Nereto: delitto Masi, intervista a Giusy La Piana, criminologa
Qualche giorno fa ci siamo occupati di un delitto irrisolto, quello della coppia Masi, definendolo il “cold case abruzzese”, poiché i coniugi Masi, Libero e Emanuela, vivevano a Nereto, paese in provincia di Teramo. Torniamo su questo delitto, avvenuto 5 anni fa, con un’intervista alla dottoressa Giusy La Piana, criminologa e autrice di alcuni testi che analizzano l’universo mafioso, ultimo in ordine di uscita il saggio: “Strategie di comunicazione mafiosa”, apparso recentemente nelle migliori librerie nazionali.
“L’uso di un’ascia per compiere un delitto, ha attinenza con le modalità attuate dai mafiosi per eliminare persone scomode che intralciano i loro affari?Solitamente l’ascia / mannaia non rientra nel modus operandi del killer mafioso . Vi sono casi di smembramento di cadavere ma è una procedura utilizzata per agevolare l’occultamento del corpo. I mafiosi, per tradizione, preferiscono finire il nemico con le armi da fuoco, lo strangolamento sia per incaprettamento , in modo da trasportare meglio il cadavere ad esempio dentro il bagagliaio di un auto, sia sorprendendo alle spalle l’inconsapevole vittima, magari dopo averla fatta rilassare con un pranzo abbondante e brindisi . Il killer mafioso spesso uccide con freddezza e la mannaia invece suggerisce impeto e, per certi versi, disorganizzazione: è un’arma facile da procurarsi ma scomoda da trasportare e per liberarsene. La casistica dimostra come spesso la mannaia venga utilizzata al culmine di una lite, oppure da persone sotto effetto di droghe, in preda ad allucinazioni o ad un impeto d’odio. Ma chi sostiene che si tratti di un delitto di stampo mafioso probabilmente lo fa guardando oltre la schietta modalità dell’esecuzione e tenendo in considerazione la natura camaleontica e all’apparenza contraddittoria della nuova mafia.
“IL RIS di Roma che ha curato i rilievi, ha trovato la scena del crimine completamente inquinata da tutte le persone sopraggiunte prima dell’arrivo dei carabinieri e dai carabinieri stessi.”Purtroppo, specie in luoghi dove gli omicidi sono eventi molto sporadici capita che la scena del crimine, prima dell’arrivo dei Ris, possa venire contaminata in modo significativo dalla presenza di curiosi o da persone intervenute sul luogo per prestare soccorso.
“Il delitto avvenuto 5 anni fa è un caso irrisolto, spesso riaperto da vari giudici su insistenza dei familiari e poi richiuso”.Secondo le cronache giornalistiche l’arma non sarebbe mai stata ritrovata, se ciò corrisponde al vero, allora è facile comprendere come questo fatto, unito alla mancanza di un apparente movente, contribuisca in modo determinante a non far decollare pienamente le indagini. La modalità della messa in atto del duplice omicidio risulta particolarmente efferata: il colpo alla nuca è un’esecuzione. Ma sono tante le cose da considerare, come ad esempio il fatto che le stanze dell’abitazione sarebbero state trovate a soqquadro. Logica vorrebbe che se entri in casa del tuo nemico per ucciderlo tu non abbia il tempo di rubare e rovistare perché la tua priorità dovrebbe essere quella di poter andare via nel minor tempo possibile cercando di passare inosservato. In considerazione di ciò, la confusione in camera da letto, i cassetti gettati a terra potrebbero essere una messinscena, un tentativo per depistare.
“Fu l’avvocato ad aprire la porta all’assassino che l’aveva incendiata per attirare la sua attenzione”
Se voglio dar fuoco a un appartamento non uso una bottiglietta d’alcol, mi avvalgo di strumenti più efficaci e più veloci. Quindi le fiamme potrebbero essere un modo per creare caos o un tentativo maldestro di coprire eventuali tracce. Non sarebbero stati rinvenuti segni d’effrazione e pare che quando la badante della suocera dell’avvocato ha dato l’allarme, ancora il televisore della camera da letto dei coniugi fosse acceso. E dalle prime ore delle indagini l’orientamento, da quanto riportato dalle cronache dell’epoca, sarebbe stato quello di non trascurare l’idea che l’assassino, entrato in casa per procurarsi qualcosa, alla reazione dei coniugi avesse perso la testa uccidendoli. Non dimentichiamo però che Masi faceva l’avvocato penalista e di sicuro non conosceva tutti stinchi di santo. Inoltre, l’arma utilizzata si usa con la forza brutale della rabbia. Questo duplice omicidio mi fa tornare in mente altri casi simili, aventi sempre come vittime dei giuristi. Come ad esempio l’omicidio, avvenuto a febbraio del 2000 a Palermo, dell’avvocato Antonio Cipolla, ucciso nel suo studio a colpi di roncola. Anche questo è un giallo ancora oggi irrisolto. E recentemente un altro avvocato, Enzo Fragalà, è stato massacrato con un modalità simile, a colpi di mazza. In quel caso però l’assassino ha colpito la vittima per strada. Tanti omicidi ma la domanda è sempre la stessa: si tratta di delitto di criminalità comune o c’è dietro la mano della mafia?
“Possibile che nessuno, in una calda sera di giugno, abbia sentito le urla disperate dei due aggrediti nella villa al centro del paese?” Parrebbe improbabile ma d’altronde in Italia siamo capaci di far scomparire gli aerei dai radar, di lasciare morire uno statista tenuto sotto sequestro a pochi chilometri da casa, di non voler raccontare, a diciotto anni di distanza , tutta la verità sulle stragi del 92-93. Quindi, vuole che un semplice esercizio come “ il farsi gli affari propri” mentre qualcuno a pochi metri da li viene assassinato, possa scomporre qualcuno più di tanto?
Francesca Lippi
Nella foto: Villa Masi a Nereto
sono di Nereto e il delitto ha scosso il paese per anni tant’è che ancora oggi, in molti, a sera chiudiamo i portoni con il catenaccio. Vorrei qui comunque rispondere all’ultima insinuazione, quella dell’essersi fatti gli affari propri.
L’abitazione dei Masi è sì al centro del paese, del resto molto piccolo, ma in una strada laterale, con davanti il vecchio campo sportivo, alla destra l’ex ospedale e oggi SERT, dietro e a sinistra il deposito di una azienda: solo un passante – improbabile su quella strada – avrebbe potuto sentire qualcosa.