Milano: criminologo, Lissi voleva tornare a “giocare da solo”
“Anche se nella vita tu ci sei per tutti non è detto che tutti ci siamo per te”. Questo ha scritto Maria Cristina Omes il 5 giugno su Facebook. Più che una considerazione amara, sembra un presagio. Sono 129 li femminicidi nel 2013, è aumentata l’età di vittime e autori.(F.L.)
Carlo Lissi ha massacrato la moglie e i due figli e poi è andato da alcuni amici, sabato notte, a vedere la partita della nazionale. Per Vincenzo Mastronardi, docente di psicopatologia forense all’Universita’ ‘La Sapienza’ di Roma, la strage di Motta Visconti (Milano) covava da tempo nella mente dell’omicida. ”Può trattarsi di un immaturo -spiega il criminologo all’Adnkronos- propria cioè di chi non ha maturato la completezza di essere padre e marito, oppure è un caso di anestesia affettiva, un disturbo di personalità che porta a non riuscire a valutare i sentimenti che un essere umano prova nei confronti dell’altro”.
Per il crimonologo del caso Cesaroni, che ha redatto le perizie di Pietro Maso e Rudy Guede, ”l’omicida avvertiva la necessità infantile di tornare ad essere libero. Voleva la possibilità di continuare a giocare in questo mondo con un perverso ‘big game’, l’omicidio, illudendosi che si potesse occultare quello che invece non può essere coperto”.
”Quando Lussi ha ucciso i figli -spiega Mastronardi- ha provato un senso di liberazione: voleva tornare a giocare da solo. Attendiamo di conoscere meglio i particolari del caso, ma il fatto che l’uomo abbia sterminato la famiglia e poi sia andato a vedere la partita dell’Italia, dimostra quella insensibilità che è stata tracciata”.
Adnkronos
Nella foto: Maria Cristina Omes la donna uccisa con i suoi due figli. Foto tratta da facebook