RaccontOnWeb: “E non ci indurre in tentazione” di Marcella Onnis
E non ci indurre in tentazione
Anche quella mattina si era alzato con la stessa sensazione di vaga angoscia che da mesi – seppure a intermittenza – lo tormentava. Quale fosse la causa non era certo. Ipotizzava la consapevolezza di essere sostanzialmente un fallito. Perlomeno, poteva considerarsi tale assumendo determinati parametri di giudizio. Aveva, infatti, un lavoro. Precario, sottopagato e avvilente, ma pur sempre un lavoro, che peraltro gli consentiva di pagare l’affitto di un dignitoso bilocale. Non aveva relazioni sentimentali, ma questa era una sua precisa scelta e in più godeva di ottima salute, quantomeno fisica. Tuttavia, confrontando questa sua condizione con le aspettative coltivate negli anni ruggenti dell’adolescenza, beh, il presente – il suo io presente – ne usciva decisamente con le ossa rotte.
Invischiato in questi pensieri, con consona vitalità si trascinava da un posto all’altro: tabacchino, banca, poste. Proprio qui, alle poste, mentre attendeva il proprio turno con rassegnata pazienza, avvenne quella che poi avrebbe chiamato la svolta. Avvenne, cioè, che il suo occhio cadesse su un mazzo di volantini dominati da un’elegante scritta verde: Chiesa armonica dei Nuovi giorni. Difficile a dirsi il motivo per cui, non essendo religioso, allungò la mano per prenderne uno. Forse la noia dell’attesa – aveva, infatti, terminato i Giga mensili – o forse quel colore – verde – da lui tanto amato. In seguito avrebbe comunque parlato di chiamata del Destino.
La Chiesa armonica dei Nuovi giorni – spiegava il volantino – è più una comunità informale che un’istituzione e si basa su due principi cardine: la condivisione e il rifiuto delle tentazioni. Chi voleva saperne di più – informava ancora il depliant – poteva visitare il sito internet (www.chiesa-armonica.org) o partecipare a uno degli incontri di preghiera e reciproco ascolto che, in città, si tenevano ogni lunedì e giovedì, festivi compresi, a partire dalle ore venti. “Niente profili social” pensò contrariato e già sorprendentemente deciso a informarsi meglio.
Tornato a casa, attese giusto di pranzare e rigovernare la cucina per soddisfare la sua curiosità. Il sito web della Chiesa riportava numerose testimonianze entusiastiche e fotografie di persone raggianti. Diceva anche che spesso i membri della comunità – o almeno alcuni di essi – vivono insieme in una comune a cui conferiscono i propri beni. “Troppo bello per essere vero – pensò – E probabilmente anche noioso”. Decise, quindi, di fare qualche ricerca su Google, convinto che avrebbe trovato l’altra faccia della verità, magari le classiche testimonianze di persone fragili cui questa sorta di setta aveva fatto il lavaggio del cervello e poi fregato tutti i risparmi. Curiosamente, non trovò nulla del genere, mentre scoprì che anche nella sua città vari membri della comunità vivevano insieme in una comune poco fuori il centro abitato, immersi nel verde. Localizzato il punto, si rese conto di essere passato in quella zona tante volte, senza però notare che quella grande e vivace proprietà apparteneva a questa Chiesa.
Quando spense il computer, aveva già deciso, pur senza averne preso formalmente atto: sarebbe andato al prossimo incontro utile. E così fece. Il giovedì successivo, puntuale alle venti meno cinque minuti, si presentò presso la Chiesa della sua città. Contrariamente alle sue previsioni, i partecipanti erano numerosi, almeno una cinquantina, e in seguito apprese di non essere l’unico nuovo venuto. Per due ore buone ascoltò gli altri pregare e raccontare proprie esperienze di vita. Qualcosa come gli alcolisti anonimi, suppose, ma senza angoscia e, dovette ammettere, senza quell’atmosfera da invasati che si aspettava di trovare. Anzi, aveva respirato un clima così accogliente e spontaneo che decise di tornare il lunedì successivo. Per settimane prese parte agli incontri, passando presto da un ruolo passivo a uno attivo. Poté, così, approfondire la conoscenza di più fedeli e scoprire di essere particolarmente in sintonia con uno dei fondatori della comunità locale. Fu proprio questi a proporgli, un giorno, di visitare la loro comune e lui, naturalmente, accettò. Vi passò un’intera giornata ed ebbe modo di notare non solo che erano molto ben organizzati e ordinati, ma che si mangiava e beveva con gusto. Si parlava di sesso, addirittura! Certo, il tutto sempre con grande ponderazione e in un’ottica di riconoscenza-verso-il-Signore-della-cui-generosità-non-dobbiamo-approfittare-e-a-cui-sempre-dobbiamo-rendere-conto-dell-uso-che-facciamo-dei-Suoi-doni, ma comunque sempre meglio che vivere da asceti, come si sarebbe aspettato per via di quel loro continuo parlare di fuggire alle tentazioni del Demonio.
