Morire dal ridere? Non è certo il caso quando si puó ridere per non morire
In elogio alla risata
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Alcuni anni fa è venuta a Torino (su invito del Centro Arti Umoristiche e Satiriche, diretto allora da Raffaele Palma) una persona particolarmente interessante. Si trattava della californiana Annette Goodheart, (1935-2011), psicologa clinica e teorizzatrice della psicoterapia ludico umoristica, venuta per tenere un seminario sulle “mirabolanti” possibilità della riso-terapia. Di quella sua “lezione” ho conservato degli appunti che credo possano incuriosire, per certi versi, i lettori. «Anch’io, come tanti – ha esordito –, sono una risatrice. Anch’io piango due ore la settimana e come psicoterapista cerco di aiutare altre persone, sia a ridere che a piangere. Solo perché viviamo una modesta situazione, non significa che dobbiamo privarci del piacere della vita che ci rimane. Inoltre, basta provare a ridere: quando ci riesci non ti senti così miserabile…». Un seminario “allegro” per spiegare che non si ride perché si è felici, ma si è felici perché si ride. Infatti, prima di ogni spiegazione è stata proprio la sua risata, seguita da quella del pubblico nell’Aula di Medicina, ad essere udita.
L’istruttiva e divertente lezione-seminario sul tema Psicoterapia e Pedagogia della risata ha posto in risalto la potenzialità e i probabili fondamenti scientifici di questo particolare tipo di psicoterapia, che pare avere dei riflessi positivi sul nostro equilibrio bio-umorale. «La risata – ha spiegato la simpatica californiana – non coinvolge la mente: è un processo che coinvolge il corpo intero, interessando i sistemi fisiologici principali. Anzitutto agisce sul sistema cardiovascolare. Quando noi ridiamo, il nostro cuore riceve un sollecito e il flusso sanguigno diventa più ricco. Inoltre la risata scuote il diaframma che, per conseguenza, massaggia i nostri organi interni e li mantiene in forma. Con il riso, infatti, noi aumentiamo la quantità d’aria inspirata e il sangue ottiene più ossigenazione: quando facciamo “ha-ha”, espelliamo l’aria a una velocità di 120 chilometri all’ora. Lo sforzo fa sì che noi perdiamo il controllo di molti muscoli, che godono di un istantaneo rilassamento».
E che dire della serie di giochini e di “scherzi”, come un ranocchio, due piedi a molla, una trombetta, posti sulla cattedra dell’Aula, che facevano bella mostra di sé? «Il gioco – ha aggiunto – è essenziale nella vita, e i giochi per adulti dovrebbero essere tutti insensati». Per confermare questa tesi, la dottoressa Goodhearth sostiene che alla base c’è la filosofia: «Per la cultura occidentale, oltre al sacrificio, alla dedizione e all’eroismo – ha precisato – trovano posto pure la pausa, la riflessione e magari anche il riposo, mentre non c’è per nulla spazio per l’allegria e l’ilarità. Non è così invece per le culture orientali: il Buddismo Zen sostiene che quindici minuti di risate corrispondono a sei ore di meditazione, mentre per gli Indù la stessa creazione dell’universo è stata una sorta di attività ludica. Eppure, ridere è indispensabile perché ci libera dallo stress, dal dolore e probabilmente è preludio ad una vita più sana e più lunga, in quanto agisce positivamente sulla funzione cardiovascolare».
Ma quali sono le difficoltà che la psicoterapeuta incontra in ambito accademico? «Mi occupo di questi problemi da circa 22 anni – ha spiegato e concluso Goodheart – e per me è entusiasmante perché “convalida” il lavoro che faccio. All’inizio della mia attività venivo considerata una californiana “pazza” del sud. Solo adesso la scienza comincia ad interessarsi al mio lavoro e questo, forse, perché c’è più gente che ride di quella che piange. Il motivo per cui io lavoro “con la risata”, è dato dalla forma più accessibile alla catarsi per la maggiore parte delle persone». Secondo alcuni studi sulla risata in rapporto all’intelligenza, è emerso che i bambini che ridevano di più davano migliori risultati a scuola. Una più recente ricerca condotta da un professore dell’Università di Tele Aviv, ha dimostrato la validità di questi studi anche negli adulti. Anche se la risata può in qualche modo favorire lo sviluppo intellettuale, non è dato ancora sapere come il sentirsi meglio possa aiutare il processo di guarigione in alcune malattie.