MONTALE, PISTOIA, L’INCENERITORE PUO’ RECARE DANNI GRAVI ALLA SALUTE ?

Di Giusy Chiello

Qualche settimana fa mi trovavo per le strade del paese in cui vivo, Agliana, in provincia di Pistoia. Stavo facendo una passeggiata con la mia famiglia e mi sono imbattuta in un gruppo di giovani, membri del Comitato contro l’inceneritore di Montale, un paesino a 4 km da Agliana. Come a tutta la gente che camminava per la strada, anche a me è stato consegnato un volantino dove veniva accennata la grave notizia della presenza di diossina nel latte materno di alcune mamme di Montale. I dati in merito sono stati forniti proprio dal Comitato contro l’inceneritore di Montale che, dopo aver ripetutamente sollecitato senza successo amministrazioni e organi competenti ad eseguire controlli biologici e sanitari sulle persone da sempre residenti nelle vicinanze dell’inceneritore, ha provveduto a proprie spese ad eseguire in un laboratorio accreditato la ricerca di inquinanti ambientali.
Appena ho appreso la notizia, mi sono molto preoccupata perché ho due bambini di cui uno di nove mesi che ancora sto allattando. Per tale motivo, ho cominciato a documentarmi un po’ di più, leggendo articoli, consultando medici, ma le risposte che sono riuscita ad avere sono state tutte molto diverse e discordanti.
A quanto sembra, gli esami sul latte materno sono stati effettuati su campioni di mamme che abitano in case situate nell’area di ricaduta dell’impianto di Montale. Secondo il Comitato, di particolare interesse è stato il riscontro di Pcb, che in entrambi i campioni di latte materno, hanno impronte digitali (profili emissivi) del tutto sovrapponibili a quelle riscontrate dalle indagini dell’Asl nelle carni di pollo e a quelle riscontrate nelle emissioni dell’inceneritore da Arpat e dallo stesso gestore. Tutto ciò a dimostrazione di quella che, secondo loro, è la causa preponderante dell’inquinamento esistente nella zona. 

Da anni, inoltre, esperti in materia hanno sempre messo in guardia sui limiti e i rischi degli impianti di incenerimento che sono tra le prime cause di inquinamento e sembrano essere strettamente correlati all’alta incidenza di affezioni tumorali. Addirittura, 435 studi scientifici compiuti a livello internazionale confermano che in prossimità dei termovalorizzatori si registra un aumento spaventoso di tumori e nascite di bambini malformati. Durante l’attività di combustione, infatti, si liberano metalli tossici e si formano sostanze cancerogene, come diossine e furani, che non sono filtrabili neanche dai più sofisticati sistemi di abbattimento e finiscono col depositarsi nel sottosuolo col rischio concreto di contaminare la catena alimentare. A ciò si aggiunga che più alte sono le temperature di combustione (è il caso degli impianti più moderni in via di costruzione) più sottili sono le polveri liberate, aumentando la possibilità che esse sfuggano ai filtri e, una volta nell’ aria, vengano assimilate attraverso la respirazione. A tutto questo si contrappongono affermazioni che sembrano smentire tutto. La dichiarazione di Luca Carra, presidente di “Italia nostra Milano” (associazione per la salvaguardia di paesaggio, patrimonio storico, artistico e naturale del Paese, è una di queste. “Mi occupo di biomonitoraggio in campioni sul sangue e il latte degli abitanti intorno alle discariche e agli inceneritori. Nessuno, dico nessuno (tranne ovviamente i comitati anti-qualcosa) può dire se le tracce di PCB presenti in tracce siano da attribuire a inceneritori o molto più probabilmente a vicinanza ad autostrade/tangenziali, che come tutti sanno emettono dosi di diossina cento volte superiori agli inceneritori.”  Altra smentita in merito viene dall’Asl di Pistoia, che dichiara che le mamme devono continuare ad allattare i loro bambini, e che non c’è nessun allarme in proposito. “I dati di Montale si pongono esattamente fra i valori medi riscontrati sia in Italia sia in altri Paesi altamente industrializzati. Il mondo scientifico internazionale, è concorde nel ritenere che la presenza di residui chimici nel latte materno non sia una ragione per limitare l’allattamento al seno per i ben più importanti benefici che lo stesso comporta.”
A questo punto noi come mamme, ma anche come abitanti dei paesi e delle città limitrofi ai siti degli inceneritori, come dobbiamo comportarci? Cosa possiamo fare? La risposta purtroppo è solo una: non possiamo fare nulla! Siamo in balìa di chi conosce o dice di conoscere meglio di noi la situazione, e intanto noi e i nostri bambini rischiamo di ammalarci perché “l’uomo”, non solo con l’uso dei termovalorizzatori, degrada un pianeta, che sta diventando sempre più invivibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *