Nel 50° anniversario del Centro Traumatologico Ortopedico torinese
Ricordata la nascita e l’evoluzione di un ospedale dalle competenze multidisciplinari per il trattamento delle gravi lesioni ortopediche, neurologiche e della cute
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
È trascorso mezzo secolo e non lo dimostra. Sei lustri di “onorata” presenza sul territorio piemontese con la sua imponenza: 16 piani in 75 metri di altezza, quinta costruzione più alta del capoluogo piemontese. Si tratta del Centro Traumatologico Ortopedico (notoriamente “C.T.O.”), che nei giorni scorsi nell’aula magna ha visto riuniti clinici, infermieri, amministrativi, sindacalisti e dirigenti aziendali per ricordare i suoi cinquant’anni di storia, e le rinnovate potenzialità clinico-mediche e chirurgiche (Ortopedia, Traumatologia, Neurochirurgia, Terapia Intensiva, Laboratorio Analisi, Sale Operatorie, Reparto per i Grandi Ustionati, Medicina del Lavoro) tant’é che oggi, parte integrante dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza, è stato riconosciuto quale Trauma Center delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta, che comprende una piazzola di atterraggio dell’Elisoccorso del “118” per il trasporto di pazienti soprattutto traumatici da tutta la regione. Inoltre, dal 2007 è entrata in funzione l’Unità Spinale Unipolare (USU) del complesso, antistante il centro traumatologico al cui interno sono attivi 33 posti letto (25 di ricovero ordinario e 8 di day hospital) per la rieducazione funzionale.
La neurochirurgia ha avuto in questi anni un ruolo importante alla stessa stregua dell’ortopedia e del Centro Grandi Ustionati (fondato dal pioniere della chirurgia plastica prof. Simone Teich Alasia). La storia della neurochirurgia (direttore il prof. Giuliano Faccani) è relativamente recente rispetto alle altre specialità, in quanto verso la fine degli anni ’70 fu il prof. Carlo Alberto Pagni (succeduto al prof. Giuseppe Dalle Ore, scomparso nel 2014) ad istituire l’Unità neurochirurgica, una vera e propria innovazione per rispondere al notevole incremento della patologia traumatica che si è riscontrato a partire dagli inizi degli anni ’60, e che si è protratto sino agli anni ’90 caratterizzato dall’aumento delle lesioni traumatiche di interesse neurochirurgico. Oggi la patologia traumatica di interesse neurochirurgico è diminuita per il minor numero di incidenti stradali, e la neurochirurgia è volta prevalentemente al trattamento delle lesioni oncologiche degenerative e vascolari; un progresso che dal 2014 ha visto l’ospedale dotarsi del sistema robotico per la chirurgia spinale, il cui utilizzo non è però esclusivo della sola patologia neurochirurgica, traumatica e degenerativa e oncologica, ma anche della patologia malformativa come la scoliosi, etc.
Ma il C.T.O. ha oggi anche di un rinomato Servizio di Radiologia Diagnostica, sempre più all’avanguardia dal punto di vista tecnico-strumentale, il cui precursore è stato il prof. Arnaldo Francia (oggi primario emerito), che ne ha creato l’impulso sin dagli inizi dell’attività del Centro traumatologico. «Per attivare il Servizio centrale di Radiologia in contemporanea con l’apertura dei primi anni di degenza – ha ricordato il clinico (nella foto) – fu necessario trasferire d’urgenza un’attrezzatura diagnostica dalla sede Inail di Torino e sistemare in una seconda sala una apparecchiatura ceduta con grande spirito di solidarietà dalla sede di Firenze. Tutto ciò in attesa dell’installazione delle quattro sale programmate sull’esempio di quelle tecnologicamente più avanzate, anche se per alcuni anni destinate a rimanere un magnifico ricordo…». Tuttavia, nel tempo fu in grado di raggiungere un certo grado di autonomia operativa, grazie soprattutto alle numerose maestranze nelle diverse discipline e della dirigenza ospedaliera, e nel contempo parte integrante di tutte le discipline mediche e chirurgiche. «Oggi il C.T.O. – ha concluso il prof. Francia – è una stella di prima grandezza nella costellazione della nostra città, che fa parte dell’Ospedale della Salute e della Scienza, punto di riferimento di alcune delle più importanti discipline medico-chirurgiche, senza dubbio per merito della validità dei suoi dirigenti e dei tanti operatori, ma anche grazie alla appassionata dedizione di quei primi pionieri a cui va la nostra gratitudine». L’incontro commemorativo, con l’esposizione di una mostra fotografica rievocativa, è stato organizzato dagli “Amici del C.T.O.” il cui Comitato d’onore è composto da Arnaldo Francia, Paolo Gallinaro, Gilberto Magliacani, Armando Marcellino, Giuseppe Massazza, Antonino Messina, Michele Naddeo, Enrico Pira, Canzio Romano, Gian Paolo Zanetta, Emma Zelaschi.