Natale con i tuoi…
Indifferenza, solitudine, arroganza, disprezzo della vita, questi i mali di una società dove l’imbarbarimento ha raggiunto il suo acme. A Natale, tutto questo dovrebbe sparire come per incanto. Nasce Gesù Bambino, arriva Babbo Natale e tutti siamo più buoni. E come potremmo fare altrimenti se è Natale!
Odio il Natale. Amo senza dubbio il suo rito nella sua essenza più profonda, rito che si perde in radici lontane, ma odio questo ripeterlo a vuoto e l’ipocrisia che lo accompagna e muove gli esseri umani verso gli altri, solo in quel determinato giorno e gli altri 364?
A Natale il senso di solitudine è al top, soprattutto per chi è solo da sempre. Ma bisogna stare con gli altri, perché a Natale non è possibile restare da soli, assolutamente. Mobilitazione, quindi, di tutti per tutti: discorsi edulcorati in tv, sorrisi tirati agli angoli della bocca sempre e comunque, associazioni con fanfare al seguito che organizzano pranzi e cotillons per gli ultimi che per un giorno sono al centro dell’attenzione, star dell’immagine loro malgrado. Penso al Natale di quest’anno, alle mamme e ai papà che sento nei negozi ripetere ai figli: “Dopo la Wii, mi sa che quest’anno non possiamo regalarti altro”. E meno male che almeno ad alcuni arriva la Wii, perché altri a fatica si metteranno a tavola in modo decente. I magazzini sono pieni di cianfrusaglie che mortificano l’anima dell’acquirente, sempre più solo, che compra in un tourbillon d’incertezze dell’ultimo minuto, subissato da richieste di figli e parenti, col portafogli vuoto perché cassintegrato, precario, sottoccupato, disoccupato e via dicendo.
Chi legge, vedrà queste righe come quelle tipiche del pessimista cosmico. No. Per natura ritengo di essere una persona positiva e solare. Ma sfido chiunque in questo periodo di economia al collasso, a vedere, e cito un detto popolare “Il bicchiere mezzo pieno”. Natale dovrebbe essere tutto l’anno, perché noi babbi e mamme natale lo siamo per 365 giorni, sempre in bilico con i conti che non tornano mai, risicando da un budget familiare che si assottiglia sempre più. Ma vittimizzarsi non serve. Mio figlio, appena dodicenne, mi ha fatto rilevare la noia di una festa senza attesa, senza tensione, una festa continua, inconsapevolmente ha ricordato quel sabato nel villaggio di leopardiana memoria. Ma non è così semplice, non è del clima festaiolo che noi stavamo parlando. Chi ostenta attenzione e cura per il prossimo un giorno all’anno e poi se ne dimentica negli altri 364, è già povero. A questo ci riferivamo. Comunque sia gli auguri ce li meritiamo. O meglio un unico, grande augurio quello che il prossimo anno assomigli sempre più ad una festa, magari in piazza, a manifestare per i propri diritti di cittadini ma senza le cariche della polizia, l’augurio di continuare a credere nel nostro presente e nel futuro di tutti: adulti e bambini, giovani e vecchi. L’augurio di non farci defraudare dei sogni. L’augurio di riuscire a sorridere. Visto che siamo vivi. E non è cosa di poco conto.
Francesca Lippi
Buon solstizio d’inferno.
http://tnepd.blogspot.com/2010/12/buon-natale-come-la-societa-ti-vuole.html
🙂