Lucia Proto: “8 marzo 2012: non c’é nulla da festeggiare!”
8 MARZO 2012: NON C’E’ NULLA DA FESTEGGIARE!
In Italia è “FEMMINICIDIO”
Sono 31 le donne uccise dall’inizio del 2012, solo negli ultimi 67 giorni è stata uccisa una donna ogni due giorni. Sono state più di 120 le donne uccise nel 2011 e la maggior parte delle violenze non vengono nemmeno denunciate perché il contesto sociale italiano è ancora patriarcale e incentrato sulla “superiorità” della famiglia rispetto ai diritti dell’individuo in quanto bambina/o o donna.
La violenza maschile è la prima causa di morte delle donne; le vittime di omicidio da partner o ex partner è aumentata a dismisura fra il 2006 e il 2010. La violenza domestica risulta essere la più perpetuata con dati che oscillano tra il 70 e il 90%. Ciò che è più grave ancora è che questo tipo di violenza non viene percepita come un reato contro la persona e il quadro giuridico è troppo frammentato; la modalità delle indagini, le sanzioni e il risarcimento delle vittime sono inadeguate o il più delle volte inesistenti e tutto questo porta all’omertà e a un muro di silenzio sempre più insormontabile.
Al nostro Paese è stata affibbiata dalle Nazioni Unite, la parola di “FEMMINICIDIO” e cioè di tutte le pratiche atte alla “distruzione fisica, psicologica, economica, istituzionale della donna in quanto tale”, in Italia è la prima causa di morte delle donne tra i 15 e i 44 anni.
Il CEDAW Rapporto Ombra e delle Raccomandazioni al Governo Italiano per eliminare le discriminazioni contro le Donne, elaborato dall’ONU per tutti i Paesi del Mondo, ha evidenziato che l’Italia non solo è rimasta indietro in materia di diritti delle donne ma, negli ultimi 20 anni, ha applicato delle regole che alimentano le disuguaglianze di genere. Le Nazioni Unite che chiedono normalmente un aggiornamento delle misure atte all’incremento delle pari opportunità, ogni 4 anni, ha invece stabilito per l’Italia il termine più urgente di 2 anni.
E’ una situazione sociale allarmante e gravissima; i dati confermano che il “femminicidio” è in aumento anno dopo anno e denota come diversi fattori sociali, culturali ed economici stiano accentuando drammaticamente i conflitti di genere.
Il Rapporto Ombra Cedaw ha rilevato che il problema fondamentale risiede negli stereotipi culturali italiani, nella mancata considerazione delle donne come persone: la violenza sulle donne non è frutto di un raptus, ma scaturisce da relazioni di genere non equilibrate.
Di questo è responsabile anche il nostro Stato e i recenti Governi che non si interessano dei contenuti della didattica nelle scuole, che impongono differenze di genere anche con il colore dei “grembiuli” rosa per le femmine e celeste per i maschi, sin dalla scuola materna, che non investono nella crescita culturale del Nostro Paese.
Il mercato che attraverso la pubblicità televisiva, sulle riviste, sui manifesti veicola messaggi discriminanti, usa messaggi sessuali, usa il corpo delle donne come un oggetto. Produzioni televisive, anche pubbliche, che creano cartoni animati in cui il ruolo delle donne è superficiale, civettuolo, stupido. Spettacoli televisivi che fagocitano il voyerismo e la sottocultura.
L’industria e il commercio che producono giocattoli per le femmine diversi da quelli per i maschi. Perfino, l’uso della nostra lingua italiana è discriminante, la consuetudine vuole che per indicare la collettività spesso si dica “tutti” invece che “tutte”, oppure “bambino”, invece di “bambina” e per indicare il genere umano, si usi ancora dire gli “uomini” invece che le “donne” si potrebbe benissimo usare il termine “persone”. Come possiamo quindi pretendere di avere uguale considerazione dei generi, se contiamo così poco?!
E’ necessario quindi operare una vera e propria RIVOLUZIONE CULTURALE, attraverso leggi e regolamenti che “impongano” la conoscenza approfondita della persona e il rispetto e la considerazione di genere. Dobbiamo sempre ricordare che Paesi molto più evoluti del nostro hanno raggiunto la parità della dignità attraverso l’imposizione del 70% delle quote femminili in tutti i campi della vita civile.
E’ necessario investire nell’istruzione, nella cultura, nella conoscenza approfondita della nostra storia e di quella di altri Paesi esemplari dal punto di vista della democrazia partecipata. La scuola insieme all’educazione impartita dai genitori hanno un ruolo troppo importante per essere dimenticato. Come potremo aspirare a migliorare la nostra società e noi stessi se non investiamo nell’educazione e nella cultura!?
E’ chiaro che per fare qualcosa anche le DONNE (non le ex-veline) dovrebbero avere incarichi di Responsabilità nel nostro Paese, ma guarda caso, nella mia città, su 40 circa Consiglieri Comunali, c’è solo una donna e per giunta non ha incarichi operativi.
Ma che bella FESTA QUESTO 8 MARZO! Purtroppo per ora è divenuta solo una COMMEMORAZIONE svuotata di contenuti.
Avezzano, 8 Marzo 2012
Arch. Lucia Proto
Responsabile Abruzzo IDV Donne