Lo stress una condizione sociale sempre più coinvolgente
di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)
Oggi, la parola Stress, fa ancora paura? O comunque preoccupa le persone presumibilmente più soggette? Se si analizzano certi comportamenti sociali (sia a livello individuale che collettivo) è facile incontrare persone che, a vario titolo, conducono un’esistenza… stressata. Ma cos’è lo stress? È un fenomeno che gli esperti hanno definito “il morbo del successo”, e per dirla in modo più popolare è il “morbo dello strafare” o dell’ambizione senza limiti. È una condizione di “sofferenza” che pare inizi sui banchi di scuola e rischia di compromettere le aspettative di vita. Ma secondo alcune fonti la parola stress pare non abbia più un significato certo, anche se è bene ricordare che il termine deriva dal linguaggio dell’ingegneria che indica la forza applicata a un corpo senza modificarne le caratteristiche; ossia non designa più nulla (o quasi) di preciso, tanto è esteso l’uso che se ne è fatto. In realtà il problema esiste, eccome, ed è sempre più ampia la soglia del coinvolgimento, soprattutto nelle società occidentali, tanto da annoverare sempre più persone che soffrono di questa condizione psicofisica di indubbio coinvolgimento sociale. Il manager, ad esempio, secondo una valutazione ormai divenuta comune ai più, per essere considerato tale dovrebbe avere nel proprio “curriculum” anche la valutazione di “stressato”. In realtà il livello di stress potrebbe equivalere a quello di qualsiasi persona che a causa di notevoli ruoli di responsabilità, mancanza di tempo e della vita sempre più convulsa, non sono necessariamente fonti di tensioni e di disagio psico-fisico. Ma in molti e particolari casi il fattore stress sembra preoccupare non poco, sino ad interessare per competenza la Medicina del Lavoro in particolare e la Psichiatria. Infatti, il progredire delle tecnologie moderne (ormai da decenni), l’avanzamento dei processi organizzativi e produttivi, ed un sempre più marcato sentimento di insicurezza, comportano crisi di adattamento anche in un settore lavorativo, come quello manageriale (in primis…), considerato in passato quasi immune da problematiche di insoddisfazione o di stress.
Oggi, invece, la situazione sembra essere diversa perché il manager si trova compreso tra le necessità organizzative e produttive-gestionali, e le resistenze dei lavoratori soprattutto subalterni ad accettare ritmi lavorativi sempre più incalzanti. Lungimirante, ad esempio, la pellicola “Tempi moderni” del 1936, il cui interprete Charlie Chaplin impersonava l’operaio in una fabbrica la cui mansione era quella di stringere i bulloni alla catena di montaggio, con gesti ripetitivi, ritmi disumani spersonalizzanti. Anche se la trama va ben oltre, basterebbe questa prima parte iniziale per immaginare lo stress come conseguenza dei tanti Charlot. Ma torniamo ai tempi nostri… È relativamente recente la segnalazione di una nuova sindrome che colpisce soprattutto le donne. Inizialmente è stata individuata in quel tipo di donna manager che gli americani chiamano “tiger lady” (donna tigre); poi, si è scoperto che la Fess (Female Excutive Stress Syndrome), ovvero, stress della donna in carriera, è riscontrabile in qualsiasi donna che lavori fuori casa. Si tratta di un tipo di stress diverso sia da quello dei colleghi maschi, sia da quello che colpisce le casalinghe, le quali sembrano piuttosto propense a sviluppare depressione, piuttosto che Fess. Secondo gli esperti, nei casi più gravi può arrivare a un vero e proprio sdoppiamento della personalità o alla negazione della propria femminilità.
Sulle condizioni dei manager con poteri di comando ci si potrebbe rifare citando qualche illustre personaggio attuale e del passato, come l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che per anni ha occupato una poltrona non troppo rilassante…; probabilmente gli effetti dello stress si saranno fatti sentire nel tempo: dalla poltrona allo sgabello… L’ex segretario del PD Massimo D’Alema, che per lungo tempo non ha conosciuto gli effetti dello stress ma poi, con il superamento del suo ruolo…; come pure l’ex ministro degli Esteri Lamberto Dini, che è stato un grande esperto di stress dalla sintomatologia internazionale… Per non parlare poi di Giulio Andreotti, che fu tutto e di più per decenni, il quale però dello stress non ne ha fatto forse una malattia, ma ha forse avuto la costante “preoccupazione” per detenere certe posizioni… da una poltrona all’altra. In questa piccola schiera del passato non poteva mancare la figura dell’ex magistrato e ministro dei Lavori Pubblici e delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, simbolo unico di “mani pulite”, la cui condizione di stress lo ha divorato sino a “spogliarlo” platealmente della sua toga… E che di re dell’ex senatore e leader di Lega Nord, Umberto Bossi? Sicuramente ha convissuto con lo stress anche se i disturbi ha cercato di minimizzarli “colorandoli” di verde; uno stress allargato a famigliari ed accoliti tanto da aver “stressato” seguaci e Italia intera. Per chiudere questa breve carrellata non si può non citare l’ex senatore e avvocato Gianni Agnelli, che è impensabile non abbia sofferto di stress per mantenere posizioni, ruoli e quant’altro…, mentre il critico d’arte Vittorio Sgarbi (più storico che critico, in quanto potenzialmente possiamo essere tutti critici), che pare soffra tuttora di una particolare forma di stress, se non altro per l’ossessivo rituale nell’accarezzare il suo ciuffo ribelle ed esibizionista. Ma vale la pena fare la chiosa citando l’ex premier Matteo Renzi, il cui ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri (dal febbraio 2014 al dicembre 2016) lo ha stressato non poco, non solo per le innumerevoli presenze come oratore (prolisso e retorico), ma anche, se non soprattutto, per gli infiniti selfie dalle pose più inverosimili e con chiunque… E se questo non è stress, vorremmo tutti (o quasi) ricoprire una carica istituzionale… anche senza sottoporsi ad inutili e ipocrite pose di selfie.