LOUIS PASTEUR NEL 135° DELLA MORTE
Un ripasso della Storia come utile confronto con la nostra epoca
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
È noto a tutti che l’Umanità è costellata di non pochi nomi illustri alla quale hanno dato il meglio di sé con il loro pensiero, il loro esempio e la loro attività. Fra questi, non solo filosofi, storici, biografi, poeti, artisti e letterati ma anche scienziati votati alla Medicina e quindi alla tutela della salute e della vita dei loro simili. E proprio in questo periodo di pandemia, che sembra andare per le lunghe, tra i tanti vorrei “scomodare” (soprattutto per i cosiddetti anti vaccinisti) il chimico e microbiologo francese Louis Pasteur (1822-1895, nella foto di copertina un ritratto) detto anche il padre della Microbiologia, tra i primi studiosi e sostenitori di questa moderna disciplina. Oggi lo ricordiamo molto bene per il processo di pastorizzazione del latte, ma anche per aver creato il vaccino per la rabbia e per il carbonchio ematico, scoprendo il vero principio della vaccinazione. Ma in realtà, come avvenne tale scoperta? A causa di un incidente in quanto, per studiare i polli, Pasteur iniettava nei suoi soggetti il batterio indebolito ma con questa metodica il microbo che era stato manipolato non faceva ammalare i polli. Quando poi provò ad infettarli col batterio sano, vide che i soggetti non si ammalavano più perché il batterio indebolito li aveva resi completamente immuni. Nel 1850 questo scienziato, oggi poco menzionato nonostante la realtà in cui viviamo, provò che il batterio indebolito era la cura alla malattia stessa; una scoperta che ha come base gli studi condotti dal medico e naturalista britannico Edward Jenner (1749-1823, nel ritratto), autore del vaccino contro il vaiolo.
Tra le mucche di Jenner e i polli di Pasteur nacque una delle più grandi scoperte mediche della storia. Ma il merito “in primis” spetta agli animali che hanno continuato a fornire grandi aiuti alla scienza, come l’uso dei ratti e cani da laboratorio, ma anche scimmie e scimpanzè messe a disposizione di Albert B. Sabin (1906-1993) e John E. Salk (1914-1995) che con la realizzazione dei rispettivi vaccini hanno “contribuito” a prevenire molti casi di paralisi e a salvare molte vite. Osservando questa mutua “collaborazione” e i modi in cui altre specie non solo sopravvivono ma anche prosperano nel mondo, veniamo sottoposti a metodi innovativi per curarci: dalle cavie animali all’ingegneria genetica (per buona pace degli animalisti). Un passo enorme nella ricerca che in questi ultimi decenni si è prodigata e si sta prodigando per debellare altre malattie virali, non ultima quella causata dalla Sars-Cov-2, ovvero il coronavirus. Quasi tutte le scoperte scientifiche che hanno avuto il potere di salvarci, hanno vinto e vincono le malattie più prolifiche, creando un impatto non solo sul nostro passato ma anche su quello futuro. È evidente che siamo parte integrante della Natura ma a volte ce ne distacchiamo, anche se la vogliamo (o la vorremmo) comprendere ma non ci riusciamo, almeno non completamente… e credo soprattutto coloro che non conoscono e non vogliono conoscere la storia, come ad esempio i fatidici negazionisti. Quando le persone muoiono e non sappiamo il perché è terrificante, ma sia le cavie animali che i più moderni e sofisticati processi tecnologici, rappresentano una sfida continua per cercare la soluzione più immediata ed efficace per debellare le malattie. Ma si sa, ogni progresso comporta un prezzo da pagare in vite umane e in risorse materiali e finanziarie, e talvolta con esiti non sempre positivi. Del resto, come dicevano i latini: «Ad angusta per augusta»; ossia, alle cose eccelse non si arriva che attraverso le difficoltà. Se si usano gli antibiotici in modo non appropriato (attualmente nella misura di 4 persone su 10), ad esempio, gli effetti possono essere deleteri; oppure, se interferiamo impropriamente e abusivamente con l’ecologia si possono alterare determinati equilibri, etc. In buona sostanza, come ripeto, i progressi hanno i loro pro e contro ma non per questo sono da disattendere; quello che è importante sono il buon senso civico di tutti e aver più fiducia nella scienza, purché la stessa non si faccia condizionare dalla politica, dalla bramosia per primeggiare, dal nazionalismo competitivo e dall’avidità. Quindi, rispolveriamo ogni tanto i capitoli della storia, utile confronto con la nostra epoca per migliorare le nostre conoscenze e la nostra saggezza. Forse, così, potremo sperare in un mondo migliore ed evitare che avvengano epidemie ed ogni altro evento avverso di incontenibile entità.