Nomadelfia cioè “Legge di fraternità”. Una città che vive ancora con il baratto

 

  Nella foto: alcuni bambini di Nomadelfia

Nomadelfia ci accoglie in sordina, incastonata in una macchia mediterranea rigogliosa, anche se siamo in pieno inverno. Stamattina è sferzata da un vento gelido di una giornata triste da parere quasi lugubre, in questo inverno che definire piovoso è un eufemismo. Nomadelfia, che ha un nome derivante dal greco e vuol dire “legge di fraternità“, è una cittadella che sorge su un territorio di 4 Km quadrati, in Toscana, poco lontano dal paese di Batignano, in provincia di Grosseto. A Nomadelfia vivono circa 300 persone tra adulti e bambini. Ma cos’ha di particolare questa città che oggi apre le sue braccia a chi, come noi, vuole conoscerla più da vicino, ma che può sembrare anomala a chi non la conosce? Intanto il suo fondatore, Don Zeno Saltini, un sacerdote nato a Fossoli, in provincia di Modena, nel 1900, in una famiglia numerosa e benestante. Zeno, dal carattere ribelle, interrompe gli studi e va a lavorare in campagna con gli operai del nonno. Ma quando nel 1920, soldato di leva a Firenze, si scontra con un amico anarchico che considera la Chiesa e Cristo un freno al progresso umano, si rende conto che la sua ignoranza non gli permette di controbattere come vorrebbe e decide che dovrà cambiare la civiltà cominciando da se stesso. Riprende gli studi, si laurea in legge, diventa sacerdote e accoglie il suo primo figlio, Danilo, soprannominato “Barile”. Nasce l’ “Opera dei piccoli apostoli“.

E Barile sarà il primo dei 5000 figli di don Zeno. La comunità di don Zeno raccoglie, infatti, ragazzi abbandonati, orfani, soli. I più grandi, i cosiddetti “mamo” si occupano dei piccoli. Poi nel 1941 arriva Irene, appena diciottenne, che sarà la prima mamma di vocazione. Anche altri sacerdoti si uniscono a don Zeno, siamo nel 1943, dopo l’8 settembre e don Zeno, già arrestato e denunciato al tribunale militare per il suo antifascismo, passa il fronte e arriva al Sud già liberato dagli alleati, seguito da molti dei suoi giovani apostoli, i quali si uniscono alla Resistenza. Sette di loro, tra i quali un sacerdote, moriranno nelle azioni partigiane. Nel 1947 i Piccoli apostoli tornano a Modena e occupano l’ex campo di concentramento di Fossoli, che trasformano nella città dove vige “la legge della fraternità”: Nomadelfia.

Nella foto: due giovani nomadelfi

Nella foto: La rimessa delle macchine agricole

 

 

 

 

 

 

Fine prima puntata – Continua

Francesca Lippi

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