“Mia madre e altre catastrofi”: il ritorno di Francesco Abate

Mia madre e altre catastrofi - Francesco Abate

di Marcella Onnis

Mia madre e altre catastrofi - Francesco AbateUscito il 1° marzo 2016, l’ultimo libro di Francesco Abate, “Mia madre e altre catastrofi”, sta già riscuotendo molto interesse. Gli estimatori dello scrittore ne attendevano con ansia il ritorno sulla scena editoriale e i suoi amici di Facebook reclamavano un libro dedicato alle esilaranti storielle con protagonista Mamma Mariella (al secolo Mariella Pisano in Abate), cui ha dedicato tanti post. Ora le attese e le richieste sono state soddisfatte: c’è finalmente il libro e c’è, addirittura, un’intera collezione di ceramiche realizzate dalle sorelle Stefania e Cristina Ariu, ispirate a sua madre …con l’immancabile battipanni. Non solo: c’è pure una mini serie web interpretata dalla straordinaria Piera degli Esposti nei panni della protagonista, con la regia di Peter Marcias e le musiche di Stefano Guzzetti.

Il titolo del libro suggerisce con immediatezza l’impronta comica che lo contraddistingue e la quarta di copertina rafforza tale impressione, riportando questo breve scambio di battute:
«- Devo chiedere al Signore perché mi ha dato te e non il figlio di signora Castìa.
– E cos’ha lui più di me?
– È morto.»

Come sanno bene i suoi fedeli lettori, però, Francesco Abate non è un cabarettista: è uno scrittore seriamente umoristico o umoristicamente serio, secondo il contesto e l’argomento. Dunque, con “Mia madre e altre catastrofi” Abate diverte sì e molto, ma al contempo fa commuovere in quel modo tutto suo. E mentre gli occhi si inumidiscono per le risate o l’emozione, il lettore ha modo di pensare e parecchio. Così accade, ad esempio, dopo questo tragicomico passaggio:
«- Come va, figlio mio?
– Preoccupato, Ma’.
– Per le analisi?
– No, perché è dura stare bloccati qui in ospedale mentre fuori c’è una figlia adolescente che cresce senza di me.
Non ti preoccupare, ci penso io.
È questo che mi preoccupa
O, ancora, dopo questa dolceamara scena:
«-E allora, come è andata la settimana?
– Benino, Ma’. Ho ricevuto ottocento telefonate da persone che mi chiedevano un favore. Nessuna per ringraziare di averlo ricevuto. Due per cazziarmi che il favore non era proprio come se lo aspettavano e una perché non ce l’avevo fatta.
Capitava anche a tuo padre.
E lui che ha fatto?
Nulla. È morto sereno

Credo, però, che una delle più importanti lezioni che Mamma Mariella ci impartisce senza proporselo sia questa:
«- Senti, Mamma, noi abbiamo avuto i nostri guai. Ora basta! Basta col farti carico del dolore degli altri.
– Non posso, figlio mio, non posso.
– Va be’, Mamma, ma tu ti fai carico anche delle più piccole fesserie degli altri.
A noi sembrano fesserie, per loro sono macigni. Non puoi mica fare la classifica dei dolori e delle disgrazie.»
Nonostante il “rimprovero”, suo figlio ha colto questo insegnamento e, a sua volta, l’ha trasmesso a noi già con il suo precedente e marcatamente autobiografico romanzo “Chiedo scusa”. Se ancora non lo abbiamo fatto, è giunto, pertanto, il momento di rendere anche nostra questa consapevolezza.

“Mia madre e altre catastrofi” si rivela, inoltre, prezioso per capire gli altri – ovviamente non solo Abate e sua madre – e, prima ancora, noi stessi. In particolare, ci aiuta a ricordare che un genitore, prima di essere tale, è stato un figlio e che tutti siamo anche frutto del modo in cui siamo stati cresciuti. Un modo che poi determina anche quello in cui noi cresciamo i figli che eventualmente alleviamo.

Vi sarà ormai chiaro che questo non è solo un libro sul rapporto tra Francesco Abate e sua madre né solamente una piccola saga familiare: è anche un libro sui fatti della vita, quelli felici e quelli dolorosi, quelli importanti come quelli insignificanti. E credo si possa anche definire un libro sull’amore e sui modi di amare, su quei «Mille modi di volermi bene» che «adesso più grande comincio a capire», cantati da Anna Identici in “Un bene grande così”. Quelle tante espressioni d’amore di cui sono solo un esempio la maniera in cui Mamma Mariella ama suo figlio Checco e quella in cui Checco ama lei, sua moglie, sua figlia e tutte le persone care che fanno o hanno fatto parte della sua vita. Senza scordare la sua donatrice Cinzia, cui ha dedicato questo libro insieme a «tutti i donatori di vita» (perché, per chi ancora non lo sapesse, Francesco Abate è un trapiantato di fegato).

Se poi siete già in cerca di idee regalo per la Festa della mamma, eccovi una valida proposta. Anche se forse questo regalo sarebbe più utile ai figli, visto che non sempre ricordiamo che le mamme le compriamo sì a scatola chiusa, ma sono la miglior offerta all inclusive di cui possiamo usufruire. E forse abbiamo bisogno di Francesco Abate pure per capire che «Bisogna avere fede nelle madri. Sanno ciò che noi non potremo mai comprendere, vedono oltre la nostra capacità visiva. La mamma è una fede, e come ogni fede porta con sé dei dogmi».

Mi sento, però, di consigliare questo libro anche come regalo per la Festa della donna, al posto del solito mazzolino di mimose, magari pure rinsecchito, che di solito regalano gli uomini o delle solite serate per sole donne, magari con un penoso spogliarello maschile, che di solito si regalano le festeggiate. Perché? “Lo so io”, direbbe la professoressa Pisano. Io, invece, vi rispondo che è per passaggi come questo, pur se riferito ad altro contesto:
«- Sì, ma tu perché non gliel’hai detto?
– Perché la gente non capisce e ha paura.
Cosa non capisce, Mamma?
– L’emancipazione.
– Ah…
– Sì.
E di cosa ha paura?
Della libertà.»

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