente i gruppi nei club e di conseguenza offrire loro un soggiorno e dei concerti allo Space di Firenze.
Fra le band di spessore internazionale che si sono avvicendate si ricordano: Rory Gallager, Van Der Graaf Generator, Atomic Rooster, Audience, Brian Auger, If, Canned Heat, Renaissance. Anche gruppi italiani quali: Premiata Forneria Marconi, Pooh, Formula 3, New
Trolls, Nuova Idea, gli Spettri e cosi via.
Tutta questa filosofia andò avanti fino al 1975, dopo scomparvero la musica dal vivo e i concerti internazionali, cominciarono le contestazioni del movimento di controcultura con gli slogan “la musica è di tutti, musica gratis”. Con l’avvento della Febbre del Sabato Sera allo Space non restò che adeguarsi ai tempi, diventando solo una discoteca. “Ma al suo interno non si può non respirare e sentire ancora le vibrazioni rock”.
Lo Space Electronic a Firenze
culture underground ‘70
Venerdì 20 luglio – ore 16.30 – ingresso libero
Space Electronic – via Palazzuolo, 37 – Firenze
Space Electronic, Londra a Firenze
convegno
Partecipano Carlo Caldini e Mario Bolognesi (fondatori e attuali responsabili dello Space Electronic), Marco Ferri (giornalista e critico musicale), Vincenzo Ponticiello (del gruppo Spettri) and friends, Giuliano Colivicchi e Riccardo Cioni (del gruppo Now), Flavio Cucchi (musicista, ex Madri Superiori), Filippo Milani (produttore Sensations Fix), Graziano Miai (storico Dj dello Space Electronic), Pino Pini (del gruppo Noi 3), Mauro Sarti (musicista), Richard Ursillo (musicista), Jerry Gherardi (musicista), Tony Sidney (DOC Thompson), Stephen Head (Sensations Fix).
Martedì 24 luglio – ore 21 – biglietto 10 euro
Parco Villa Strozzi – via Pisana – Firenze
GLI SPETTRI
NOW
in concerto
Nel rovistare fra le mille cose conservate nella cantina di via Ghibellina 26, vero e proprio laboratorio musicale dei fratelli Ponticiello per oltre 30 anni, ecco che spunta un vecchio nastro bobinato. Per ascoltarne il contenuto occorre uno di quei vecchi registratori Revox, molto in voga alla fine degli anni ’60. Con molta sorpresa, l’audizione del nastro svela un’opera registrata da “ Gli Spettri”, risalente al 1972.
Il gruppo nasce a Firenze 1964, in pieno fermento beat, e comprende: i fratelli Ugo e Raffaele Ponticiello (voce e chitarra), Giuliano Giunti (basso) e Ubaldo Paolanti (batteria), che presto viene sostituito da Mauro Sarti.
I primi anni beat vedono Gli Spettri incidere alcuni 45 giri, con uno stile che dal vivo aveva un impatto dirompente sul pubblico, visto anche che il gruppo è stato il primo a Firenze ad usare amplificatori per chitarra GRS da 100 watt, una potenza inaudita per l’epoca.
Questi sono anni segnati da alcuni significativi cambi di formazione, nel 1968 Sarti già viene sostituito da Giorgio Di Ruvo, proveniente dai Players, gruppo rythm and blues, mentre entra nel gruppo l’organista Alessio Rogai, che abbandonerà nel 1970 in favore di Stefano Melani.
Un altro bassista, Giuseppe Nenci, transita brevemente nella band nel ’70, (ma al suo posto arriverà l’anno successivo il più giovane dei fratelli Ponticiello, Vincenzo). La svolta verso altre atmosfere musicali arriva proprio dal 1970, il beat è oramai un genere esaurito e nel repertorio dal vivo del gruppo compaiono cover di pezzi dell’ambito rock, si va dagli Spirit ai Deep Purple, passando per i Black Sabbath. In sala prove la band inizia a creare sessioni con composizioni originali sulla base di una nuova sensibilità sviluppatasi dall’ascolto dei dischi e gruppi che influenzavano i singoli musicisti, oltre ai già citati c’erano anche Colosseum, King Crimson, tutto quell’immaginario che solo dopo è stato classificato come “prog”, ma che all’epoca era identificato come “avanguardia”.
Il concept che il gruppo crea è davvero particolare, si sviluppa su testi scritti dal cantante Ugo Ponticiello, e narra di un uomo che attraverso una seduta spiritica ricerca se stesso, abbandonandosi alla metafisica e all’Aldilà per ricercare una ragione di vita, ma trovandosi solo a vivere un terribile e reale incubo, dove trova se stesso, ma abbrutito da tutti i mali della società moderna. La parte musicale sviluppa una suite con un impianto di base rock, con chitarra elettrica, basso, batteria e organo Hammond, che coesistono in un sound che sa anche sperimentare.
La composizione diviene unico repertorio proposto dal vivo nei tantissimi concerti tenuti dalla band, nei maggiori festival pop, soprattutto tra Toscana e Lazio, al fianco dei maggiori gruppi esponenti del genere. “Gli Spettri” vivono una stagione molto creativa nel mondo della musica d’avanguardia suonando in vari festival a fianco di gruppi come “Jumbo”, “La vecchia locanda”, “La nuova idea”, ed anche con gli affermatissimi “New Trolls”, “Le orme” ed “Il Banco del Mutuo Soccorso”.
Questa suite venne composta nel 1970/71, ma registrata soltanto nel 1972 in un unica sessione, e rimasta inedita fino ad oggi, per un disco che di fatto doveva uscire ma non vide mai la luce. Con la seconda metà degli anni ’70, le nuove tendenze musicali, ed un sempre maggiore disinteresse del pubblico nei confronti di una musica colta e da ascolto, porterà il gruppo a trasformare le proprie scelte ed il progetto Spettri rimarrà in sospeso fino al 2011. Con l’esplosione della dance-music, il gruppo si trova a combattere con disastrose difficoltà economiche e con la conseguente impossibilità di pubblicare il concept-album omonimo e svaniscono nel limbo silente dell’indifferenza, rimpiangendo assai l’inferno musicale da cui erano stati evocati.
In quel periodo tutte le forze culturali, sbocciate durante le rivolte degli anni 70, si trovano in competizione l’una con l’altra per attirare l’attenzione di un pubblico diversificato e frammentato più di quanto fosse mai stato. Si chiuse così uno dei capitoli più proficui ed innovativi della musica rock in Italia.
I NOW nascono Firenze alla fine del 1970 dall’unione di cinque musicisti provenienti da altre esperienze sonore. Giuliano Colivicchi canto, sax e flauto (Doc Thompson, con Anthony Sidney); Riccardo Cioni all’organo Hammond e Fabio Portera al basso (Knights), Stefano Londi alla batteria e Ezio Turrini alla chitarra (Eccentrics).
La band crea un repertorio di brani ispirati al genere progressive inglese del periodo. Per tutto il 1971 suona ripetutamente allo Space Electronic, anche a fianco di Audience, Brian Auger e altri nomi noti. Partecipano con buoni risultati al primo Festival d’Avanguardia di Viareggio (Torre del Lago) e suonano al Piper di Viareggio. Il gruppo interrompe l’attività nel 1972. A 40 anni di distanza, tornano con una line-up allargata: Giuliano Colivicchi canto, sax e flauto Canto, Stefano Londi alla batteria, Ezio Turrini e Roberto Lalli alle chitarre, Fabio Portera al basso, Piero Cipriani alle tastiere.
Lo Space Electronic a Firenze
Culture underground ‘70
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