Nell’anfiteatro dell’ironia, satira e ilarità

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anfiteatroCome si può dare ancora ascolto e soprattutto credibilità (volutamente senza virgolette) alla classe politica che da decenni, ultime (giovani) generazioni comprese, in sede di Parlamento si affrontano a suon di epiteti, aggressioni e se potessero anche con altre azioni per imporsi e prevalere sugli avversari? Chiunque (meno gli interessati e i loro seguaci) griderebbe «indecenza!», ma in realtà servirebbero altri aggettivi ulteriormente appropriati per etichettare coloro che sono deputati a rappresentarci… L’ironia e le satire del comico e conduttore Maurizio Crozza, ad esempio, non prive di qualche verbo e aggettivo “supercondito”, a cosa servono? A distogliere l’attenzione verso un politico piuttosto che un altro? A rievocare i fatti della politica quotidiana? A simpatizzare da un lato piuttosto che da un altro? Se la platea fa sempre il pienone significa che queste ipotesi sono attendibili; ma c’è da aggiungere che chi siede su quelle poltrone “affascinato” dai travestimenti di “Crozza delle meraviglie”, e quindi dagli interminabili monologhi tra ansia suspense, si aspetta di esprimere ilarità perché è pur vero che ridere fa bene alla salute, ma fa stare ancor meglio i personaggi del gregge dello stomachevole comico e, detto per inciso, pur comprendendo alcune sue parodie a me non fanno per niente ridere… E va anche rilevato che i personaggi da lui presi di mira rispecchiano il detto “Nel bene o nel male, purché se ne parli”, come ci ricorda l’acuto Oscar Wilde nell’opera (1890) de’ “Il ritratto di Dorian Gray”.

Ma non solo. Tale affezionato pubblico, che evidentemente non ha troppe preoccupazioni, o le vuole dimenticare, applaude sempre più divertito alle battute (in media due-tre volte ogni due minuti), come a voler rafforzare il valore delle stesse; ma spente le luci e calato il sipario, il Crozza non ha dato nulla se non l’imitazione del gladiatore che scende nell’arena (il suo incontrastato palco) per affrontare personaggi (politici) assenti ma che a casa loro in poltrona godono divertiti per il solo fatto che qualcuno parla di loro, sia pur negativamente. Purché se ne parli! Tra tutti i personaggi che quotidianamente attori e comici vengono criticati e derisi nemmeno i Santi si salvano, mentre dei filantropi si ha più rispetto, se non addirittura pietà… e per questo mai citati: né in bene né in male, forse perché questi ultimi non fanno politica o vita mondana, e quindi non sono “attaccabili” e non suscitano ilarità. Io credo che il Crozza, il Grillo o il Benigni di turno, come altri ancora, possono solo vantare il diritto di espressione “rubando” l’incanto del popolo da anfiteatro, ma non per questo rappresentano il massimo esempio di quell’intelligenza di cui avrebbero bisogno i figli di una società… sempre più alla deriva, e questo va di pari passo con quanto sosteneva il pittore francese Marcel Lenoir (1872-1931): «Si passa più tempo a parlar male dei nemici che a dir bene degli amici».

(E.B.)

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