Era già tornato là tre o quattro volte quando, una sera, mentre si accingeva a gustare il suo pollo al curry e a guardare la nuova puntata di uno dei suoi telefilm preferiti, si ritrovò a pensare che non c’era gusto a godere di questi piaceri, se non li si poteva condividere con persone care. Da lì a decidere di andare a vivere nella comune il passo fu davvero breve. Sì, era quella la vita che voleva fare, anche perché da quando frequentava queste persone e questi luoghi non gli era più capitato di svegliarsi con quel vago senso di angoscia. Sì, finalmente la sua esistenza avrebbe avuto un senso e lui avrebbe raggiunto una meta socialmente valida.
In tre settimane aveva sbrigato tutte le formalità: aveva lasciato il lavoro, disdetto il contratto di affitto (uno dei vantaggi dell’abitarvi in nero), trasferito un po’ alla volta alla comunità quasi tutti i suoi risparmi… E proprio là, proprio per portarvi altri soldi, si stava recando pure quel giorno. Lungo il tragitto passò davanti al suo megastore di elettrodomestici preferiti, che nelle ultime settimane non aveva più destato il suo interesse. Aveva anche provato a fargli l’occhiolino con strepitosi sottocosto, ma lui niente, neppure per un attimo aveva ceduto alla tentazione di entrare a curiosare. Ancora tronfio per questa sua determinazione, lo sguardo gli cadde su un cartello a caratteri cubitali verdi: Tv Led 65 pollici, tecnologia full HD e smart Tv a soli 2.699 euro. Il cuore prese a battergli all’improvviso. “Ecco cosa intendono con colpo di fulmine” pensò. Doveva avere quel maxischermo! Fece mente locale: nel suo conto corrente dovevano esserci ancora 5.000 euro scarsi, una cifra sufficiente per pagare il televisore e non restare in mutande, almeno per il momento. Stava già varcando la soglia del negozio, quando si risvegliò dal torpore: non aveva più una casa! Dove avrebbe potuto sistemare quel gioiellino? “Che importa. – si rispose – Intanto lo compro prima che finiscano le scorte, poi penserò a dove metterlo”.
Marcella Onnis
Nella foto, un particolare del Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, opera di Hieronymus Bosch.
Quel fascino ancestrale delle tentazioni che addomestica il potere decisionale dell’individuo e lo spinge, in un effimero impeto di totale libertà, a fare delle scelte che portano su strade inaspettate ed altrettanto affascinanti indicazioni. Complimenti a Marcella Onnis per la sua capacità di far entrare il lettore nei gesti e nei pensieri del protagonista, coinvolgendolo. Bravissima.
“Intanto lo compro prima che finiscano le scorte, poi penserò a dove metterlo”…poveretto,altro che anni ruggenti, era cascato dalla padella nella brace! Almeno prima, se pur avvilente, aveva un lavoro e aveva anche una casa,(mi viene a mente la canzone di Battisti), mentre adesso poteva scordarsi anche i Giga mensili. Quel colore verde del volantino e dei caratteri cubitali, colore simbolo di libertà, lo aveva ingannato, era stato una fata nel deserto, un richiamo, una tentazione che l’aveva condotto verso un’ esitenza ancor più anonima di quella che aveva vissuto fino a quel momento. Complimenti a Marcella per questo divertente e piacevolissimo racconto che tra ironia e serietà induce il lettore a riflettere sui temi esitenziali della società attuale. Un saluto anche a te, Gigi.
ciao, Lucia